Ci avviciniamo al 1° maggio con due immagini che ancora non riesco a togliermi dalla testa, due passaggi televisivi che ci hanno raccontato che nell’Italia di oggi puoi rischiare qualcosa se esponi uno striscione che descrive il 25 aprile buono come il pane e bello come l’antifascismo e invece puoi tranquillamente urlare in una piazza “presente”, con il saluto romano. La tempestività di chi preferisce indagare dalle parti di chi crede nella libertà e nella democrazia mette veramente i brividi. Festeggeremo questo primo maggio, come abbiamo sempre fatto dopo quel 25 aprile, sì, proprio quello buono come il pane e bello come l’antifascismo, quell’antifascismo che ci ha permesso di tornare a festeggiare il primo maggio e il cerchio si chiude. È un cerchio che racchiude milioni di persone che hanno inteso il lavoro non soltanto come un mezzo per soddisfare i legittimi bisogni della vita quotidiana ma anche come resistenza all’oppressione, come diritto a una vita migliore, come necessità di una società più giusta. La lotta per il lavoro è sempre stata la lotta per la libertà, per la liberazione da ogni abuso e sopruso. Per questo la Festa dei Lavoratori, a partire dal 1924, fu ufficialmente soppressa, per questo l’antifascismo è bello e il 25 aprile è buono come il pane, c’è voluta una giovane fornaia di Ascoli Piceno per farci apprezzare ancora meglio questo 1° maggio alle porte.
Lorenzo Avincola
redattore l’Agone