Ci sono copertine di album musicali che hanno fatto la storia del rock, fotografie o quadri diventati casualmente monumenti da mostrare con orgoglio agli amici, soprattutto grazie al loro contenuto da ascoltare, sempre migliore rispetto alla copertina stessa. Ricordo la mucca di Atom Heart Mother dei Pink Floyd, il faccione rosso di In the Court of the Crimson King dei King Crimson, la giocatrice di Cricket di Nursery Cryme dei Genesis, le pagine di un fantomatico quotidiano inglese di Thick as a Brick dei Jethro Tull. Nella letteratura, forse a causa della maestosità dei contenuti stampati sulle pagine, la copertina la ricordiamo con meno esaltazione, anche se rimane, almeno nel momento della pubblicazione del romanzo, un elemento distintivo che continua ad avere la sua importanza: a chi non piace l’impostazione grafica dei volumi della casa editrice Sellerio? E a chi non piace il loro contenuto?
Anche i titoli e le fotografie di un giornale o di una rivista ricoprono un ruolo fondamentale nell’attirare l’interesse dei lettori consci del fatto che il rapporto tra copertina e contenuto non può essere fuorviante, non lo è nemmeno quando si tratta di una scatola di cioccolatini o di caramelle.
Nel caso della copertina della rivista statunitense Times dedicata a Giorgia Meloni è avvenuto qualcosa di diverso: è stata presa a pretesto per un’esaltazione del personaggio da parte dei suoi supporters italiani, fermandosi alla superficie dell’immagine stampata sulla prestigiosa rivista americana, senza entrare nel merito degli evidenti chiaroscuri dell’articolo. Questa volta la copertina è stata la prima e unica cosa su cui soffermarsi, il contenuto viene dopo e, per alcuni, non viene proprio. Leggere è un esercizio più complesso che osservare e ancora più difficile è capire. Fortunatamente noi, amanti della musica rock, dopo aver osservato, con ammirazione, le copertine dei nostri Long Playing, ci limitavamo ad ascoltare in silenzio, senza nemmeno applaudire fragorosamente e organizzare il coro.
Lorenzo Avincola,


