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Ieri, 26 Novembre, alla presenza del Sindaco di Manziana Alessio Telloni, del Vice Sindaco della Città Metropolitana di Roma Capitale Pierluigi Sanna e Alessia Pieretti Consigliera Delegata di Città Metropolitana, si è svolta la cerimonia di inaugurazione per l’inizio dei lavori dell’Ecomuseo di Manziana.
L’intervento riguarda la creazione del nuovo Ecomuseo alla scoperta del Bosco della Macchia Grande di Manziana, mediante un intervento di ristrutturazione di un immobile esistente, posto in centro storico, prospiciente la biblioteca comunale. Il progetto ha lo scopo di creare un importante polo culturale, un Ecomuseo digitale e non solo, che andrà a valorizzare e rivitalizzare il centro storico del paese, in linea con le politiche e le finalità del PNRR “PUI Cultura”.
Nel corso del suo intervento, il sindaco Alessio Telloni ha voluto ringraziare la Città Metropolitana “per aver investito e creduto in questo progetto” sottolineando come questo spazio venga “donato alla comunità: un luogo che, grazie alla sua posizione strategica e all’affaccio sul nostro territorio, potrà diventare un hub dove recarsi per conoscere i nostri valori culturali”. Un messaggio, ha aggiunto, fortemente legato al senso di comunità e all’identità locale.
Dagli interventi delle Autorità è emerso come l’opera possa rappresentare un vero e proprio polo di attrazione per i giovani del territorio, ma anche per quelli dei comuni limitrofi e della città di Roma. La collocazione della struttura, affacciata sul suggestivo Comprensorio Sabatino e sul lago, contribuisce a rendere ancora più affascinante e significativo questo spazio culturale.
L’agone nuovo, presente all’appuntamento, si complimenta e augura che tali iniziative trovino e rappresentino nel tempo volani di aggregazione per i giovani e meno giovani in un contesto già piacevole e accogliente.
Greccio, arroccato a 705 metri sulle pendici del Monte Lacerone, fa parte della “Valle Santa” reatina ed è oggi uno dei Borghi più Belli d’Italia, ricordato ovunque come il luogo del primo presepe. Le sue origini risalgono al IX secolo, quando era un “castrum” fortificato chiamato Grecce o Grezze.
Il primo presepe
La nascita del “Presepe vivente” si deve alla volontà di Giovanni di Pietro di Bernardone, noto tra gli amici come san Francesco d’Assisi.
Ci racconta la sua storia Tommaso da Celano nella sua opera “Vita Prima”, testo del 1228-1229, detta anche “Legenda Gregorii” dal nome del Papa Gregorio IX cui fu presentata per la canonizzazione di Francesco; testo scampato dalla condanna alla totale distruzione di tutte le primitive biografie del santo. In questa cronaca preziosa viene riportata la richiesta del Poverello al suo amico Giovanni Velita, un nobile locale, di allestire una rappresentazione del presepe:
“Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei fare memoria del bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asino.” (Vita Prima, 84,468)
L’idea di rievocare, in uno scenario naturale, il presepe affondava le radici nell’esperienza del santo d’Assisi a Betlemme nel Natale del 1222, dove ebbe modo di assistere alle funzioni per la nascita di Gesù. Francesco rimase talmente colpito che, tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poter ripetere le celebrazioni per il Natale successivo. A quei tempi, le rappresentazioni erano vietate nelle chiese, così il Papa gli permise solo di officiare una messa all’aperto. Fu così che, la notte della Vigilia di Natale del 1223, a Greccio, in Umbria, come continua il racconto di Tommaso da Celano, Francesco allestì il primo presepe vivente della storia:
“E giunge il giorno della letizia, il tempo dell’esultanza! Per l’occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s’accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l’asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l’umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme.” (Vita Prima, 85,469)
Con questa sua invenzione, probabilmente Francesco volle inviare un messaggio politico al papa: le guerre delle crociate per conquistare Gerusalemme erano inutili perché Gesù si può adorare ovunque, anche in un bosco di lecci in un paesello sui monti, la “nuova Betlemme”.
