Biden è contrario al progetto multi-miliardario del gasdotto, volto ad aumentare drasticamente il flusso di gas dalla Russia all’Europa

Salvo sorprese, sarà l’ultimo viaggio di Angela Merkel a Washington nella sua veste di cancelliera: giovedì è attesa alla Casa Bianca, dove incontrerà Joe Biden con l’intento esplicito di rilanciare le relazioni tra la Germania e gli Stati Uniti dopo le difficoltà bilaterali durante l’amministrazione Trump.

Nonostante il presidente americano e il suo segretario di Stato Antony Blinken abbiano colto ogni occasione per ribadire quanto sia importante l’alleanza con Berlino, sono più d’uno i dossier scottanti sul tavolo. Primo fra tutti, il progetto multi-miliardario del gasdotto Nord Stream 2, volto ad aumentare drasticamente il flusso di gas dalla Russia: dopo anni di progettazione e costruzione, il gasdotto potrebbe fornire all’Europa circa 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Biden, come il suo predecessore, è fortemente contrario alla pipeline: la versione ufficiale è che Washington teme che l’Europa con il gasdotto si renda eccessivamente dipendente dalla Russia. E’ vero che nelle ultime settimane i toni della discussione su Nord Stream si sono ammorbiditi, tanto che Washington ha sospeso le sanzioni verso la società che gestisce il progetto: a detta degli analisti, è una scelta che da mettere in relazione con il bisogno di Washington di accertarsi del sostegno di Berlino nella sua strategia della linea dura nei confronti di Pechino.

Ma la partita è tutt’altro che semplice, e non solo perché Merkel continua a difendere il progetto. Quello di Nord Stream è uno dei più imponenti cantieri del Mar Baltico, oltreché il più controverso: da una parte le aziende che vi partecipano vi hanno investito miliardi, ma dall’altra, come scrive lo Spiegel,

“il prezzo che si trova a pagare la Repubblica federale è forse ancora più alto: nessun progetto infrastrutturale si è mangiato negli ultimi decenni un capitale politico così grande”. Il progetto si trova a uno stadio molto avanzato: le navi della Gazprom, il gigante energetico di Stato russo, stanno caricando le tubature a sud dell’isola danese di Bornholm allo scopo di concludere l’ultimo tratto della pipeline.

Nel complesso i cantieri del gasdotto hanno già concluso per il 90% il loro lavoro. Difficile tornare indietro, così come è anche complicato continuare a dire che si tratta semplicemente di un “progetto economico” come ribadito varie volte dalla cancelliera. Merkel sa bene che Nord Stream è un dossier pesante: è un “elemento di disturbo” nelle relazioni con Washington, come afferma un diplomatico tedesco citato dal settimanale tedesco. “Berlino deve andare incontro agli Usa, per dimostrare che la questione delle buone relazioni viene presa sul serio”.

In realtà i colloqui sono da tempo in pieno corso e riguardano le possibili modalità di una mediazione: non solo è facile immaginare che la trattativa intorno a Nord Stream sia stato uno degli argomenti “off” nel recente faccia a faccia tra Blinken e la cancelliera e, ancora di più, nel colloquio con il suo omologo tedesco Heiko Maas. In più, poche settimane fa, Berlino ha inviato negli Usa il consigliere di Merkel per la politica estera, Jan Hecker, per cercare di individuare i primi fondamenti di un accordo.

La questione Ucraina

Altri colloqui tra la cancelleria e la Casa Bianca, si assicura nella capitale tedesca, sono stati condotti la scorsa settimana.  Uno dei nodi è l’Ucraina: una delle ipotesi sul tavolo è quello di offrire a Kiev una “compensazione” per la perdita d’importanza come Paese di transito del gas russo, per esempio offrendo al governo ucraino una cooperazione nel campo della produzione d’idrogeno nonché un contributo miliardario per aiutare a rimettere in sesto la rete di gas ucraina.

Difficile dire se basterà per ammorbidire Washington, che non ha mai gradito la linea di difesa di Merkel verso il progetto, visto oltretutto che anche all’interno dell’Unione europea le resistenze a Nord Stream sono fortissime. Specie nei Paesi dell’Europa dell’est: certo non sorprende che i Paesi baltici e Kiev vedono rosso quando sentono parlare di un gasdotto che rischia di aumentare la dipendenza dell’Ue da Mosca.

