Riceviamo e pubblichiamo
In primo luogo per come è stato prodotto: la determina non contiene alcuna spiegazione chiara sulle motivazioni dell’affidamento, sulle modalità di selezione, né sulle ragioni che hanno portato a individuare un solo professionista destinatario di un incarico di tale entità economica.
Un atto che non espone le prestazioni richieste, la durata dell’incarico o la valutazione della congruità del compenso.
A questo si aggiunge un elemento politicamente sconcertante: l’incarico è stato conferito a un sindaco di Fratelli d’Italia, forza politica oggi all’opposizione del nostro Comune e distante da noi sul piano politico e amministrativo.
Un fatto grave di per sé, ma che evidenzia un problema ancor più profondo: il progressivo abbandono del governo della città a logiche esterne, private e opache.
È ormai evidente che il fondo immobiliare e l’advisor privato cui l’Amministrazione ha affidato la gestione di gran parte del patrimonio comunale stiano esercitando un’influenza crescente non solo economica ma anche politica.
Le scelte strategiche della città – dalla rigenerazione urbana dell’ex Italcementi alle aree di sviluppo urbano – sembrano sempre più dettate da chi opera fuori dalle istituzioni, senza che la cittadinanza sappia nulla sulle modalità, sui vantaggi o sugli impegni assunti dal Comune.
Questo atto si inserisce in una linea di continuità con l’amministrazione passata del Movimento 5 Stelle: la scelta del fondo immobiliare nasce proprio in quella fase, è stata poi confermata e potenziata dalla Lega con Tedesco, e noi l’abbiamo ereditata senza mai metterla realmente in discussione, anzi ampliandone poteri e competenze.
È il momento di cambiare rotta: servono scelte diverse, fondate sul controllo pubblico, sulla trasparenza e sull’interesse collettivo, non su logiche privatistiche.
La nomina dell’architetto Giustini, tecnico riconducibile all’advisor stesso, rappresenta un caso emblematico di potenziale conflitto di interessi: chi oggi riceve l’incarico è parte di quel sistema di consulenza privata che dovrebbe invece essere controllato dall’Ente.
In pratica, controllato e controllore coincidono, in un cortocircuito inaccettabile.
Gli incarichi pubblici che superano i 50mila euro devono, per legge, rispettare procedure di concorrenza e comparazione tra più professionisti (art. 7 del D.Lgs. 165/2001 e art. 17 del D.Lgs. 36/2023).
In questo caso, invece, l’incarico è stato affidato direttamente, tramite una trattativa su MePA con un solo soggetto, senza bando pubblico, senza parere dei revisori dei conti e senza neppure la verifica sull’impossibilità di utilizzare personale interno.
Se poi questa determinazione fosse stata adottata senza la piena conoscenza e condivisione dell’assessore competente, il dirigente firmatario deve essere immediatamente rimosso.
Un atto di questa portata non può essere gestito in autonomia tecnica senza un indirizzo politico chiaro e condiviso.
Per tutti questi motivi, il Partito Democratico di Civitavecchia chiede l’immediata revoca dell’incarico e la verifica di legittimità dell’atto da parte del Sindaco e del Segretario Generale.
È necessario aprire un confronto politico nella maggioranza per ridefinire i criteri di affidamento e garantire la massima trasparenza su tutti i rapporti tra Comune, fondo immobiliare e advisor.
Civitavecchia merita un’amministrazione che torni a rispondere ai cittadini e non agli interessi di soggetti privati.
Questo incarico rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso: non è solo una questione di metodo, ma di credibilità, trasparenza e rispetto delle regole.
PARTITO DEMOCRATICO DI CIVITAVECCHIA