Federico II di Svevia
Nel cuore del XIII secolo l’Italia centrale viveva sospesa tra due forze inconciliabili: l’Impero di Federico II e il Papato romano. Rieti, incastonata tra l’Umbria e il Lazio, occupava una posizione cruciale: baluardo naturale sulla via verso Roma, città di confine e di acque, crocevia di ambizioni e timori.
Nell’estate del 1244 l’Aquila imperiale di Federico II tornò a solcare i cieli d’Italia, decisa a piegare l’autorità della Chiesa e a consolidare il dominio sulla penisola contro i Comuni. Le sue truppe raggiunsero la piana reatina per sferrare un colpo diretto al cuore del Papato, un tentativo di aprirsi un corridoio militare verso Roma.
L’assedio a Rieti fu breve. Le mura resistettero, gli abitanti videro l’esercito avvicinarsi, tentare di piegare la città e infine ritirarsi. Federico II non cercava una guerra di logoramento: constatata l’impossibilità di conquistare rapidamente Rieti, scelse una strategia più crudele e sottile, colpire il territorio per colpire il Papato, trasformando la geografia stessa in campo di battaglia.
Le campagne divennero teatro di devastazione: campi incendiati, mura abbattute, popolazioni disperse. Non fu solo distruzione materiale: le terre fertili e ricche d’acqua intorno a Rieti persero per anni la capacità di nutrire i loro abitanti. Era il segno che l’Impero poteva colpire ovunque.
Ancora oggi si racconta che Rieti visse un assedio “breve come un lampo, ma devastante come un incendio”. Da quelle ferite nacque la consapevolezza che la storia non si misura in anni, ma in attimi capaci di mutare il destino di una terra. Il passaggio dell’esercito imperiale non fu soltanto un episodio militare, ma un trauma che segnò per sempre il rapporto tra le comunità locali e i grandi poteri.
Greccio fu distrutta, e l’intera valle santa reatina messa a ferro e fuoco.
Napoleone Bonaparte
Nel pieno della guerra della Seconda Coalizione, le armate francesi, impegnate in Italia contro austro-russi e borbonici, attraversarono e devastarono numerosi centri minori. Era il 1799: in marcia verso il Nord, le truppe francesi giunsero anche a Greccio, depredando beni e risorse della popolazione. Non fu un assedio, ma un’incursione rapida e brutale, tipica delle campagne militari dell’epoca, quando i villaggi erano costretti a fornire viveri e denaro. La memoria locale conserva questo episodio come una delle ferite più profonde del borgo, accanto alla distruzione medievale. È un ricordo che testimonia come i grandi conflitti europei abbiano inciso anche sulle comunità più periferiche, lasciando tracce durature nella memoria collettiva e nel paesaggio culturale.
Le montagne della Valle Santa tacevano sotto il vento d’inverno, ma il silenzio fu infranto dal passo pesante delle truppe francesi. Non pellegrini né viandanti: soldati affamati, reduci dalle guerre che incendiavano l’Italia. Le campane di Greccio suonarono, la gente si chiuse nelle case, serrando porte e finestre, mentre i soldati calavano sul borgo. Le botteghe furono sfondate, il grano e il vino requisiti, le poche ricchezze strappate con violenza.
Il santuario francescano, cuore del paese, subì l’arroganza della guerra: non fu incendiato né distrutto, ma profanato dalla brutalità dei soldati. Gli anziani raccontano che una donna, inginocchiata davanti al presepe di San Francesco, implorò i militari di risparmiare almeno quel simbolo. Forse fu la forza della sua voce, forse la stanchezza dei soldati: il presepe rimase intatto, segno di pace in mezzo alla devastazione.
Il saccheggio del 1799 non è soltanto un episodio di violenza: è entrato nella leggenda del borgo. Greccio appare come un luogo che ha conosciuto la furia degli imperi, ma che ha sempre ritrovato la sua voce attraverso il presepe francescano, simbolo di resilienza e speranza.
