Sabato 17 e domenica 18, negli spazi agresti della Torara di Canale, cavallo e uomo hanno interagito riproponendo quel rapporto antico di lavoro e affiatamento con cui venivano spostate mandrie alla ricerca di pascoli freschi, ma anche riti tradizionali di gioco.
Anche quest’anno l’evento ha fatto registrare un grandissimo afflusso di persone, oltre mille al giorno, ben diluite nei vasti spazi verdi messi a disposizione dall’Università Agraria di Canale.
Butteri, il nome deriva dal latino ‘boum-dictor’ (conduttore di buoi, o meglio conduttore di mandrie di bui) si sono misurati in caroselli e cabaret equestre, torneo del Saracino e gioco del Cappello; uomini e donne che si sono sfidati cavalcando sulle tradizionali bardelle, le selle più stabili da lavoro, adeguate per il lavoro del vaccaro.
Il vociare allegro dei bambini si è stemperato tra le musiche diffuse e le spiegazioni dello speaker; a far da cornice alle gare, dimostrazioni di mascalcia, l’arte della creazione dei ferri con cui proteggere gli zoccoli dei cavalli, le numerose proposte dell’abbigliamento equestre, l’artigianato locale.
Sua maestà, il cavallo: razze maremmane da lavoro, il cavallo romano della maremma laziale, il tolfetano. Monta buttera da lavoro, monta classica, trotto, galoppo, passi cadenzati, hanno fatto comprendere la versatilità dell’animale nobile per eccellenza, il più antico amico dell’uomo, la cui intelligenza e sensibilità lo adatta anche ai bambini.
Una macchina complessa, quella dell’organizzazione, realizzata grazie al lavoro di 11 persone, i butteri dell’Associazione di Canale, che negli ultimi due mesi hanno lavorato sodo per non lasciare nulla al caso.
Il sospiro di sollievo del presidente Mariano Giovarelli, avvicinato da L’agone al termine dell’ultima gara di domenica pomeriggio. “anche per quest’anno è andato tutto bene. Non ci sono stati infortuni, la macchina dell’organizzazione ha funzionato. Parcheggi, stand gastronomico, le esibizioni degli ospiti, l’apprezzamento del pubblico. Tutto questo ripaga il duro lavoro, l’impegno economico e la scommessa che ogni anno l’Associazione che rappresento fa con la sua visione di mantenimento della tradizione e innovazione”.
Un luogo quasi magico, la Torara, dove si sospende il tempo e si torna, per due giorni, a quei tempi belli scanditi da duro lavoro, ritmi lenti e cibi sani, giornate sempre uguali e sempre diverse trascorse nella natura insieme al collega di lavoro più affidabile e leale: il cavallo.
Gianluca Di Pietrantonio