28 Marzo, 2024
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Benessere. La percezione della realtà nei videogiocatori

Abbiamo già affrontato in precedenza la questione della dipendenza da videogioco; abbiamo visto quanto fosse importante per bambini ed adolescenti passare un periodo di tempo limitato e sotto supervisione dei genitori in modo tale da ottenere un corretto utilizzo di consolle, computer, tablet, smartphone.

In questo articolo vogliamo concentrarci principalmente sugli effetti che potrebbe avere la videodipendenza sulla percezione della realtà circostante da parte dei videogiocatori.

Il Dott. Mark Griffiths, che è a capo dell’unità di ricerca sul gioco internazionale alla Nottingham Trent University nel 2013, ha pubblicato una ricerca intervistando 42 persone tra i 15 e i 21 anni sulle loro abitudini quotidiane per quanto riguardava il videogioco; attualmente la maggior parte delle persone passa più tempo davanti ai videogiochi invece di guardare la TV, quindi lo scopo della ricerca era di valutare se l’esperienza della vita reale potesse risultare modificata in qualche modo e laddove fosse avvenuto un qualche cambiamento, classificarlo e categorizzarlo in modo da avere una visione d’insieme delle varie esperienze.

La ricerca nello specifico valuta come un’immersione nelle ambientazioni dei videogiochi possa influenzare il giocatore durante e subito dopo il gioco, includendo fantasie pensieri e azioni. Questi cambiamenti vengono definiti Game Transfer Phenomena: il GTP avviene quando elementi dei videogiochi sono associati a elementi della vita reale innescando pensieri, sensazioni o azioni in qualche modo influenzate dal videogioco; questi includono ad esempio distorsioni percettive di oggetti o dell’ambiente circostante, immagini mentali o pseudo-allucinazioni dove i giocatori vedono immagini del videogioco fluttuare davanti al proprio sguardo.

Alcuni giocatori hanno riferito di aver visto semplicemente immagini del videogioco immobili o in movimento, altri invece riferiscono di aver rivisitato mentalmente l’intera sessione di gioco appena avuta.

L’analisi tematica ha mostrato che molti giocatori hanno avuto una esperienza come il GTP; questi GTP sono stati in seguito classificati come esperienze automatiche o intenzionali.

I risultati hanno inoltre mostrato che i giocatori utilizzano i videogiochi per interagire con gli altri giocatori come un modo per divertirsi insieme anche modellando o imitando i contenuti dei videogiochi o anche sognando a occhi aperti sempre riguardo tematiche dei videogiochi. Le ricerche hanno anche mostrato che i videogiochi innescano oltre a pensieri intrusivi anche sensazioni, impulsi, riflessi, illusioni ottiche e dissociazioni.

Questa è una piccola ricerca in quanto il tutto è basato su 42 soggetti intervistati, per questo motivo Il Dott. Griffiths, insieme alla sua coautrice Angelica Ortiz de Gortari ha pubblicato una nuova ricerca nel 2015, questa volta effettuata intervistando 2362 giocatori. I risultati hanno portato alle seguenti conclusioni: i fattori collegati ai GTP sono l’età (ad esempio quelli con l’età compresa tra i 33 e i 38 anni erano meno a rischio GTP), l’occupazione (gli studenti riferivano maggiori episodi di GTP rispetto ai lavoratori autonomi), il tempo passato a giocare (quelli che giocano meno di un’ora riferiscono meno episodi di GTP), concetto di se, versare in specifiche condizioni di salute (specialmente quelli con disagi psicologici), il ricordo dei sogni, le motivazioni al gioco(quelli usano i videogiochi come via di fuga dal mondo reale sono maggiormente implicati col manifestarsi dei GTP). Più in generale ciò che è emerso dalla ricerca è che bisognerebbe dedicare più attenzione ai giovani adulti e al tempo dedicato alle sessioni di gioco; inoltre le persone che soffrono di disagi psicologici sono più inclini a manifestare un GTP.

Sebbene questo sia un ambito di ricerca ancora giovane, ha comunque dimostrato che prolungate sessioni di videogioco influenzano la percezione della realtà da parte dei videogiocatori e questo ci da spunti di riflessione molto interessanti. I ricercatori hanno, infatti, notato quanto sia importante la regolazione delle abitudini di gioco perché una sessione prolungata porta a stanchezza mentale e può aumentare gli effetti dell’adattamento neurale la cui durata è proporzionale all’esposizione al videogioco; inoltre giocare ai videogiochi prima di andare a dormire sono associati ad una scarsa qualità del sonno notturno: questo può compromettere il controllo delle capacità cognitive dei giocatori, i quali possono risultare più suscettibili all’esperienza dei GTP.

Dott.ssa Angela Cervoni

Psicologa Clinica

 

Riferimenti:

GTP

STUDIO SUI GTP

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