Il centro storico
Oggi Greccio custodisce ancora l’anima del suo castrum medievale. Le pietre dell’antico castello dell’XI secolo, le torri e le mura sembrano vegliare sul borgo, mentre le case si stringono l’una all’altra, abbracciando vicoli e scalinate che conducono verso l’alto, quasi a sorreggere la Chiesa di San Michele Arcangelo e la sua Torre Campanaria.
Là, nella parte più alta, al termine di una scalinata che pare un rito di ascesa, si erge la Chiesa di San Michele, cuore spirituale del paese. Fondata nel XIV secolo sulle vestigia del castello, porta con sé la memoria della difesa e della fede: la torre campanaria, un tempo torre di guardia, oggi innalza il suo suono come richiamo celeste.
All’interno, la navata unica accoglie il visitatore in un silenzio solenne, dove opere del Quattrocento e Cinquecento raccontano la devozione di generazioni. Le cappelle laterali, ornate con ricche decorazioni, brillano come scrigni di arte e memoria, custodendo la bellezza che il borgo ha saputo preservare nei secoli.
La Rievocazione Storica del Presepe
Greccio incanta in ogni stagione, ma è nel tempo di Natale che si trasfigura in un luogo di meraviglia, dove lo spirito autentico delle feste torna a vivere tra pietre e silenzi.
L’evento più atteso è la Rievocazione Storica del Presepe: dal 1972, il borgo diventa palcoscenico e memoria, riportando alla luce quella notte del 1223. Gli abitanti, avvolti in costumi d’epoca, danno vita a sei quadri viventi che narrano l’arrivo di Francesco, la sua supplica al Papa e la nascita del primo presepe.
Tra dicembre e gennaio, le rappresentazioni scandiscono il tempo dell’attesa, fino alla notte di Natale, quando il rito si fa più intenso e solenne. È un’esperienza che intreccia fede e storia, tradizione e comunità, trasformando Greccio in un simbolo di pace e di bellezza condivisa.
Il Santuario Francescano di Greccio
Oggi il Santuario Francescano di Greccio, cuore spirituale del borgo, posto ad un paio di chilometri dal centro, custodisce il luogo del primo presepe e accoglie il visitatore con la Cappella del Presepe e un Museo che raccoglie natività provenienti da ogni parte del mondo. Qui esposizioni artistiche e popolari si intrecciano con la tradizione, creando un’atmosfera di pace profonda e di spiritualità silenziosa: un invito a rallentare, a respirare e a connettersi con la storia francescana. Il santuario è aperto ogni giorno, libero nell’accoglienza come lo fu Francesco.
Il nucleo più antico e suggestivo è la Cappella del Presepe, ricavata nella grotta dove, nel 1223, San Francesco volle ricreare la Natività. Edificata nel 1228, anno della canonizzazione del Santo, questa piccola cavità è il vero cuore pulsante di Greccio. Sotto l’altare affiora ancora la roccia viva su cui fu posta la mangiatoia, mentre sulla parete di fondo un affresco trecentesco di scuola giottesca raffigura insieme la Natività di Betlemme e il Presepe di Greccio. Fermarsi qui, nel silenzio, è un’esperienza che tocca l’anima e permette di cogliere l’essenza del messaggio francescano.
Accanto alla parte più antica, il complesso si arricchisce di una chiesa moderna, costruita nel 1959, che ospita una sorprendente collezione di presepi. Non un museo qualunque, ma una celebrazione universale dell’arte presepiale: opere in terracotta, ceramica e materiali diversi che raccontano, ciascuna a modo suo, la stessa storia di pace e di nascita.
Il Museo Internazionale del Presepe
A pochi passi dal centro storico sorge il Museo Internazionale del Presepe, ospitato nell’antica chiesa di Santa Maria. Qui si apre un viaggio affascinante attraverso una collezione straordinaria di presepi artistici, ciascuno capace di interpretare la Natività secondo culture e stili diversi. È un percorso che racconta l’eredità universale lasciata da San Francesco, trasformando la tradizione in un linguaggio senza confini.
