Una voce è stata silenziata
“Lieta vivo et contenta
da poi che ’l mio bel sole
mi mostra i chiari raggi come suole;
ma così mi tormenta
s’io lo veggio sparire.
che più tosto vorrei sempre morire.”
“Vivo felice solo da quando vedo i tuoi occhi ogni mattina, ma desidero morire quando te ne vai.”
Queste le poche parole che ci sono giunte da parte di Isabella de’ Medici, poetessa e mecenate, affascinante e bellissima figlia del potente Cosimo I de’ Medici, duchessa di Bracciano, molto presumibilmente assassinata brutalmente dal marito Paolo Giordano I Orsini, per strangolamento.
Poco altro ci rimane della sua voce o dei suoi scritti, la sua voce è stata silenziata, ma Isabella de’ Medici, è una “voce” che attraversa il tempo, raccontando la libertà e il costo del potere.
La parola ad Isabella
Giustizia mai è stata fatta e abbiamo voluto restituire a Isabella la possibilità di raccontare i fatti dal suo punto di vista.
<<Volete sapere, capire, ascoltare la mia verità… quella che hanno cercato di seppellire sotto pietre, voci e menzogne. Lo farò.
Mi chiamo Isabella de’ Medici.
Fui amata per la mia cultura, temuta per il mio spirito indomabile.
Sussurravano di me che fossi ribelle, e sì, lo ero. Non sono mai stata ciò che volevano: una pedina dinastica. Non sono mai stata un semplice ornamento della corte.
Ero libera. Libera di pensare, di scegliere chi accogliere, di conversare con uomini d’arte e scienza, di ridere quando alle altre era imposto chinare il capo.
La mia libertà non si vedeva, ma si sentiva. Disturbava. Ero troppo brillante, troppo colta, troppo viva. I miei occhi cercavano orizzonti oltre i confini imposti.
Parlavo come un ministro, ragionavo come un matematico, decidevo come un sovrano. Ero una Medici e non mi sono mai piegata.
Quando, nel 1556, avevo solo sedici anni, mi diedero un marito, cercavo un compagno, un amore, ma Paolo Giordano Orsini era solo un nome, un titolo, un mezzo per stringere un’alleanza. Il mio matrimonio fu solo “politica” e nulla di più. Paolo voleva solo docilità, discrezione, obbedienza.
Ma io avevo studiato e avevo scelto di essere libera. Libera di amare, di parlare, di pensare. Ma tutto questo per il potere maschile è pericoloso, perché ero una donna e le donne non dovevano pensare, ma piegarsi. Essere libere significa essere pericolose.
La libertà, quella che non si tocca, quella che brucia nella mente. Quella libertà, mi condannò.
Fu così che nella mia ultima notte, quel caldo 16 luglio 1576 a Villa Medicea di Cerreto Guidi, la porta della mia camera da letto si aprì. Lui entrò, con un cappuccio da confessore. Con lui, uno sgherro. “Sono venuto per ascoltare la tua confessione,” disse. Era Paolo, lo riconobbi subito. Sorrisi, credendo fosse un gioco. Ma c’era qualcosa di strano, il suo sguardo inspiegabilmente tremava. Esprimeva la sua paura.
Sì, il potere teme chi non si inginocchia.
Mi guardò. Mi odiò. Mi strinse il collo con una corda di seta rossa. Il sicario completò l’atto. Non ebbi il tempo di gridare. Il mio corpo cadde, elegante, silenzioso, come una rosa recisa troppo presto.
Fu ancora un atto politico. Fu un chiaro messaggio: nessuna donna, nemmeno una Medici, poteva violare le regole del patriarcato. Il giorno dopo, scrissero “emorragia cerebrale” perché non si poteva scrivere “vendetta maschile”. Nessuno parlò. Nessuno pianse. Solo sospetti sorsero, nelle menti di miei antichi amici, e la verità cominciò a pulsare tra le pietre.
Quel giorno sembra che Paolo abbia inviato un messaggero a Firenze, affrettato, chiedendo aiuto, mentre altri servitori correvano verso la villa. Un gesto studiato, forse, per proteggersi. I giorni prima erano stati oscuri: mia cugina Leonora, uccisa dal marito Pietro; il mio caro amico Lelio Torelli, assassinato da Troilo Orsini. La mia fine era, forse, parte di qualcosa più grande. Una vendetta o un intrigo nascosto da un fantomatico “malore”.
Risparmiarono la verità: femminicidio, patriarcato.
