25 Aprile, 2024
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La Scuola di Fanteria di Cesano festeggia la “Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”. Bambini e militari insieme in occasione dell’evento “Caserme Aperte”

Nella giornata odierna la Scuola di Fanteria di Cesano ha aperto le porte e ospitato le classi quarte e quinte delle scuole elementari di Cesano e Formello per festeggiare il 4 Novembre, appuntamento che ormai si ripete ogni anno.

I bambini presenti alla solenne cerimonia sono stati più di 500 che hanno potuto visitare la caserma ed entrare nei mezzi militari esposti sul piazzale per l’occasione.

Il Comandante della Scuola, Generale di Brigata Massimo Mingiardi, ha ringraziato le autorità civili e militari intervenute e i numerosi bimbi che hanno sventolato orgogliosi le bandierine italiane.

Dopo il saluto il Comandate ha dato lettura del messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione delle celebrazioni del 4 novembre:

“Quest’anno – e sarà così anche il prossimo anno – le celebrazioni della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate, assumono un carattere particolarmente significativo. Cent’anni orsono, proprio in questi giorni, si consumava la battaglia di Caporetto. L’anno dopo sarà quello di Vittorio Veneto. Il momento forse più difficile per il morale e le speranze dei nostri soldati e dell’intera nazione e, dopo, quello più alto, che raggiungeva l’ideale risorgimentale dell’unità nazionale. Proprio per questo il 4 novembre è giornata intitolata, congiuntamente, all’Unità d’Italia e alle Forze armate che, di questo passaggio finale, furono lo strumento essenziale.

La tragica ritirata di Caporetto è stata, spesso, associata all’idea di una disfatta, in una altalena di accuse che ha visto nella veste di imputati, alternativamente, le truppe, con il peso di quel conflitto e gli Stati maggiori, come impreparati a cogliere la portata e le modalità degli eventi. Successivamente ci si è quasi sorpresi nel constatare ciò di cui erano stati capaci i nostri soldati, proprio nel momento più tragico. Il timore, se non la convinzione, e non soltanto in Italia, era, forse, quella che il nostro Paese fosse ancora troppo giovane per superare prove così dure.

Ma la nascita dell’Italia come nazione – del resto, come sappiamo, il termine nazione significa proprio nascita – risale a tempi ben più lontani. Per quanto fossimo stati a lungo divisi e frammentati in stati e regimi diversi, condividevamo da millenni gli stessi riferimenti, di cultura, di storia, di tradizioni.

E’ stata questa la forza interiore che ha animato il nostro Paese, finalmente unito, finalmente consegnato a una Patria comune.

Cento anni orsono i soldati italiani e le popolazioni del Friuli Venezia Giulia e di gran parte del Veneto, subivano il dolore della sconfitta e la sofferenza dell’invasione e dell’occupazione.

La catastrofe si vedeva in ogni luogo: nelle case distrutte, nell’abbandono delle poche cose rimaste alla popolazione per sopravvivere durante la guerra, nelle strade ostruite dagli sfollati e dai soldati della 3ª Armata che ripiegavano verso il Piave cercando di rallentare, quanto più era possibile, l’avanzata del nemico.

In quelle due settimane numerosi furono gli atti di eroismo e di sacrificio compiuti dai nostri soldati. Intere unità vennero chiamate a resistere ad oltranza, e lo fecero senza esitare, pur nella certezza che non ci sarebbe stata alcuna possibilità di salvezza. Tanti, tantissimi di quegli eroi sono rimasti ignoti. A rappresentarli tutti vi è la salma del Milite Ignoto, sepolto al Vittoriano.

L’invasione venne arrestata sul Piave, che è diventato per tutti il fiume Sacro della ripresa, che giunse, travolgente e inarrestabile, come mai era potuto accadere prima; durante i lunghi anni della guerra di posizione, trascorsi nelle trincee del Carso, del San Michele, dell’Adamello, dell’Ortigara, del Grappa e di tutti gli altri luoghi divenuti altrettanti simboli dell’idea di Italia.