Il Sentiero degli Artisti
Tra le esperienze più sorprendenti che Greccio offre c’è il Sentiero degli Artisti: un itinerario panoramico che fonde arte contemporanea e paesaggio naturale, trasformando il borgo in una galleria a cielo aperto. Lungo le vie del centro storico, le facciate delle case antiche si animano con 26 affreschi realizzati da artisti internazionali. Ogni opera narra episodi della vita di San Francesco e interpreta i valori del francescanesimo con sensibilità moderna.
Camminare lungo questo percorso significa immergersi in un dialogo continuo tra pietra e colore, tra memoria e creatività. La passeggiata diventa così un’esperienza unica, dove la bellezza architettonica del borgo si intreccia con l’arte contemporanea, regalando al visitatore un mosaico di emozioni e visioni.
La Fonte Lupetta
Tra i boschi che avvolgono Greccio, nascosta tra le rocce del Monte Peschio, sgorga la Fonte Lupetta. La sua acqua limpida e leggera scivola dalla pietra come un canto segreto della montagna.
La tradizione racconta che qui dimorasse un uomo che bevendo quest’acqua avesse l’ appetito un lupo o che vi vivesse un lupo famelico, ammansito dalla forza gentile di Francesco. Da allora la sorgente porta il suo nome, custodendo insieme leggenda e natura.
Greccio è dunque un luogo sospeso tra storia, spiritualità e paesaggio, dove la memoria francescana si intreccia con l’incanto del borgo medievale. Esempio di come mito, architettura e tradizione popolare si trasformano in simbolo universale: un piccolo paese che ha dato vita a un rito collettivo destinato a durare nei secoli.
Un progetto di Mandala Dance Company a cura di Paola Sorressa
Roma, 29 novembre 2025. WDA Accademia Europea di Danza, via della Magliana 63/E
Nell’ambito de Il corpo danzante: omaggio a Pier Paolo Pasolini – il progetto multidisciplinare ideato e promosso dalla Mandala Dance Company guidata da Paola Sorressa, che mette in dialogo danza, arti visive e una riflessione profonda sulla poetica dell’opera pasoliniana – si svolgerà Il corpo danzante. Performance e creazioni, una giornata dedicata a performance di coreografi sia emergenti sia affermati, pensata per restituire, attraverso molteplici linguaggi, la complessità del pensiero e dell’immaginario di Pier Paolo Pasolini.
Sabato 29 novembre, alle ore 15:30, WDA Accademia Europea di Danza ospita tre performance site specific: Locker_room di Giovanni Careccia, interpretato da Alessandro Bonacina e prodotto da LOST MOVEMENT con FLIC_Festival Lanciano in Contemporanea, che indaga la dimensione sospesa dello spogliatoio come spazio emotivo dell’atleta; Conclusioni Provvisorie di e con Camilla Montesi, produzione Scenario Pubblico, che trasforma la riflessione sartriana sull’identità in un’esplorazione corporea del rapporto ambivalente con l’applauso; e Arca – Archè di Debora Renzi, con i danzatori di Mandala Dance Company, vincitrice della call NVED 2025, un viaggio coreografico nella memoria fluida e archetipica dove il corpo diventa contenitore di tracce umane e l’acqua presenza simbolica di trasformazione continua.
A seguire alle ore 20:30 il tema del corpo pasoliniano prenderà forma attraverso due creazioni originali: Bisogna essere folli per essere chiari di Joseph Fontano, con i danzatori dell’AED, Mandala Dance Company e Luca Di Paolo, ispirato alle parole di Pasolini sulla diversità come lucidità estrema; e Il corpo danzante. Omaggio a Pier Paolo Pasolini di Paola Sorressa, debutto realizzato con i danzatori di Mandala Dance Company e musiche originali di Sergio De Vito, che rilegge in chiave contemporanea il libretto Vivo e Coscienza per indagare identità, coscienza e moto interiore. La produzione è preceduta da una pièce sulla potenza e poetica dei corpi nella sua astrazione più assoluta con tutti i partecipanti alla residenza di settimana laboratoriale. Dopo gli spettacoli seguirà una tavola rotonda con i protagonisti del progetto.
