Pompei, una città morta improvvisamente nel cuore della notte nel 79 d.C. a causa dell’eruzione del Vesuvio, ma che torna sempre a vivere grazie a qualche nuova scoperta.
Infatti, gli ultimi scavi fatti nella casa di Elle e Frisso lungo via del Vesuvio, testimoniano i tentativi da parte degli abitanti della casa di salvarsi dall’eruzione che stava avvenendo.
In questa piccola abitazione, dove sono presenti delle bellissime decorazioni, sono state trovate tracce di alcuni sforzi fatti dagli abitanti che hanno cercato di salvarsi con un disperato gesto, cioè cercando di bloccare l’ingresso di un piccolo ambiente con un letto di cui è stato realizzato il calco. Il tentativo però è stato vano, perché nel frattempo si era creata anche una apertura sul tetto dell’atrio da dove erano entrati frammenti di lava.
Un gesto semplice e disperato per cercare di salvarsi che purtroppo non è servito anche a causa della corrente piroclastica arrivata come un violento flusso di cenere caldissima che ha invaso l’abitazione come le altre insinuandosi in ogni ambiente, per via delle crepe createsi sulla struttura a seguito del sisma che ha anticipato l’eruzione del 24 agosto del 79 d.C. di cui oggi si riescono a trovare le tracce.
Riportati alla luce sono stati altri ambienti ed elementi: tra questi i più importanti sono l’atrio con impluvium (vasca di raccolta delle acque), una camera da letto (cubiculum), una sala da banchetto (triclinium) con delle pareti meravigliosamente decorate oltre a un vano con una tettoia e un’apertura al centro per il passaggio dell’acqua piovana. Proprio questa apertura sembra possa avere determinato l’ingresso dei frammenti di lava che possono essere caduti all’interno dell’abitazione durante le prime fasi dell’eruzione e da cui la vittime hanno disperatamente cercato di proteggersi con un letto.
Tra gli oggetti rinvenuti anche un deposito di anfore, che si trovava in un sottoscala con la funzione di una dispensa, alcune delle quali destinate a contenere del garum, cioè una salsa di pesce e un set di vasellame in bronzo, formato da un attingitoio, una brocca monoansata, una coppa a conchiglia e un vaso a paniere.
Dagli scavi sono emersi anche resti di quattro persone, tra cui un bambino a cui probabilmente doveva appartenere la bulla in bronzo ritrovata, cioè un amuleto che veniva fatto indossare ai figli maschi fino a che non avessero raggiunto una età adulta.
Claudia Reale


