Un sopralluogo tra ruspe e strutture in costruzione, nel cuore di un cantiere da 70mila metri quadrati alla periferia Nord di Roma. È quello che ha mostrato nei giorni scorsi l’assessora capitolina al ciclo dei rifiuti, Sabrina Alfonsi, in un video diffuso sui canali istituzionali. “Siamo entrati dentro il primo biodigestore della Capitale – ha spiegato – un impianto anaerobico innovativo, con una capacità di 100mila tonnellate l’anno, pensato per trattare la frazione organica dei rifiuti solidi urbani”. L’intervento si inserisce nel più ampio piano per la chiusura del ciclo dei rifiuti di Roma, che punta a ridurre la dipendenza da impianti privati e a limitare i costosi conferimenti fuori regione. Il complesso, il primo pubblico gestito da Ama, sarà dotato di pannelli solari in grado di coprire fino al 70% del fabbisogno energetico. La conclusione dei lavori è prevista per dicembre 2026, mentre i primi carichi di rifiuti dovrebbero arrivare a gennaio 2027. “Un passo concreto verso una Roma più sostenibile”, ha dichiarato Alfonsi, presentando quello che viene descritto come un impianto di nuova generazione, capace di produrre energia pulita e ridurre l’impatto ambientale.
Come funzionarà il biodigestore?
L’impianto in costruzione a Cesano si basa su un processo di digestione anaerobica: i rifiuti organici vengono prima pretrattati e poi spinti all’interno di due grandi biodigestori “semi-dry”, tecnologia che permette un minor consumo di acqua e di suolo. Al termine del processo, che dura circa 90 giorni, la frazione organica si trasforma in biogas, biometano e compost per l’agricoltura. Il biogas sarà usato per produrre energia termica ed elettrica, mentre il biometano alimenterà i mezzi Ama. Un biofiltro depurerà l’aria e un sistema di trattamento restituirà all’impianto l’acqua utilizzata, riducendo così l’impatto idrico complessivo. L’assessora ha sottolineato come il biodigestore rappresenti “un tassello fondamentale verso l’autonomia impiantistica della città”, un obiettivo che Roma insegue da anni per superare le emergenze ricorrenti.
Le critiche del territorio e dei comitati
Nonostante la narrazione ottimistica del Campidoglio, i quartieri di Osteria Nuova e Cesano restano fortemente contrari alla realizzazione dell’impianto. Comitati e cittadini denunciano una scelta “imposta, sbagliata e pericolosa”, sostenendo che il biodigestore sorga in una zona non idonea, priva di adeguate infrastrutture viarie e troppo vicina a scuole, corsi d’acqua e al centro Enea Casaccia, dove sono presenti depositi di rifiuti radioattivi a bassa intensità. Tra le preoccupazioni più forti, quelle legate al traffico pesante dei mezzi Ama, alla mancanza di rotatorie e all’assenza di interventi compensativi per la comunità. A ciò si aggiunge il ritrovamento di 25 tombe etrusche durante gli scavi, che secondo i residenti avrebbe dovuto bloccare il progetto. Ma né i vincoli archeologici né i ricorsi al Tar hanno fermato l’iter: Ama e Comune hanno rimodulato il progetto adeguandolo alle prescrizioni della Soprintendenza, mantenendo però invariata la sostanza.
Fabio Rollo


