20 Aprile, 2024
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Le elezioni (regionali) del trionfo astensionista

Il Centro (considerando pure Forza Italia) arriva appena al 15%

E’ difficile parlare di un’elezione regionale qui nel Lazio dove si è recato alle urne il 37% dell’elettorato, mentre cinque anni fa, quasi fosse un’era geologica diversa, si era recato alle urne ben il 66% degli aventi diritto.

Siamo ormai entrati in modalità “democrazia americana”, dove da anni il presidente viene eletto attraverso il voto di circa il 30% degli aventi diritto, e dunque con poco più del 15% dei voti è possibile guidare quella che è ritenuta, a torto o a ragione, la culla della democrazia mondiale.

Che Francesco Rocca, omonimo del calciatore romanista, prendesse più del 50% dei voti sul piatto era quasi scontato, come la debacle di una sinistra che aveva mandato allo sbaraglio l’assessore regionale alla Sanità, che in questi anni era stato al centro di qualche applauso e molte polemiche per le sue scelte strategiche in materia di covid; D’Amato finisce circa col 34%, mentre la candidata dei 5 stelle si attesta all’11% e il 2% in totale prendono altre due candidate di estrema sinistra.

Nelle ultime due elezioni la sinistra aveva preso il 60% e più dei consensi, considerando i candidati del Pd e dei 5 stelle, qui scende sotto il 50, e la botta è evidente, ma non si poteva aspettare diversamente in questo contesto politico nazionale.

I voti dei partiti

Anche i voti dei partiti rispecchiano l’andamento nazionale, con Fratelli d’Italia che si affermano di gran lunga come primo partito con il 33% dei consensi; segue il Pd al 20, 5 stelle al 9, Lega all’8, Forza Italia al 7, e poi tutti gli altri; anche l’operazione della Sinistra di andare insieme al partito di Renzi e Calenda ha reso solo un 5% dei voti dell’elettorato, ma immagino D’Amato si aspettasse assai di più da quell’area di centro, che nemmeno il voto di preferenza di Rocca è riuscito a intercettare, considerando che le liste di centro-destra arrivano circa al 2,5%.

L’immagine del Paese

Abbiamo quindi l’immagine di un Paese dove l’elettore non vota più, e dove il Centro, anche considerando come tale Forza Italia, raggiunge meno del 15% dei voti, in una nazione notoriamente democristiana, e nonostante una Sinistra ormai in difficoltà.

Non è questa ovviamente la sede per tracciare flussi di voto, o avere idee verosimili del destino politico italiano nell’orizzonte di medio termine, destino che in questo momento sembra saldamente in mano alla Destra, tanto saldamente non solo e non tanto per l’abilità politica della Premier Meloni, ma per l’insipienza politica di una Sinistra che anche a causa dell’opera disgregatrice dei 5 Stelle ha perso il baricentro della sua azione politica.

Perdita del baricentro che in questa tornata elettorale laziale ha determinato il dimezzamento secco delle preferenze al Pd, che sono passate da oltre cinquecentomila a duecentosettantacinquemila, col rischio che se questa emorragia non verrà in qualche modo fermata (con un’idea, un programma, anche solo il banale assunto morettiano di dire “qualcosa di sinistra”) nel giro di poco il Pd dovrà essere non solo ripensato, ma dovrà chiudere i battenti per fallimento. Ma per fortuna, non certo di noi italiani, la Destra col suo Governo potrà aiutare questa Sinistra a riprendersi, in un triste avvicendarsi del Governo del meno peggio, che il cittadino ormai tende a pensare come quello dell’opposizione.

Alessandro Tozzi
Opinionista politico

 

 

 

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