6 Maggio, 2024
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Elezioni europee, è tempo di promesse

Mentre sale sempre più il tasso di astensionismo alle urne

E’ tempo di promesse, i partiti devono iniziare a scaldare i motori della creatività per redigere programmi elettorali carichi di promesse il più possibile credibili. La definizione plastica di promessa elettorale è quella del personaggio portato in scena da Antonio Albanese, Cetto Laqualunque, che descrive gli italiani come un popolo “che si beve qualsiasi sciocchezza, da sempre – in realtà usa una parola più forte – basta promettergli l’impossibile e venderlo come garantito.  Tu gli dici meno tasse, loro applaudono e tu gliele alzi”.

Certo non tutti gli italiani sono così, però ricordando le convinte prese di posizione di alcuni nostri politici di spicco quando erano all’opposizione confrontate con quelle della fase governativa, Cetto Laqualunque appare un moderato. Comunque, la Rete non dimentica, è inutile quindi sottolineare ulteriormente quali siano state tali promesse e come siano state disconfermate, basta navigare in Rete ed è facile ritrovare gli spot della Presidente del Consiglio o del Ministro Salvini, prima e dopo. Per intenderci, non sono solo loro, ma rappresentano comunque un buon esempio. Da che deriva questa percezione negativa della capacità critica degli italiani? Sembrerebbe che nel momento in cui si è chiamati a effettuare una scelta che inciderà inevitabilmente sul proprio futuro, l’elettore abbia una sorta di rifiuto per la politica e non sia in grado di utilizzare gli strumenti critici che questa gli offre per interpretare la propria realtà ed eventualmente reindirizzarla con il proprio contributo.

La prima conseguenza di ciò è il tasso di astensionismo sempre più elevato, dalla Costituente del 1946 alle elezioni del 2022 l’astensione al voto è passata rispettivamente dal 10.9% al 36%, con un minimo di astensione del 6% tra il 1953 e il 1976 (lavoce.info, l’astensionismo ha radici economiche, 14 ottobre 2022). Il dato interessante riportato sul documento e che in parte spiega il fenomeno, è che l’astensionismo sia direttamente correlato al Pil pro-capite, sia in Europa e sia per le regioni italiane, nel 2022 in Calabria – Pil pro capite di 16.384 euro – si sono astenuti dal voto il 49,2% degli elettori, mentre in Emilia Romagna con un Pil pro capite di 33.614 euro l’astensione è stata del 28%.  La disaffezione alla partecipazione viene quindi da lontano e ha portato il 90% degli italiani a dire che le figure che non vorrebbero vedere nei programmi televisivi sono proprio i politici. Tale dato, ripreso dal Rapporto Censis del 2019, porta con sé la sfiducia degli italiani nella Pubblica amministrazione, solo il 29% di essi ne ha fiducia, a fronte del 67% dei tedeschi. Se vogliamo aggiungere benzina sul fuoco, la sfiducia nella politica e nella Pubblica amministrazione si accompagna a un’involuzione nel pensiero sul senso della vita, con una decrescente redditività degli investimenti sociali – come lo studio e il lavoro – generando un ripiegamento sulla propria persona. Un dato per tutti, l’87% degli italiani pensa che sia un errore fare del lavoro il centro della propria vita, mentre l’80% sostiene che in passato si è chiesto troppo a chi lavora e oggi è giusto pensare esclusivamente a se stessi (Rapporto Censis 2023).

Comunque, in attesa delle promesse elettorali, ci si potrebbe domandare con che spirito questo Paese sceglierà i propri rappresentanti nel Parlamento dell’Unione europea, istituzione che travalica i confini nazionali e che dovrebbe rappresentare il nostro futuro.

Salvatore Scaglione

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