25 Dicembre, 2025
spot_imgspot_img

Giornale del Lago e della Tuscia edito dall'Associazione no-profit "L'agone Nuovo". Per informazioni su pubblicità e le nostre attività: 339.7904098 redazione@lagone.it

Il Natale visto con gli occhi dei bambini

Speranze, desideri, aspettative e visioni all’alba della vita

In questi giorni che precedono il Natale, sullo sfondo di tante persone che freneticamente vanno, fanno, comprano, ridono o si arrabbiano, cercano e trovano, parlano e gridano, si baciano e litigano, il mio sguardo cerca i bambini.

Sullo sfondo, appunto.

Forse è il mio bambino interiore a cercarsi in quelle innocenze poliedriche e belle, l’adulto saggio che sa ritornare al tempo beato dell’immediatezza, fatto sta che m’incanto, smarrisco la razionalità imposta dall’adultesimo per perdermi nel pulviscolo dei sogni a occhi aperti.

Mi chiedo se quegli occhietti puliti e quelle manine trascinate dalla frenesia dei loro conduttori credano ancora a Babbo Natale, a quel vecchio buono che vola di tetto in tetto nei cieli freddi che precedono la Santa Notte; mi chiedo se qualcuno gli insegni a scrivere la letterina con i propri desideri, da mettere sotto il caminetto (o sotto la cappa aspiratrice dei fornelli se il caminetto non c’è).

Li guardo, i bambini, sanno ridere per nulla, sorridere a prescindere, trovare entusiasmo nelle condizioni peggiori, con una farfalla che vola, una palla che rotola, una caramella o un fischietto; li guardo e mi sembra di leggerli i loro pensieri, scritti in stampatello ordinato su quaderni a quadretti grandi e le cornicette curate.

Il Natale è la festa di un Bambino che nasce e che cambierà la storia del mondo; ma non è, in fondo, la storia di ogni bambino che nasce, non contribuirà a cambiare a sua volta la storia del mondo con ciò che farà e come lo farà?

In ogni ‘oh’ di stupore c’è la favola delicata di ciò che è ancora possibile, una vocale aspirata e pronunciata a bocca aperta che può ribaltare le logiche corrotte dell’insensibilità, del cinismo, dell’utilitarismo.

In quegli sguardi apparentemente distratti ma in realtà persi a cercare un folletto o una fata, c’è la richiesta di più tempo e meno giocattoli, più racconti e meno silenzi, più calore di abbracci e meno luce fredda di schermi tecnologici.

Il Natale visto con i loro occhi è un abete altissimo e pieno di sfere di vetro che arrivi fin su, su, su,…su, per poter affidare le suppliche a un cielo che sia per tutti casa e serenità, pacificazione e uguaglianza.

Il Natale visto con i loro occhi è il Natale che vorrei, vorremmo tutti noi schierati nelle moltitudini dei giusti, una festa senza lacrime, senza privazioni e senza notti insonni squassate da fragori e lampi di bombe e temporali.

Una festa di case e non di cose, di legami e non di molliche disperse nel bosco, di adulti che sappiano esserci e non divagare; forse questo è il Natale che vogliono i bambini, meravigliosi, unici, impareggiabili cacciatori d’infinito.

Una richiesta. Un desiderio. Un rimprovero, per adulti che corrono dietro al Natale dalle luminarie senza luci e senza futuro.

Gianluca Di Pietrantonio

     

Ultimi articoli