Il progetto è realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura – Direzione Generale Spettacolo ed è vincitore dell’Avviso Pubblico Roma Creativa 365. Cultura tutto l’anno promosso da Roma Capitale -Assessorato alla Cultura in collaborazione con Zètema Progetto Cultura.
I VINCITORI DEFINISCONO LA MULTIPROSPETTIVA DEL TEMPO E DELLO SPAZIO NELL’ARTE CONTEMPORANEA
Tutte le discipline artistiche saranno protagoniste dell’Evento in SpazioTempismo a Roma presso l’UniCusano.
Il 28 novembre a Roma saranno resi pubblici gli esiti del I Concorso “Liberamente” con la premiazione dei vincitori e l’esposizione delle opere ammesse al concorso, tutte rigorosamente di dimensioni cm 100×100 escluse le sculture, alle ore 17,00 presso la prestigiosa Università “Niccolò Cusano”, Via Don Gnocchi n. 3, sotto gli auspici del Magnifico Rettore Prof. Fabio Fortuna e la curatela del promotore Enzo Trifolelli, con la collaborazione di Luciana Barbi.
La cerimonia di premiazione sarà il coronamento dell’iniziativa dedicata agli Artisti che hanno saputo interpretare in modo innovativo e libertà espressiva, attraverso i propri stilemi ed i diversi linguaggi visivi, la fenomenologia della multi-prospettiva nella continuità del tempo rappresentando il concetto di SpazioTempismo per mezzo della pittura, scultura, fotografia (FoTotempismo), installazione, disegno, digital-art e altro.
Il Concorso “LiberaMente” in SpazioTempismo, quest’anno alla prima edizione, ha visto la partecipazione di 50 Artisti provenienti da tutta Italia, il che conferma un punto di riferimento per il panorama artistico contemporaneo, sfidando gli artisti a superare i limiti della rappresentazione tradizionale.
Arduo è stato il compito della Giuria composta da : Gianpiero Ascoli, Luciana Barbi, Silvio Merlani, Luca Salvatelli, Michele Telari, sotto la supervisione dell’ideatore del concetto Enzo Trifolelli, per la selezione dei finalisti ai premi posti in palio, le cui opere rappresentano una profonda riflessione sulla natura multiprospettica e multidimensionale del tempo e dello spazio.
Il Bando del concorso prevede il riconoscimento di un primo premio in assoluto della somma di €1000 e l’assegnazione di premi minori di diversa entità per coloro che si sono distinti nelle diverse discipline o per merito artistico.
L’opera vincitrice e quelle classificate entreranno a far parte della collezione d’Arte degli Higlighted.
Sarà questa l’occasione per il promotore Enzo Trifolelli, introdotto da Silvio Merlani della Galleria Chigi, per illustrare al pubblico, ancora una volta, i valori e la “mission” del Manifesto e della relativa Dichiarazione Programmatica.
Verrà, inoltre, fissato l’appuntamento per il prossimo 13 dicembre a Viterbo per l’edizione di un Secondo Seminario di Studi, con la stesura dei connessi Atti, con la partecipazione di otto Relatori di alto profilo di differenti ambiti culturali e scientifici.
I presenti avranno inoltre l’opportunità di visitare l’esposizione di tutte le opere ammesse che saranno allestite nella Hall di Accoglienza dell’UniCusano che rimarrà aperta al pubblico tutti i giorni fino al 12 dicembre.
“Pluralismo e Libertà aderisce allo sciopero nazionale dei giornalisti del 28 novembre, indetto dalla Fnsi per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro scaduto ormai da 9 anni. Uno sciopero necessario per difendere la dignità della professione e chiedere tutele adeguate per una categoria che si confronta con retribuzioni ferme e un’inflazione che in questo decennio ha ridotto il potere d’acquisto del 20 per cento, compensi insufficienti e precarietà diffusa, soprattutto per freelance e collaboratori.
Uno scenario al quale ora si aggiungono le sfide dell’intelligenza artificiale, che gli editori non intendono regolamentare”. Così in una nota il Coordinamento nazionale di Pluralismo e Libertà, presente in Stampa Romana, Fnsi, Inpgi e Casagit.
