19 Aprile, 2024
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La polemica politica su McKinsey consulente del Governo

Per la definizione dei progetti del Recovery Plan, l’esecutivo ha scelto di avvalersi del supporto della società di consulenza. Il Ministero dell’Economia chiarisce: non è coinvolta nella definizione dei progetti, la Governance del Piano resta in capo al Mef

Visti i tempi strettissimi per il varo del Recovery, il governo ha arruolato il gigante mondiale della consulenza McKinsey che avrà così un ruolo di supporto alle scelte per far ripartire l’economia

Secondo quanto rivelano oggi alcuni organi di stampa, la società fornirà analisi dei dati e dell’impatto dei singoli progetti selezionati dal Tesoro. In cambio, la società avrà  un “rimborso spese” ma sarà sicuramente maggiore la ricaduta in termini di immagine visto che dopo quest’incarico avrà sicuramente un posizionamento maggiore sul mercato.

Anche se McKinsey è comunque già famosa: la multinazionale di consulenza strategica ha sede a Chicago, è stata fondata quasi cent’anni fa, e conta ora più di 9.000 consulenti dislocati su 98 sedi in 57 Paesi.

Peraltro, non sarebbe nuova ad incarichi di questo genere: anche l’allora premier britannico Tony Blair si avvalse delle valutazioni di McKinsey per la ristrutturazione dell’Ufficio di gabinetto, diventando oggetto di molte critiche, in primis da parte del Financial Times.

E anche in Italia, a parecchi la notizia che il governo Draghi si avvalerà del suo supporto, non è andata giù. Al punto che è intervenuto il Tesoro che in una nota ha chiarito le motivazioni alla base della decisione di ricorrere alla consulenza di McKinsey.

Innanzitutto, fa sapere il Ministero guidato da Daniele Franco, la società “non è coinvolta nella definizione dei progetti del PNRR“. Non solo, ma “gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia”.

Il contratto con la società inoltre “ha un valore di 25mila euro +IVA ed è stato affidato ai sensi dell’art. 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti sotto soglia”.

La governance del Piano quindi, sottolinea ancora il Tesoro, resta in capo alle amministrazioni competenti e alle strutture del MEF che si avvalgono di personale interno degli uffici.

Quando è trapelata stamane la notizia, dalla stessa maggioranza sono arrivate molte critiche: per Stefano Fassinadi Leu, “così proprio non va. Cosi’, si umiliano le competenze delle pubbliche amministrazioni e si allontana l’accountability politica. Il Parlamento deve intervenire”.

“Con quale mandato? Sulla base di quale decisione?, si chiede il segretario nazionale di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. 

“Visto che il precedente governo – prosegue il leader di SI – e’ stato ‘lapidato’ sulla governance che espropriava il Parlamento, la cosa sarebbe piuttosto grave. Oltre che grottesca”.

Ci va giù duro l’esponente del Pd Francesco Boccia ed ex Ministro per gli Affari Regionali: “Con tutto il rispetto per McKinsey, se le notizie uscite oggi fossero vere, sarebbe abbastanza grave”.

Sulla stessa linea l’ex Ministro del Sud Giuseppe Provenzano: che invita a “richiamare i migliori nello Stato, magari tra i giovani, non delegare a privati esterni funzioni fondamentali. C’è una norma, si attui”.

Non ci vede invece niente di male Osvaldo Napoli, deputato di Cambiamo anche se, osserva, “sarebbe utile e positivo, però, offrire un minimo di spiegazioni su questa consulenza, soprattutto per allontanare ogni ombra o sospetto dai tecnici di via XX Settembre circa la loro adeguatezza e competenza”.

Voce fuori dal coro, gli industriali: “La consulenza di management è un settore di eccellenza che in momenti delicati come quelli che stiamo vivendo può apportare un contributo quanto mai indispensabile. In questo senso l’apprendere che i colleghi di McKinsey siano stati ingaggiati per collaborare alla stesura del nuovo Pnrr non puo’ che farci piacere”, fa notare Marco Valerio Morelli, presidente di Assoconsult, l’associazione di Confindustria che rappresenta le societa’ di Consulenza in Italia.

La precisazione del Tesoro non ha però placato le polemiche: interviene anche l’opposizione. Il co-presidente del gruppo europeo ECR-Fratelli d’Italia Raffaele Fitto avanza una proposta provocatoria: “Il Governo attualmente spende l’incredibile cifra di 155 milioni di euro per le strutture di valutazione, verifica e attuazione delle politiche nazionali e comunitarie e oggi per riscrivere il Recovery si affida a una consulenza esterna della McKinsey. Se le strutture attualmente deputate a questo non sono utili il governo le chiuda e inizi a destinare quelle risorse per i ristori”.

E il senatore di Fratelli d’Italia, Andrea de Bertold osserva con amarezza che”tra Dpcm fotocopia, rimborsi che slittano e adesso incarichi a societa’ di consulenza esterne questo e’ davvero il Conte ter”.

Ma, nelle fila della maggioranza, il M5S – come dichiarano i portavoce dei deputati in Commissione Affari Costituzionali della Camera – invita comunque a mantenere “centrale” il ruolo del Parlamento nella predisposizione del piano e annuncia un’interrogazione parlamentare per fare ulteriore chiarezza.

Da considerare, sottolineano, che “l’Italia è l’unico Paese che ha previsto un coinvolgimento costante delle Camere. Ci aspettiamo chiarezza e per questo depositeremo nelle prossime ore un’interrogazione parlamentare che faccia piena luce sulla vicenda e consenta al governo di dissipare ogni dubbio”.

A gettare acqua sul fuoco, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà: “Il Mef ha chiarito che la governance del PNRR e’ nelle mani delle amministrazioni pubbliche competenti e McKinsey non ha alcun ruolo nella definizione del Recovery Plan. Ora stop alle polemiche e avanti con il lavoro, non e’ il momento di ulteriori fratture”.

(Agi)

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