19 Aprile, 2024
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Leggere attraverso le immagini, il momento magico di Monica Vitti

Mercoledì 9 novembre all’interno della biblioteca comunale A. Zucconi di Anguillara Sabazia, nell’ambito della prima rassegna “Leggere attraverso le immagini” patrocinata dalla vicesindaco Paola Fiorucci, è stata la volta del primo appuntamento di una serie molto interessante. Protagonista del pomeriggio Monica Vitti: si è reso omaggio alla poliedrica artista, recentemente scomparsa. Numerose le proiezioni curate da Luigi Lozzi a cui i presenti hanno assistito: filmati e immagini custoditi dalle Teche rai, scene emblematiche dei film in cui la Vitti ha recitato, sia dal periodo antoniniano che di quello della Commedia all’italiana fino ad arrivare agli anni ’70 del Novecento con le sue collaborazioni europee. Prima fra tutte le proiezioni quella di un cinegiornale del 1961 molto ‘pittoresco’ e ironico, sulla quindicesima edizione del Festival di Cannes, con la caratteristica intonazione e cadenza di voce del cronista tipica dell’epoca.


A seguire, la Dottoressa Chiara Ricci, scrittrice, studiosa e ricercatrice esperta di cinema ha presentato il suo settimo libro Monica Vitti Edizioni Sabinae. L’opera è un incontro tra l’attrice, che tutti conoscono, e la storica che la racconta al lettore in tutte le sue sfaccettature. Oltre il suo ruolo di attrice, Chiara Ricci racconta del doppiaggio e di come questo le abbia dato la fortuna, racconta della Vitti regista, ospite e conduttrice televisiva e sceneggiatrice. Il libro contiene un excursus, suddiviso anche per decenni, sulla vita professionale e privata (due campi che nella loro fusione hanno giocato un ruolo fondamentale) dell’artista. Tutto nasce dalla costrizione di dover contrastare la madre (nonostante tutto, molto amata) e le scelte borghesi che avrebbe preferito per sua figlia, fin da bambina Monica Vitti deve andare contro quel qualcosa di ‘classico’, convenzionale (previsto per lei) e le tante convinzioni stereotipate instillatele (non ultime quelle sulla sua mancata bellezza).


Maria Luisa Ceciarelli, vero nome di Monica Vitti (sceglie il cognome d’arte omaggiando sua madre Adele Vittiglia e il nome dopo averlo letto in un libro) si diploma all’Accademia d’Arte drammatica “Silvio d’Amico” ma la sua passione per la recitazione era innata; già anni prima, da piccola, soleva giocare ai burattini dipingendosi le dita e recitando, nei rifugi di una Messina che si doveva proteggere dalla guerra. Interpreta il suo primo ruolo a teatro poco più che quattordicenne recitando di nascosto dalla madre poiché lei le ripeteva sempre: “La polvere del palcoscenico corrode anima e corpo”.

Chiara Ricci ci conduce all’interno del libro e contemporaneamente in un percorso cinematografico, ci narra di come Monica Vitti sia stata la musa per Michelangelo Antonioni – nella tetralogia dell’incomunicabilità – ma anche la regina della Commedia all’italiana rientrando nella ‘Rosa dei cinque’ di questo genere, al fianco dei suoi colleghi Tognazzi, Manfredi, Gassman e Sordi. Con quest’ultimo forma una sorta di ‘coppia di fatto’ cinematografica che li porterà entrambi, nel 1995, ad essere premiati con il Leone d’oro alla carriera. Toccante il racconto della lettera di André Bazin e Roberto Rossellini inviata in albergo a Cannes, nel 1961 durante il Festival, dove alloggiavano la Vitti e Antonioni per fermarne la dipartita – prima del previsto – dalla località francese, a causa di ciò che era avvenuto in sala dopo la proiezione de L’avventura: critiche negative della platea che fecero venire quasi alle mani. Nonostante tutto, il lungometraggio che inaugura la tetralogia dell’incomunicabilità, quell’anno vinse il Premio della giuria mentre La dolce vita vinceva la Palma d’oro. Monica Vitti è un libro che porta a viaggiare, in una parte della Storia del Cinema Italiano, alla scoperta di una donna che ha saputo trasformare le sue debolezze in una forza che l’hanno resa la grande attrice poliedrica quale è stata.
Marzia Onorato
Redattrice L’agone

 

 

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