“Rimaniamo distanti dalle logiche di appartenenza e rigetteremo ogni tentativo di strumentalizzazione politica”, spiegano gli esponenti di Pluralismo e Libertà. “Il nostro è un impegno verso i più giovani, che troppo spesso iniziano a lavorare con paghe minime, nessuna garanzia e ridottissime prospettive di stabilizzazione.
Servono percorsi di ingresso chiari, retribuzioni corrette e diritti reali per consentire alle nuove generazioni di costruire percorsi professionali adeguati, diventando parte attiva di un virtuoso ricambio generazionale. Allo stesso modo è necessario un contratto moderno, che aggiorni retribuzioni, inquadramenti, diritti e welfare, restituendo prospettive.
Perché il giornalismo è un presidio di libertà e democrazia solo se rimane libero e autorevole. Sciopereremo, infine, per difendere il pluralismo di voci sindacali, garanzia di democrazia interna e di rappresentanza delle diverse sensibilità. Pluralismo e Libertà sarà al fianco dei colleghi in questa giornata di mobilitazione per un contratto che assicuri tutele ai colleghi, futuro ai più giovani e forza al pluralismo sindacale.
La nostra mobilitazione non si esaurirà in queste 24 ore ma continuerà in tutti gli organismi di categoria in cui siamo presenti e attraverso iniziative come il tour di ascolto delle redazioni, che avvieremo nelle prossime settimane”.
La pioggia non ha impedito a una comunità intera, declinata in tutte le sue rappresentanze amministrative e associative, di proclamare a gran voce il proprio imperativo dissenso a ogni forma di violenza.
Nel pomeriggio di ieri, 25 novembre, in occasione della giornata internazionale contro ogni forma di violenza verso le donne e le figure fragili, a Montevirginio, frazione di Canale Monterano, è stata inaugurata una panchina rossa, simbolo universale contro la violenza sulle donne, idealizzato per caratterizzare uno spazio quotidiano e diffuso come luogo dove si fa memoria e si promuove la responsabilità condivisa nel contrasto alla violenza.
Il sindaco Alessandro Bettarelli, affiancato per l’occasione dal vice sindaco Fabrizio Lavini e dall’assessora alle politiche sociali Laura Aloisi, in un momento di riflessione collettiva tenuto prima di scoprire la panchina, ha ribadito come l’amministrazione da lui rappresentata sia da sempre sensibile e impegnata a contrastare fenomeni di violenza verso le donne; quella inaugurata oggi è la terza panchina messa nei luoghi più in vista e caratteristici del Comune e della frazione a voler indicare come non ci sia spazio di dimenticanza e di indifferenza verso la tematica.
Sono state ricordate le oltre 70 vittime già contate in questo 2025 e come la drammaticità del fenomeno della violenza sia così sentita istituzionalmente, prova ne sono le tante revisioni normative, non da ultimo la più recente che sta sensibilmente modificando la procedura, con il riconoscimento del femminicidio come reato specifico punito con la pena dell’ergastolo.
Era presente anche Eugenio Paolo D’aiuto, vice presidente dell’Associazione Amore è Rispetto nata qualche anno fa proprio a Canale e operante in rete e sul territorio, tra i promotori dell’iniziativa.
Hanno palesato la loro contrarietà e l’appoggio fattivo a campagne di sensibilizzazione e contrasto alla violenza di genere anche il presidente dell’Università Agraria Fabio Chiaravalli, la sempiterna Protezione Civile, una rappresentanza dell’associazione “Le zucche allegre” di Manziana, che attraverso il lavoro a maglia e l’urban knitting da diversi anni promuove l’inclusione, rafforza i legami sociali, sostiene il senso di appartenenza e di identità, incoraggia il riciclo creativo e valorizza gli spazi urbani.
Sono state fatte alcune letture tratte dal libro “Ferite a Morte” di Serena Dandini che per la loro intensità hanno diffuso brividi in una rispettosa commozione empatica per le tante, troppe donne maltrattate e uccise.
Il disvelamento della panchina ha reso visibile la targa che vi è apposta il cui messaggio è chiaro e determinato: “Non sei sola”.
