24 Marzo, 2025
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Frutta secca, c’è un nuovo regolamento europeo

Il 2025 si è aperto con una novità importante per il settore alimentare. Dal 1° gennaio è infatti entrato in vigore il regolamento europeo che prevede l’obbligo di indicare l’origine sull’etichetta di frutta secca sgusciata o essiccata, dalle nocciole alle mandorle, dai fichi secchi ai pistacchi, e dei prodotti di IV gamma (ad es. lattuga, indivia, funghi non coltivati, zafferano, capperi, etc).

Le informazioni relative all’origine dovranno essere visibili chiaramente sull’imballaggio oppure sull’etichetta del prodotto, e dovranno essere più evidenti rispetto a quelle del paese in cui è avvenuto il confezionamento.

In particolare, quando è indicato il Paese dell’imballatore o del trasportatore, o quando la varietà indicata evoca un luogo, l’indicazione del paese di origine deve essere più grande e più visibile rispetto alle altre informazioni.

Rimane fuori dall’ambito di applicazione del regolamento l’indicazione della provenienza della frutta secca usata nella preparazione dei dolci (ad es. le creme di nocciole), che potrà quindi rimanere anonima, anche se i produttori sempre più spesso includono volontariamente questa informazione in etichetta.

Questo pone alcuni rischi legati all’importazione di prodotti dall’estero che potrebbero non rispettare gli stessi standard in termini di residui di sostanze pericolose come i pesticidi vigenti nell’Unione europea.

La normativa ha l’obiettivo di garantire una maggiore trasparenza nel settore alimentare, rendendo chiara la provenienza di questi alimenti, favorendo una maggiore consapevolezza nelle scelte d’acquisto da parte dei consumatori e valorizzando le produzioni locali.

Si tratta di un passo importante per il settore della frutta in guscio che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita dei consumi nel nostro paese (parliamo di 638 mila tonnellate nel 2024 secondo i dati Ismea, il 25% in più rispetto a 10 anni fa), intercettando la crescente domanda di alimenti salutari ad elevato contenuto nutrizionale e l’elevato fabbisogno dell’industria dolciaria nazionale.

La coltivazione delle nocciole in particolare rappresenta un’eccellenza del Lazio, che è la seconda regione italiana per produzione, con oltre 27 mila ettari coltivati, prevalentemente nella zona della Tuscia e un fatturato che, secondo quanto riportato da Coldiretti Lazio, supera i 120 milioni di euro.

Sara Fantini

 

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