15 Giugno, 2025
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La guerra nel cuore dei bambini ucraini: un appello alla guarigione e alla riconciliazione

«Noi qui viviamo sempre sotto la minaccia di bombardamenti notturni, e non solo, senza sosta. Ma quando finirà mai questa orrenda strage?!? La gente è molto stanca… anche i bambini, costretti quasi tutte le notti a dormire nei corridoi degli stabili, nei servizi di casa o, per chi è nei paraggi, nella stazione sotterranea della metropolitana. Fa veramente impressione sentire da bambini di quattro o cinque anni dire: “È scattato l’allarme antiaereo”…»

Così scrive Don Moreno Cattelan, sacerdote italiano della Piccola Opera della Divina Provvidenza, in missione in Ucraina, raccontando un quotidiano che non dovrebbe appartenere a nessun bambino. «I bambini vivono con consapevolezza l’attuale situazione. Sanno bene che sono in guerra… Il pensiero della guerra è presente nei giochi, nelle relazioni, nei disegni, nelle parole quotidiane. Molti loro coetanei sono stati portati in Russia, col raggiro dei genitori o perché rapiti.»
E aggiunge: «Tutto questo ha fomentato un odio e una avversità che resterà presente, anche nei piccoli, per non so ancora quanto tempo. Una generazione non basterà. Noi invochiamo e preghiamo ogni giorno per la pace. Grazie per la vostra vicinanza. Una preghiera vicendevole.»

Dal fronte ucraino, Don Moreno racconta con parole semplici e struggenti la quotidianità di una generazione che cresce sotto le bombe. Bambini di appena quattro o cinque anni che parlano di “allarme antiaereo” come fosse una routine. Dormono nei corridoi, nei bagni, nei rifugi improvvisati. Nei loro disegni non ci sono più fiori o arcobaleni, ma sirene, soldati e dolore.

Questa guerra ha già vinto troppo. Ha strappato l’innocenza, separato famiglie, deportato bambini, seminato un odio profondo. E tutto questo odio – ci ricorda Don Moreno – rischia di durare più di una generazione.

Ma c’è ancora speranza. E quella speranza passa dalla guarigione. Servono psicologi, operatori, missionari della pace che lavorino per restituire fiducia ai più piccoli e consapevolezza agli adulti. Serve una pedagogia del perdono. Soprattutto, serve che le Chiese si facciano protagoniste di una riconciliazione. Le ferite tra cristiani sono un’offesa al messaggio stesso del Vangelo. È tempo che i capi delle Chiese cattolica, ortodossa, greco-cattolica e ortodossa russa si siedano allo stesso tavolo, pregando insieme che Dio torni al centro dell’umanità, oggi smarrita e dilaniata.

La riconciliazione deve arrivare anche tra i popoli: ucraini e russi che hanno condiviso secoli di storia e che oggi si guardano come nemici, anche all’interno delle stesse famiglie. Il nemico vero non è l’altro popolo, ma la menzogna, la propaganda, l’odio coltivato giorno dopo giorno.

Cristo ha detto: “Amate i vostri nemici”. È forse questo il momento più duro per farlo, ma anche il più urgente. Da qui può rinascere la pace.

Florentina Miniosu

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