Lo sappia ogni donna, ragazza, moglie, compagna di Canale, perché la presenza massiccia di un’intera collettività palesata oggi, e fattivamente organizzata, è il più esaustivo messaggio di rifiuto, intolleranza e intransigenza per atti violenti.
A Verona, presso il salone dedicato a Orientamento, Scuola, Formazione e Lavoro, per illustrare le opportunità a studenti, famiglie e operatori e offrire un approfondimento sulla cybersicurezza
Dal 26 al 29 novembre 2025 la Regione Lazio partecipa alla Fiera JOB&Orienta – Salone Orientamento Scuola Formazione Lavoro, presso VeronaFiere. L’evento rappresenta il principale appuntamento nazionale dedicato all’orientamento, alla formazione e alle opportunità professionali per studenti, famiglie e operatori del settore.
La Regione Lazio è presente con un proprio spazio informativo all’interno dello stand di Tecnostruttura, dove i visitatori possono conoscere i servizi e i progetti regionali dedicati all’istruzione, alla formazione professionale e alle politiche attive per il lavoro. A guidare la delegazione regionale è Giuseppe Schiboni, assessore a Lavoro, Scuola, Formazione, Ricerca, Merito e Urbanistica.
«Si tratta di un’occasione strategica per avvicinare i giovani e le famiglie alle opportunità che la Regione Lazio mette in campo per favorire l’orientamento, la formazione e l’inserimento nel mondo del lavoro. Vogliamo essere al fianco delle nuove generazioni, offrendo strumenti concreti per costruire il loro futuro, in sinergia con scuole, università e imprese.Gli incontri previsti saranno l’occasione anche per promuovere le attività dell’Accademia di Cybersicurezza della Regione Lazio che consideriamo un’eccellenza per chi intenda guardare alle professioni del futuro», dichiara l’assessore Schiboni.
Durante la manifestazione, la Regione Lazio sarà protagonista di diversi momenti di rilievo. Mercoledì 26 novembre, presso la Sala grande Agorà, la presentazione della “Accademia di Cybersicurezza della Regione Lazio”, prima accademia regionale dedicata al tema, per creare consapevolezza, conoscenza e competenza in cybersicurezza, riducendo il divario tra le competenze richieste dal mercato e quelle possedute da cittadini e lavoratori. Il progetto è stato sviluppato con il contributo del Fondo Sociale Europeo e il patrocinio dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale.
Giovedì 27 novembre l’incontro dal titolo “Cybersicurezza e le professioni del futuro” sarà dedicato alle nuove opportunità professionali in questo settore strategico per la protezione dei dati e delle infrastrutture digitali, offrendo una panoramica sulle prospettive occupazionali e sui percorsi formativi per i giovani, con testimonianze di istituzioni, ITS e imprese leader del settore. Parteciperà l’assessore Giuseppe Schiboni con Euclide Della Vista (presidente Fondazione ITS Academy Lazio Digital), Rita Adelfio e Marica Morsa (Leonardo).
La presenza della Regione Lazio alla manifestazione conferma l’impegno costante nel promuovere politiche integrate per lo sviluppo delle competenze e dell’occupazione, con particolare attenzione all’innovazione e alla qualità dei percorsi formativi, posizionando la Regione all’avanguardia nell’innovazione digitale e nell’investimento nella formazione di nuove capacità per rispondere alle sfide del mercato del lavoro e della sicurezza informatica.
Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Marinai d’Italia Gruppo “MBVM Sergio POLLASTRINI” ha il piacere di invitare la S.V. alla manifestazione in oggetto che si terrà presso il monumento sito in Piazza Marinai d’Italia Giovedì 4 Dicembre p.v. alle ore 10.00, con il seguente programma; Arrivo Autorità – Alza bandiera – deposizione Corona di Alloro in memoria dei caduti del mare – Preghiera del Marinaio e allocuzione del Presidente inerente la Ricorrenza.
Alle ore 11.30 Santa Messa presso la Parrocchia di S.M. Novella ed a cui si chiede la gradita partecipazione in gemellaggio con l’Associazione ANARTI Gruppo di Bracciano e i Vigili del Fuoco.
