La crisi idrica si ripropone questβanno in maniera devastante, con interruzioni del servizio e razionamento dellβacqua potabile; le cause sono molteplici, dalla crisi climatica alla gestione privatistica del servizio, alle inefficienze e sprechi nei Comuni insieme a politiche urbanistiche non sostenibili.
Elemento chiave di questo disastro annunciato Γ¨ la dismissione del ruolo pubblico a favore della gestione privatistica, che nellβATO2 (insieme dei Comuni di Roma ed ex provincia) Γ¨ esercitata da ACEA attraverso la sua controllata ACEA-ATO2.ACEA Γ¨ una SpA che, seppure detenuta per il 51% dal Comune di Roma, opera secondo le regole del mercato, realizza ingenti utili di gestione che in massima parte distribuisce agli azionisti, reinvestendone una quota del tutto insufficiente per lβammodernamento della rete e la continuitΓ e qualitΓ del servizio. Questo spiega perchΓ© continuiamo ad avere ancora una rete colabrodo che nel 2023 ha sprecato, in tutto lβATO, circa 260 milioni di mΒ³ di acqua potabile.
E la βsoluzioneβ alla crisi idrica proposta βdal mercatoβ Γ¨ duplice: succhiare piΓΉ acqua dove ancora cβΓ¨, contribuendo allβulteriore abbassamento delle falde e dei livelli dei laghi, e procedere a interruzioni del servizio e a razionamenti, che nel nostro territorio assumono i connotati di pressing per ottenere dalla Regione lβautorizzazione a prelevare lβacqua del lago.Β
ResponsabilitΓ fanno capo anche alla Regione, che nel 2014 ha approvato e non ha mai attuato la legge n.5/2014 βTutela, governo egestione pubblica delle acqueβ, che ispirandosi allβesito referendario del 2011fissa alcuni importanti obiettivi: fra essi,la razionalizzazione dellβattuale sistema basato su 5 ATO provinciali con la istituzione di nuovi βBacini idrograficiβ, maggiore potere ai Comuni e strumenti di partecipazione popolare. Oggi la si vuole addirittura superarecentralizzandola gestione del Servizio Idrico in un ATO unico regionale: in questo modo – per effetto di un articolo del decreto Sblocca Italia del Governo Renzi – verrebbe perpetuato ed esteso a tutto il Lazio il monopolio di tipo privatistico di ACEA, e si allontanerebbe ancora di piΓΉ il servizio dai territori.
Eβ evidente che questa crisi si puΓ² affrontare intervenendo su ACEA e sulla legislazione regionale; i Comuni, in questo, non hanno alcun potere decisionale, ma possono svolgere un ruolo essenziale: agire in maniera sinergica e attivare rapidamente un coordinamento fra Istituzioni locali, comitati, associazioni e cittadini (che giΓ sono sul piede di guerra con raccolte firme e proposte di βclass actionβ), per indicare una serie di proposte e richieste:al comune di Roma affinchΓ¨orientiACEAadestinare una parte consistente degli utili agli investimenti per lβammodernamento della rete e la qualitΓ del servizio;al Comune di Roma e alla CittΓ Metropolitana affinchΓ¨chiedano alla Regione una rapida attuazione della Legge regionale 5/2014;alla Regione Lazio di respingere lβipotesi di ATO unico procedendo invece allβattuazione alla legge5/2004.
I Comuni, infine, hanno un compito cruciale, che afferisce pienamente alla propria sfera di responsabilitΓ : combattereinefficienze e sprechi (ad esempio realizzando reti duali separate per lβacqua potabile e per lβirrigazione o lβacqua grigia, censire i pozzi e chiudere quelli scavati abusivamente, ecc…), bloccare il consumo di suolo e adottare politiche urbanistiche sostenibili favorendo il recupero dellβacqua piovana nel terreno.
Γ possibile tutto ciΓ²? Le certezze non esistono, conta lβottimismo della volontΓ , e noi de LβAgone ci impegneremo in prima linea.
Giuseppe Girardi