Le Forze Armate e il popolo italiano portarono a compimento l’unificazione dell’Italia, in quella che viene considerata l’ultima guerra del nostro Risorgimento. A coloro che sui campi di battaglia, nelle campagne, nelle città, nelle fabbriche, in ogni casa, combatterono e resistettero, dando un contributo a costruire l’Italia di oggi, va la riconoscenza di tutti gli italiani.

Al termine della Grande Guerra si è voluto suggellare il forte sentimento di condivisione di un comune destino che aveva richiesto l’altissimo prezzo di un vuoto lasciato in ogni casa ed in ogni famiglia. La scelta del 4 novembre esprime questo sentimento.

Quella guerra lasciò macerie morali e materiali, ferite difficili da rimarginare e così, a distanza di due decenni, l’Europa venne percorsa da nuovi venti di conflitto e da nuove tragedie, con l’umanità chiamata, ancora una volta, a interrogarsi sul sonno della ragione, colpevole di creare mostri. La prevalenza delle forze della libertà ha consentito di guardare con nuova fiducia alla storia d’Europa e la risposta è stata – ed è – quella di unirsi, di mettere insieme il futuro degli europei; l’unica scelta in grado davvero di pacificare il continente.

Un solido e duraturo assetto di pace ci accompagna da allora, grazie ad un percorso lungo e difficile, non ancora concluso, basato sui cardini della solidarietà, della condivisione e del reciproco rispetto. I nostri confini sono, ormai, quelli dell’Unione Europea.

In questa giornata dell’Unità d’Italia e delle Forze Armate rivolgo il mio pensiero commosso a tutti gli Italiani che hanno conferito il loro sacrificio, per edificare uno Stato unito e democratico; e penso con dolore a tutte le vittime delle guerre.

Coltivare la loro memoria significa comprendere l’inestimabile ricchezza morale che ci hanno trasmesso e rappresenta, per tutti noi, la sollecitazione più autentica per adempiere i nostri doveri di cittadini italiani ed europei, nella convinzione del valore della solidarietà e della pacifica convivenza fra i popoli.

Ringrazio il Ministro della Difesa e i vertici militari per il loro operato, teso a rendere sempre più efficiente lo Strumento Militare Nazionale, chiamato oggi a fronteggiare scenari nuovi e minacce più articolate e diversificate. La complessità delle sfide, la loro diversità dal passato e la velocità con cui esse si manifestano e mutano richiede grande prontezza, flessibilità, adattabilità e lungimiranza.

Donne e uomini di ogni ordine e grado delle Forze Amate. Voi continuate a rappresentare degnamente l’Italia, anche nell’ambito delle missioni volute dalla comunità internazionale nei diversi contesti di crisi.

In Europa, nel Medio Oriente e in Africa, con la vostra professionalità e capacità al servizio della sicurezza e della pace, confermate di essere degni interpreti di una tradizione di valori, di civiltà e di cultura propri della nostra storia.

Il vostro contributo – sempre impegnativo, spesso di sacrificio -avviene in maniera silenziosa, mosso da profonda dedizione; quella che oggi viene, qui, rappresentata da coloro che, a breve, primi fra pari, riceveranno le decorazioni dell’Ordine Militare d’Italia. A loro porgo le mie più vive congratulazioni.

Rappresentano quell’ampio e diffuso fattore umano altamente positivo che costituisce l’eccellenza del nostro Paese.

A voi tutti porgo il mio augurio e un saluto affettuoso a nome di tutto il popolo italiano.

Viva le Forze Armate, viva la Repubblica, viva l’Italia!”

La storia è stata la componente fondamentale della giornata. Sul piazzale, dopo l’emozionante alzabandiera, i bambini hanno ascoltato il “Bollettino della Vittoria”, che racconta un passo importante della storia italiana.

« Comando Supremo, 4 novembre 1918, ore 12 Bollettino di guerra n. 1268

La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi, è vinta. La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuno divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatré divisioni austroungariche, è finita. La fulminea e arditissima avanzata del XXIX Corpo d’Armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, della VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente. Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perduto quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecentomila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinquemila cannoni. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza. »

(Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito)

A fine giornata il personale militare ha offerto la merenda ai bambini preparando la pizza!

Federica D’Accolti

 

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