La presenza della S.V. sarà particolarmente gradita unitamente ad una rappresentanza ed al Labaro della Vostra Associazione.
Distinti saluti.
Il 28 novembre dalle ore 10 , presso le Scuderie Odescalchi di Bracciano (RM) , organizzata dal Lions Club di Bracciano Anguillara Sabazia e Monti Sabatini , si svolgerà una giornata di studio sul tema della “silver economy” e sul ruolo che la fascia anziana della popolazione può svolgere a vantaggio della società .
Il Tema di Studio Nazionale Lions 2025-26 nasce dalla considerazione che l’Italia è il Paese più vecchio d’Europa con una popolazione mediamente molto longeva (81 anni per gli uomini, 85 per le donne) e una quota di over 65 tra le più alte del mondo.
L’incremento della longevità comporta una strutturale evoluzione dei comportamenti, delle relazioni nonché delle esigenze e della prevenzione.
Da qui la necessità di contribuire a mettere a fuoco due punti di vista tra loro integrativi: da un parte l’economia della longevità , la cosidetta “silver economy” con la crescente domanda per beni e servizi in settori quali quelli sanitari e assistenziali, residenziali, culturali, ricreativi, alimentazione e di formazione continua e dall’altra l’impiego attivo di una fascia di popolazione che è portatrice di un’importante esperienza a livello lavorativo e possiede tempo ed energie da mettere a disposizione del Paese nelle più varie forme quali la condivisione delle esperienze con i più giovani, il contributo sociale nei confronti delle fasce più deboli e dell’ambiente e in tante altre opportunità.
La sfida è l’attivazione di un circolo virtuoso di benefici reciproci che possa raccogliere la grande opportunità che la longevità rappresenta.
Al convegno hanno aderito in interclub numerosissimi Lions Club dei territori laziali segno dell’importanza di un tema così attuale nella nostra società.
Nella giornata verrà anche presentato il progetto “Comunità alloggio Don Piccolo” per persone adulte con disabilità promosso dalla Parrocchia di S. Maria Assunta di Trevignano Romano e dalla Diocesi di Civita Castellana.
Un concorso di monologhi in dialetto provenienti dalle cinque province del Lazio, uno stage formativo sulle forme musicali della canzone romana, un concerto spettacolo del Maestro Paolo Gatti con i brani più iconici della tradizione popolare, il tutto condito con aperitivo a base di prodotti tipici regionali, dai vini ai formaggi.
Sono i principali ingredienti del progetto “Voci e Tradizioni del Lazio: Rassegna di Monologhi in Dialetto e Canzoni della tradizione popolare, promosso dall’Associazione Stanza 236 e realizzato con il contributo della Regione Lazio, teso a valorizzare il territorio laziale, partendo dalla tradizione dell’arte poetica e musicale che ne caratterizza la storia, unitamente alle eccellenze enogastronomiche regionali.
Guidati da Paolo Gatti, musicista e ricercatore impegnato nella divulgazione della cultura popolare romana, domenica 30 novembre nella cornice del Teatro Petrolini di Testaccio in Roma, il pubblico vivrà un’esperienza unica, tra musica, parole e gusto, capace di rievocare l’epica popolare della Città Eterna e dell’intero Lazio.
Sceneggiate, sonetti, monologhi e stornelli saranno la colonna sonora dal mattino a sera, quando l’evento si concluderà con la premiazione del concorso ed un concerto spettacolo del Maestro Paolo Gatti. A portare i saluti istituzionali sarà il Consigliere di Roma Capitale Federico Rocca.
“Una giornata speciale – dichiara Cristina Valeri Presidente di Stanza 236 – che inaugura il lungo periodo delle festività rievocando il clima della tradizione più autentica di Roma e della nostra Regione. L’arte poetica e musicale che ci ha raccontato nei secoli nel mondo, tratteggiando i contorni dell’identità che rende unici questi luoghi e chi li abita. Mangiare, cantare, suonare, scrivere: le arti che umanizzano la storia”.