Oggi, di fronte al civico 46 a Piazzale di Ponte Milvio, si è tenuta la cerimonia di posa della pietra d’inciampo dedicata a Giovanni Battista Grosso, nell’ambito della sedicesima edizione del progetto “Memorie d’inciampo a Roma”. L’evento, promosso dall’associazione Arte in Memoria con la partecipazione delle istituzioni municipali, ha rappresentato un momento di intensa riflessione collettiva. La piccola lastra di ottone, incastonata tra i sampietrini, restituisce al quartiere il nome di un cittadino che la storia aveva cercato di cancellare.
La storia di Giovanni Battista Grosso
Giovanni Battista Grosso nacque nel 1889. Di professione stagnino, era iscritto al Soccorso Rosso Internazionale – Comitato Pro Vittime Politiche fin dal 1924, segno del suo impegno civile e antifascista. Il 22 dicembre 1943 fu arrestato nei pressi della sua abitazione a Ponte Milvio, durante una delle ondate repressive che seguirono le azioni dei Gruppi di Azione Patriottica (GAP). Deportato il 4 gennaio 1944 con il treno n. 64155 partito dallo Scalo Tiburtino, insieme ad altri 291 antifascisti, fu destinato prima al campo di Dachau e poi a Mauthausen, dove giunse il 14 gennaio. La sua morte venne registrata il 14 luglio 1944 presso il castello-fortezza di Hartheim, uno dei luoghi simbolo dell’annientamento nazista.
Le parole del Presidente Daniele Torquati
Alla cerimonia era presente anche il presidente del Municipio XV, Daniele Torquati, che ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa: “Da quest’anno, e per la prima volta nel nostro Municipio, abbiamo una pietra d’inciampo: un segno concreto di memoria che si unisce al tessuto urbano e alla nostra coscienza collettiva. Ricordare Giovanni Battista Grosso significa ricordare tutti coloro che hanno pagato con la vita la loro libertà e il loro coraggio”.
Cosa sono le pietre d’inciampo?
Le pietre d’inciampo (Stolpersteine in tedesco) sono un progetto ideato dall’artista Gunter Demnig nel 1992 per mantenere viva la memoria delle vittime del nazifascismo. Ogni pietra, realizzata in ottone e inserita nel selciato davanti alle abitazioni delle persone deportate o uccise, riporta nome, data di nascita, data di arresto, luogo e data di morte. Camminando per le strade delle città europee, si “inciampa” simbolicamente in queste storie: un piccolo gesto che obbliga a chinare lo sguardo, a fermarsi, a ricordare.
di Fabio Rollo