Ma se può esistere il peggio, questo venne dopo.
Mi silenziarono. Distrussero i miei scritti. Infangarono la mia memoria. Raccontarono storie che tratteggiarono la mia figura come infedele e lussuriosa. Fui accusata e condannata, senza possibilità di confutazione, di ciò che meno accettabile è per i “maschi”, cioè che ricevevo amanti nella Stanza Rossa del Castello di Bracciano e che poi, per evitare scandali, li facevo cadere in una botola segreta che li conduceva a un pozzo con lame e calce viva. Giurarono di aver visto entrare giovani cavalieri e non averli più visti uscire. Mi crearono un volto oscuro, utile per salvare l’onore maschile.
Fu “gioco facile: non avevo più voce per difendermi dalle calunnie. Non ebbi altra scelta: quella di rimanere sulla Terra attendendo che si diffonda la verità. Ora il mio spirito inquieto è la mia voce. Io vivo ancora. Vico nel respiro di ogni donna che osa dire “io decido”. Sono leggenda, ma vera. Sono inquietudine, ma giustizia. Sono più viva di quanto abbiano mai immaginato.
Ancora oggi la mia presenza innaturale parla. La verità è quello spirito che vaga tra i luoghi che avevo amato, le stanze del castello e le rive del lago di Bracciano, o nelle leggende che si raccontano.
Ancora, quando la nebbia confonde i lineamenti della realtà, con il mio abito da notte, percorro le placide rive del silenzioso lago, sollevando lo strascico con la mano sinistra e nella destra ancora un libro di poesie che non ho più completato.
Nella Camera Rossa del castello, dove ricevevo amanti mai esistiti, l’aria si fa spesso gelida e le tende danzano senza vento. Ogni donna che vi sosta e mi pensa, sente un brivido caldo sulla nuca e la mia voce le sussurra piano: “Sii libera, sta attenta.” Lo specchio si vela. Riflette non il presente, ma il mio volto, fiero, immobile e vivo nel respiro di ogni donna che osa dire: “Io decido.”
Leggendario? Forse.
Inquieta? Senz’altro.
Ma io sono giustizia. Sono memoria. Sono la voce che non avete potuto soffocare.
Sono Isabella.>>
Frammenti di verità
Isabella de’ Medici fu una figura controversa del Rinascimento italiano, amata per la sua cultura e temuta per il suo spirito indipendente: era una donna istruita, brillante e soprattutto libera. La sua voce è stata silenziata per secoli. La tragica e misteriosa morte di Isabella ha ispirato scrittori come Alexandre Dumas, che la descrisse come una “femme fatale”, ma studi recenti, come quelli di Elisabetta Mori, hanno smontato la leggenda nera, restituendo a Isabella il ritratto di una donna colta, diplomatica e politicamente attiva.
Le lettere tra lei e Paolo Giordano Orsini, pubblicate e analizzate dalla Mori, mostrano un rapporto affettuoso e rispettoso. Questo non significa negare le zone oscure, ma ricollocare Isabella all’interno di un contesto più storico che leggendario. La “leggenda della botola” nella Stanza Rossa del Castello di Bracciano non trova alcun riscontro documentale, ma riflette piuttosto una costruzione narrativa postuma, funzionale a un immaginario gotico e patriarcale, nel caso specifico di Isabella con intento antimediceo, che riduce le donne potenti a personaggi seducenti e pericolosi.
La villa in cui fu uccisa è oggi un museo e si celebra annualmente “La Notte di Isabella”, una celebrazione con cortei in costume, spettacolo teatrali e concerti che è un modo per ritrovare la sua voce, far parlare i luoghi, la memoria e le donne che portano avanti l’eredità della sua libertà.
Il potere del genere “m”
La figura di Isabella de’ Medici è oggi oggetto di tesi universitarie e ricerche microstoriche, che analizzano come il genere e il potere abbiano influenzato la sua rappresentazione nei secoli. Insomma, Isabella è diventata un simbolo: della libertà femminile repressa, della manipolazione storica, e della forza delle donne nel Rinascimento.
Isabella non fu solo una vittima: fu una testimone. Il suo mito cresce perché parla di tutte le donne che hanno sfidato regole non scritte, rimanendo fedeli a sé stesse, anche quando il prezzo è stata la morte.
Oggi, quel fantasma è un simbolo di coraggio, di eleganza ribelle, di giustizia mai fatta.
“Le donne libere fanno paura. E proprio per questo, lasciano tracce indelebili nella storia.”
Riccardo Agresti