Oltretutto nel tempo è cresciuta l’opposizione al progetto anche in Germania: non solo la candidata alla cancelleria nonché leader dei Verdi Annalena Baerbock ha detto che se fosse per lei il progetto sarebbe già stato fermato da tempo, finanche dalle stesse fila della Cdu merkeliana hanno cominciato a levarsi le voci contro Nord Stream. Tra gli altri, il presidente della Commissione esteri al Bundestag, Norbert Roettgen, aveva chiesto di fermare i cantieri sull’onda del caso Navalny.

Una sospensione di Nord Stream l’aveva proposta, tempo fa, anche il segretario generale dei liberali dell’Fdp, Volker Wissing: “Gli interessi dei diritti umani, della libertà e il bisogno di democrazia vengono prima degli interessi economici”.  E allora, a pochi giorni dalla prima visita della cancelliera al nuovo inquilino della Casa Bianca, risuonano le parole pronunciate da Tony Blinken durante la sua recente missione a Berlino: “Per gli Usa la priorità è che la pipeline non venga usata dalla Russia come un’arma”.

E ancora: “La questione è che il gasdotto è quasi terminato. Pertanto ora cerchiamo di trarre qualcosa di positivo da quella che è una situazione difficile. La sicurezza energetica dell’Europa deve essere rafforzata e non indebolita, e questo deve valere anche per l’Ucraina. Su questo stiamo continuando a confrontarci con il nostro partner tedesco”.

Heiko Maas aveva cercato di dare le sue assicurazioni: “Ci accerteremo che il presidente russo Vladimir Putin non abusi del gasdotto per fare pressioni sull’Ucraina. Nel nostro colloquio Antony ha chiarito ancora una volta che gli Usa hanno aspettative molto chiaro per quello che riguarda Nord Stream”. Oltre alle parole, sono necessari dei passi concreti, si fa notare a Washington.

Una delle idee sul campo – ma pare di difficile realizzazione – è quella di prevedere un meccanismo che blocchi il transito del gas se verranno meno i presupposti in quanto a diritti civili in Russia.

Per Merkel – che pure si è dimostrata molto dura con il Cremlino nella vicenda Navalny e che ha diversi fronti aperti con Mosca, dagli attacchi hacker russi nei confronti del Bundestag all’omicidio di un ex ribelle ceceno a Berlino di cui vengono incolpati gli 007 russi – si tratta di un dossier infiammabile, tanto da meritarsi le critiche dello Spiegel: l’affermazione che si tratti di un progetto dal valore eminentemente economico “è assurda: niente in Russia è così politico come l’industria del gas, i cui introiti tengono in vita il sistema-Putin”.

In realtà, il governo tedesco ragiona in maniera opposta: come sottolineato in diverse occasioni da Maas, la pipeline è al contrario uno strumento per mantenere il contatto con Mosca in tempi difficili, mentre la “strategia dei ponti abbattuti” è sbagliata, perché finirebbe per spingere la Russia a rafforzare la sua cooperazione con la Cina, il che non è certo né negli interessi dell’Europa né in quegli degli Stati Uniti.

Ovvio, Merkel e Biden non parleranno solo di Nord Stream. Uno dei temi sul tappeto, si dice a Berlino, sarà quello che la cancelliera chiama la “guerra ibrida” di Mosca, ossia gli attacchi hacker che partirebbero dal territorio russo, già al centro della lunga telefonata che Biden ha avuto ieri con Putin: un tema che per la Germania certo non è nuovo, basti pensare appunto al cyber-attacco che sei anni fa mandò in tilt tutta la rete del Bundestag.

Per intanto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha assicurato che l’incontro è volto a rafforzare le relazioni “profonde e durevoli” tra Germania e Usa. Per Merkel sarà comunque una visita densa di significato anche da un punto di vista personale: durante il suo ‘regno’ oramai lungo 16 anni si è già seduta al tavolo con altri tre presidenti americani prima di Biden, ossia George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump. E, per un verso o per l’altro, non sono mai state passeggiate.
(Agi)

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