24 Aprile, 2024
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Celebrazioni 4 novembre, “La grande guerra” di Mario Monicelli

di Marco Feole

 

Sono passati 100 anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale. Un secolo esatto. E in questi giorni, in occasione della ricorrenza del 4 novembre appunto, diversi comuni rendono omaggio a questo evento. Il mio personale modo per ricordare e celebrare tra gli altri tutto questo, non poteva non essere legato anche al Cinema in qualche modo. E allora ho pensato a che titolo dare a questo pezzo per qualche istante, sono sincero. Solo qualche istante, perché poi mi sono reso conto che un film cosi non ha bisogno di un titolo diverso da quello che ho usato.

Vorrei iniziare col dire subito che per quanto mi riguarda, “La grande guerra” di Mario Monicelli è uno dei film più belli dell’intera filmografia mondiale. Un’opera straordinaria, Italiana, per la quale dobbiamo andare fieri.

“La grande guerra” è un film del 1959 e diretto dal Maestro Mario Monicelli appunto, prodotto da Dino De Laurentiis e interpretato magistralmente da due autentiche leggende del Cinema italiano e non solo, come Vittorio Gassman e Alberto Sordi, il quale fù letteralmente “scippato” di un Oscar.

Siamo nel 1916, il romano Oreste Jacovacci e il milanese Giovanni Busacca si conoscono durante la chiamata alle armi. Il loro primo incontro metterà quasi subito in chiaro il loro carattere. Oreste in quell’occasione promette mentendo a Giovanni di farlo riformare in cambio di una somma in denaro, ma è chiaramente un inganno. Quando i due poi si ritrovano sul treno per il fronte, dopo l’ira iniziale di Giovanni, i due finiscono per fare amicizia, e anche se come detto con caratteri totalmente opposti, qualcosa che li lega di estremamente uguale c’è. Quella completa mancanza di ideali e la volontà di evitare ogni pericolo, e uscire indenni dalla guerra. Il loro limitato valore militare, dimostrato sul campo, li porterà a diventare staffette portaordini, perchè considerati i meno efficienti. Lavoro però molto pericoloso. Una sera, dopo la loro missione, decidono di coricarsi in una stalla poco lontano dalla prima linea. Una repentina avanzata degli austriaci però li porta in territorio nemico e sorpresi ad indossare cappotti austro-ungarici nel tentativo di scappare, vengono catturati e minacciati di fucilazione. Sotto interrogatorio e sopraffatti dalla paura ammettono di essere a conoscenza di informazioni sul contrattacco italiano sul Piave, e pur di salvarsi decidono di tradire la loro patria e passare tale informazione al nemico.

In quel preciso momento però, si compie l’autentico capolavoro di Monicelli. E’ in seguito a quello che sta per accadere che il film ci mostra tutta l’essenza che c’è dietro. E che dimostra nel profondo come sa essere un italiano. Tutto dentro un piano sequenza memorabile che resterà per sempre nella storia del Cinema mondiale. Basterà infatti una battuta fuori luogo, detta con arroganza da un ufficiale austriaco, una frase di disprezzo verso gli Italiani, a ridare a Giovanni e Oreste forza alla loro dignità. Giovanni a quel punto non è più vigliacco, ma con spavalderia minaccia e insulta il capitano nemico. Oreste dapprima prega quasi il compagno di fare silenzio, di fare finta di nulla per non compromettere la loro situazione. Il capitano austriaco ordina la fucilazione di Giovanni che sotto gli occhi dell’amico Oreste muore. Una volta messo alle strette di confessare a quel punto Oreste fingerà di non essere a conoscenza delle informazioni, e credetemi se ve lo dico ma…ho le lacrime ancora adesso pensando all’incredibile interpretazione di Alberto Sordi (Oreste) in quel momento. Oreste si rifiuterà, e una volta condotto accanto al suo amico e compagno Giovanni ormai privo di vita sarà fucilato anche lui. Un attimo prima di morire però, urlerà: “Io non posso morì, io sò un vigliacco”! Dimostrando quanto in quel momento un uomo, due uomini, italiani, che per il proprio paese e per la loro Patria, muoiono l’uno da eroe spavaldo e l’altro da eroe vigliacco. La battaglia si conclude poco tempo dopo con la vittoria dell’esercito italiano, che rioccupa la postazione caduta in mano agli austriaci, senza che nessuno venga a conoscenza del valore del loro sacrificio. Sacrificio che non sarà inutile. I loro compagni non vedendoli più penseranno che ancora una volta i due siano riusciti a scamparla, ma sarà invece grazie a loro che riconquisteranno la posizione, seppur ignari che i due amici sono morti per non tradire la Patria.

Monicelli insieme agli sceneggiatori Age, Scarpelli e Vincenzoni raggiungono davvero l’apice artistico della loro carriera. Fondendo un inarrivabile capacità nel racconto tra toni drammatici e comici. Un film ironico e struggente della vita di trincea durante la Prima Guerra Mondiale, che riscrive totalmente un linguaggio Cinematografico nelle vicende di guerra.

Mi dispiace se, più di altre volte, mi sono trovato per questo film a svelare dettagli che andrebbero lasciati allo spettatore. Non è da me. Ma signori, chi ancora oggi non ha mai visto un film cosi, anzi…chi ancora oggi non ha visto “La grande guerra” di Mario Monicelli, ha perso per se stesso oltre che un tassello culturale pesante come un macigno, anche la possibilità vera e concreta, che porta ad essere orgogliosi di sentirsi parte di un paese. Di sentirsi ITALIANI.

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