5 Dicembre, 2025
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L’emergenza idrica nel nostro territorio e il ruolo dei Comuni

La crisi idrica si ripropone quest’anno in maniera devastante, con interruzioni del servizio e razionamento dell’acqua potabile; le cause sono molteplici, dalla crisi climatica alla gestione privatistica del servizio, alle inefficienze e sprechi nei Comuni insieme a politiche urbanistiche non sostenibili.

Elemento chiave di questo disastro annunciato è la dismissione del ruolo pubblico a favore della gestione privatistica, che nell’ATO2 (insieme dei Comuni di Roma ed ex provincia) è esercitata da ACEA attraverso la sua controllata ACEA-ATO2.ACEA è una SpA che, seppure detenuta per il 51% dal Comune di Roma, opera secondo le regole del mercato, realizza ingenti utili di gestione che in massima parte distribuisce agli azionisti, reinvestendone una quota del tutto insufficiente per l’ammodernamento della rete e la continuità e qualità del servizio. Questo spiega perché continuiamo ad avere ancora una rete colabrodo che nel 2023 ha sprecato, in tutto l’ATO, circa 260 milioni di m³ di acqua potabile.

E la “soluzione” alla crisi idrica proposta “dal mercato” è duplice: succhiare più acqua dove ancora c’è, contribuendo all’ulteriore abbassamento delle falde e dei livelli dei laghi, e procedere a interruzioni del servizio e a razionamenti, che nel nostro territorio assumono i connotati di pressing per ottenere dalla Regione l’autorizzazione a prelevare l’acqua del lago. 

Responsabilità fanno capo anche alla Regione, che nel 2014 ha approvato e non ha mai attuato la legge n.5/2014 “Tutela, governo egestione pubblica delle acque”, che ispirandosi all’esito referendario del 2011fissa alcuni importanti obiettivi: fra essi,la razionalizzazione dell’attuale sistema basato su 5 ATO provinciali con la istituzione di nuovi “Bacini idrografici”, maggiore potere ai Comuni e strumenti di partecipazione popolare. Oggi la si vuole addirittura superarecentralizzandola gestione del Servizio Idrico in un ATO unico regionale: in questo modo – per effetto di un articolo del decreto Sblocca Italia del Governo Renzi – verrebbe perpetuato ed esteso a tutto il Lazio il monopolio di tipo privatistico di ACEA, e si allontanerebbe ancora di più il servizio dai territori.

E’ evidente che questa crisi si può affrontare intervenendo su ACEA e sulla legislazione regionale; i Comuni, in questo, non hanno alcun potere decisionale, ma possono svolgere un ruolo essenziale: agire in maniera sinergica e attivare rapidamente un coordinamento fra Istituzioni locali, comitati, associazioni e cittadini (che già sono sul piede di guerra con raccolte firme e proposte di “class action”), per indicare una serie di proposte e richieste:al comune di Roma affinchèorientiACEAadestinare una parte consistente degli utili agli investimenti per l’ammodernamento della rete e la qualità del servizio;al Comune di Roma e alla Città Metropolitana affinchèchiedano alla Regione una rapida attuazione della Legge regionale 5/2014;alla Regione Lazio di respingere l’ipotesi di ATO unico procedendo invece all’attuazione alla legge5/2004.

I Comuni, infine, hanno un compito cruciale, che afferisce pienamente alla propria sfera di responsabilità: combattereinefficienze e sprechi (ad esempio realizzando reti duali separate per l’acqua potabile e per l’irrigazione o l’acqua grigia, censire i pozzi e chiudere quelli scavati abusivamente, ecc…), bloccare il consumo di suolo e adottare politiche urbanistiche sostenibili favorendo il recupero dell’acqua piovana nel terreno.

È possibile tutto ciò? Le certezze non esistono, conta l’ottimismo della volontà, e noi de L’Agone ci impegneremo in prima linea.

Giuseppe Girardi

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