26 Dicembre, 2025
spot_imgspot_img

Giornale del Lago e della Tuscia edito dall'Associazione no-profit "L'agone Nuovo". Per informazioni su pubblicità e le nostre attività: 339.7904098 redazione@lagone.it

Stefania

Nel fitto silenzio del presepe, dove le ombre tremano come respiri e le luci delle lanterne disegnano sentieri dorati, si muove una figura lieve, quasi timida, ma intensa come una preghiera appena sussurrata: Stefania, la vergine dal cuore puro.

La sua storia non appartiene ai vangeli, ma nasce dal popolo, dalle voci antiche che amavano colmare gli spazi lasciati vuoti dalla Scrittura. È una storia semplice e, proprio per questo, tocca l’essenza del sacro.

 

Si narra che Stefania, quando l’eco celeste dell’annuncio risuonò tra le stelle e fece vibrare l’aria come un’arpa d’oro, sentì il cuore incendiarsi di meraviglia. Lasciò la sua casa, come chi segue un presagio antico, e corse verso la grotta, attratta dal Bambino di luce come da un canto che solo le anime pure possono udire. Ma gli angeli, armigeri del Mistero, splendenti come ferri temprati nella fiamma divina, le sbarrarono il passo con le loro ali spiegate: nessuna fanciulla non maritata poteva varcare il cerchio sacro che custodiva la Madre.

Stefania, ferita, ma non vinta, chinò il capo come fanno i pellegrini davanti all’Altissimo. Si allontanò, e fu allora che scorse, ai suoi piedi, una pietra bianca: levigata come la luna d’inverno, silenziosa come un voto non ancora pronunciato. La raccolse con mani tremanti, la avvolse in morbide fasce, come si fascia un sogno, e la strinse al petto. Era un gesto umile, eppure colmo dell’amore che precede la vita stessa: l’amore di chi sa accogliere ciò che ancora non ha nome.

Il mattino seguente tornò alla grotta. Camminava piano, cullando la pietra come fosse già un figlio promesso dal cielo. Gli angeli, vedendo quel moto disarmato di tenerezza, si scambiarono un muto consenso e le aprirono il varco, come si apre una porta sacra a chi porta un’offerta del cuore. Quando giunse davanti a Maria, il prodigio si compì con la dolcezza improvvisa di un lampo benigno: la pietra fremette, prese calore, poi, come destata da un sonno che durava dall’alba dei tempi, starnutì. Dalle fasce sbocciò un bambino, luminoso come una stella appena forgiata nel respiro di Dio.

Così nacque, secondo le antiche cronache, il Figlio della Pietra: dono inatteso, miracolo di chi crede nella vita prima ancora che essa si riveli, segno che il Cielo non dimentica mai coloro che amano dal profondo del cuore.

Narrano le antiche cronache che quel bambino, nato dalla pietra e dall’amore indomabile di una fanciulla fu chiamato Stefano: il Coronato, perché sul suo capo pareva posarsi una luce sottile come un’aureola d’alba; il Prediletto, poiché il suo sorriso aveva la dolcezza di chi è toccato dal favore celeste. Crebbero attorno a lui canti e leggende e molti videro nella sua nascita un segno: che la grazia non scende solo sui potenti o sui sapienti, ma si posa lieve sulle anime pure, su coloro che custodiscono la vita anche quando essa dorme ancora nella pietra.

Ancora oggi, nelle notti d’inverno, quando il vento passa tra i rami come un monaco che recita salmi, si dice che la sua luce continui a brillare: memoria di un miracolo umile, nato dal cuore di una fanciulla che non si arrese al silenzio degli angeli, e che per questo fu benedetta oltre ogni attesa.

 

Da allora, nel presepe napoletano, Stefania vive ancora: una giovane donna che stringe tra le braccia il figlio miracoloso, nato non dalla carne, ma dall’amore. È l’immagine della speranza che vince ogni divieto, della fede che trasforma ciò che è inerte in vita, della purezza che genera il prodigio.

I maestri presepiali la collocano tra le vie laterali, ai margini della scena, come un segreto che bisogna saper vedere: la ragazza che offrì al Natale un gesto di tenerezza, e che ottenne in cambio un miracolo.

Stefania è la controparte luminosa della zingara. La zingara annuncia, presagisce, porta con sé l’ombra del destino. Stefania accoglie, custodisce, trasforma la pietra in bambino.

Due mondi opposti e complementari, due strade diverse che portano alla stessa grotta: il mistero della Natività che si riflette nei cuori umili e nei destini dimenticati.

 

Brano tratto dal libro “Il senso nascosto del Presepe” disponibile solo on line al link: https://bookabook.it/libro/il-senso-nascosto-del-presepe/

 

Riccardo Agresti

Ultimi articoli