5 Dicembre, 2025
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Femminicidio come conseguenza di una normalità

La cosa più triste, per chi scrive sulle pagine di un giornale, è sapere che quando l’articolo riguarda i casi di femminicidio, non si rischia mai di produrre un articolo vecchio, qualcosa di superato. Tutto avviene in tempo reale, come la radiocronaca di un importante evento sportivo: sei in diretta e in diretta devi fare le tue considerazioni. Qual è il motivo di una carneficina che sta raggiungendo livelli sempre più preoccupanti ma che ha sempre avuto livelli molto alti? Difficile che un semplice articolopossa dare la giusta risposta a una domanda che ci chiediamo da moltissimi anni, anche perché di risposte ce ne potrebbero essere molte. Un primo ostacolo alla pacifica convivenza tra due persone che credono di amarsi, è il senso di proprietà che è convinto di avere l’uomo nei confronti della donna, è una convinzione che viene da molto lontano e viene spesso  respirata come una normalità. L’abbiamorespirata all’interno delle nostre famiglie e in quelle dei nostri nonni, dove la donna non aveva le giuste occasioni per dimostrare la propria autonomia, sempre ostacolata dall’impossibilità di fare delle scelte. La respiriamo anche nella cultura, che è uno spazio dove le egemonie dovrebbero essere, oltre che oggetto di analisi e discussione, fattivamente eliminate e le differenze, così come nel mondo del lavoro, valutate per il loro effettivo valore. In altre forme continuiamo a respirarla in tutte le religioni, dove la donna continua a essere un elemento molto marginale.

Femminicidio dunque come conseguenza di una normalità, dove la normalità si guarda con gli occhi osservatori del presente. Ricordo che negli anni settanta, nel pieno della battaglia per l’emancipazione della donna, ci sembrava normale che tutti i gruppi musicali che tanto amavamo, non avessero nemmeno una donna che suonasse uno strumento musicale, la donna era relegata al ruolo di cantante e, al massimo, si accompagnava con la chitarra. Oggi molto è cambiato e la maggiore presenza della donna nel mondo del lavoro, nelle istituzioni e in tanti luoghi della nostra società, pur non avendo raggiunto un auspicabile equilibrio, mette in discussione, quotidianamente, il senso di proprietà dell’uomo che, quando si accorge di perdere l’esclusiva, incapace di trovare una soluzione civile valida per tutti, ma soprattutto per se stesso, trova nell’eliminazione fisica di colei che reputa di sua proprietà, il migliore antidoto alla propria disperazione.

E poi ci sono i commenti di chi credeva di conoscere molto bene i protagonisti di queste drammatiche e infinite storie, continuando a descriverli come persone normali, senza aver mai ascoltato uno screzio, una discussione; sì, a volte qualcosa accadeva, ma sempre nella normalità di un rapporto di coppia. Forse è proprio questa normalità, il vero ostacolo. Persone che normalmente incontriamo tutti i giorni ma che possono, improvvisamente, diventare protagoniste di drammatiche storie che sembrano sempre lontane dal nostro piccolo mondo che ci circondae le osservicome si guarda l’acqua di una cascata che, mentre raggiunge il corso d’acqua sottostante, è sostituita da quella nuova che ha appena lasciato il corso d’acqua superiore e non ti accorgi di nulla a causa della naturale continuitàdella caduta.

Lorenzo Avincola

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