25 Aprile, 2024
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TikTok. Addio alla piccola Antonella. Il dolore di Palermo; l’arcivescovo: omelia sui giovani

Monsignor Lorefice: «Questa pandemia ha reso i nostri ragazzi più fragili, più impauriti.
Siamo chiamati ad ascoltarli». Scoperta una falla sul social: dati sensibili a rischio.


Tra quattro mesi, nella parrocchia della Santissima Trinità alla Magione a Palermo, Antonella Sicomero, 10 anni, avrebbe dovuto ricevere la prima comunione.

E invece stamani è arrivata nella sua chiesa del quartiere la Kalsa dentro una piccola cassa bianca portata a spalla da chi le ha voluto bene e non avrebbe mai immaginato una tragedia così grande. La bambina era stata trovata giovedì scorso in fin di vita nel bagno di casa con una cintura al collo, forse dopo una sfida estrema di soffocamento su TikTok, forse spinta a “giocare” da qualcuno sul web. È morta il giorno dopo in ospedale. Una challange fatale.

Ai funerali le parole dell’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, sono risuonate tra le navate dell’antica basilica come «un monito e un’implorazione» per tutti: «Questa pandemia ha reso i nostri ragazzi più fragili, più impauriti. Vogliono diventare adulti, vogliono crescere da soli senza genitori, per sentirsi grandi. E i genitori, a volte, si sentono a disagio – ha detto l’arcivescovo – perchè i figli non vogliono più essere bambini, vogliono prendere il volo, sganciarsi, malgrado la fragilità, malgrado la paura. In questi giorni della pandemia la solitudine, la depressione, lo smarrimento sembrano travolgerci. Siamo chiamati ad ascoltare la fatica, il disagio dei giovani, dei più piccoli. Facciamolo insieme».

Davanti al feretro, in un pianto disperato che è durato per tutta la messa d’addio, papà e mamma, Chiara (incinta, aspetta una femminuccia), e Angelo, e gli altri familiari. Più volte i genitori hanno accarezzato la bara della figlioletta dicendo «bimba mia».

Nelle prime file, una schiera di bambini che indossavano una maglietta bianca con stampata una foto di Antonella e la scritta “rimarrai per sempre nei nostri cuori”. «È giunto il momento di salutarti Antonella – ha detto il parroco don Salvo Grimaldi – ma noi ti ameremo per sempre, certo ci mancheranno sempre la tua bontà, la tua innocenza. E a me mancherà la tua presenza qui in chiesa».

All’uscita, finita come d’incanto la pioggia, la bara è stata salutata, sul sagrato, dallo scoppio di petardi, da colombe e palloncini colorati liberati nel cielo, e da un lungo applauso dei presenti. Prima della sepoltura il feretro ha fatto una breve sosta davanti alla scuola “Perez madre Teresa di Calcutta” frequentata dalla bambina.

Intanto il pool di magistrati coordinato dal procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi prosegue le indagini per appurare le responsabilità della morte della piccina. Nel mirino degli investigatori ci sono anche le modalità di accesso a TikTak molto frequentato, a quanto pare, da minorenni.

E, proprio ieri, i ricercatori di Check Point Software Technologies hanno scoperto una vulnerabilità del social network che consentirebbe di accedere a dati sensibili degli utenti, compreso il numero di cellulare. I tecnici l’hanno individuata nella funzione “Trova amici” dell’app. Se lasciata senza aggiornamenti, spiegano, «consente di bypassare le protezioni sulla privacy create per tutelare gli utenti, dando la possibilità di costruire un data base da utilizzare le attività illecite».

A rischio milioni di dati sensibili. I ricercatori hanno comunicato la falla a TikTok che ha rilasciato un aggiornamento per garantire la sicurezza. Il consiglio è quello di aggiornare l’app all’ultima versione.

E il reato di istigazione al suicidio, lo stesso iscritto – contro ignoti – nel fascicolo sulla morte di Antonella, è anche l’ipotesi sulla quale indagano i Pm di Bari in relazione al tragico decesso del bimbo di 9 anni che lunedì si è impiccato nella sua abitazione del quartiere San Girolamo, nel capoluogo pugliese. È un atto dovuto, dicono gli inquirenti, per poter disporre le consulenze, autoptica sul cadavere e informatica sui dispositivi elettronici sequestrati nella casa in cui il piccolo abitava. Ma da una prima verifica sembra che non emergano elementi tali da collegare, in questo caso, l’episodio della morte a giochi online o all’uso di social.

(Avvenire)

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