19 Aprile, 2024
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Ristoratori in piazza a Roma: “Così stiamo morendo. Vogliamo riaprire (in sicurezza) il primo febbraio”

“I soldi non sono arrivati, la gente è disperata, noi chiediamo solo di farci lavorare. I ristori sono bastati solo per coprire un mese di affitto” urlano commercianti e esercenti che stamani si sono riuniti per protestare. “Molti di noi rischiano di chiudere per sempre”

“Siamo scesi in strada perché vogliamo riaprire in sicurezza”. Quasi urla per la rabbia Francesco Testa direttore del noto ristorante Checco allo Scapicollo, mentre manifesta in piazza del Popolo contro i decreti del governo e un lockdown di cui non si vede la fine. “Così stiamo morendo, i ristori non bastano”, conclude.

Al suo fianco ci sono centinaia di ristoratori, titolari di locali, guide turistiche, tour operatori e altri lavoratori della filiera legata a ristorazione e turismo. Tutti chiedono di tornare a lavorare in sicurezza, altrimenti stavolta si rischia la chiusura definitiva di locali, ristoranti, agenzie, imprese: sarebbe un colpo mortale per l’economia romana che si regge su commercio e ristorazione almeno per il 30% del suo volume d’affari.

La rabbia è ben visibile sui volti dei manifestanti che protestano per la terza volta in meno di due settimane: tra gli organizzatori c’è Paolo Bianchini presidente dell’associazione Mio Italia, Movimento Italiano Ospitalità, che lancia l’hashtag rivoluzioneromantica. Ma di romantica c’è ben poco nelle parole dei ristoratori. Che chiedono di riaprire dal 1 febbraio.

Arrivano da più parti del paese, soprattutto da Milano, srotolano lenzuoli con scritto “siamo alla disoccupazione”, urlano la loro rabbia scandendo slogan contro il governo. “Vogliamo rispettare tutte le regole mettendo in sicurezza noi, i clienti e il personale – continua Francesco Testa – i soldi non sono arrivati, la gente è disperata, noi chiediamo solo di farci lavorare. I ristori sono bastati solo per coprire un mese di affitto”.

Francesco Testa che fa parte anche del direttivo del Movimento, stima che in piazza “siamo più di mille persone”. Dati a parte, la disperazione è tanta anche perché non si vede la luce in fondo al tunnel. “Il fatturato del mio ristorante è crollato di almeno il 50% ma le spese vive corrono e nessuno le ferma”, conclude Testa. Un ristorante di grande e media dimensione come Checco allo Scapicollo può arrivare a sostenere almeno 1500 euro di spese vive al giorno tra affitti, bollette e personale, spiega Testa. Ma i ristori sono stati in tutti circa 30mila, in altri termini sono stati sufficienti solo per pagare un mese di spese vive. Dall’altra parte le entrate sono crollate di oltre il 50% e un ristorante come Checco allo Scapicollo può arrivare a fatturare intorno ai 120mila euro al mese: se continua il lockdown si chiude. “Noi dal 23 dicembre siamo completamente chiusi, senza aiuti e senza niente. E stiamo morendo”.

E come lui a Roma ce ne sono migliaia. “I contagi non dipendono dalla ristorazione o dal turismo ma avvengono negli uffici o nei trasporti pubblici che non sono controllati a sufficienza – spiega Stefano Donghi del comitato Tour Operator Roma anche lui presente in piazza del Popolo – anche noi chiediamo di ritornare a lavorare dal 1 febbraio con regole certe e in sicurezza e chiediamo che si prendano tutte le misure necessarie per riprendere a viaggiare. Un terzo delle agenzie di viaggio non ha ancora ricevuto alcun aiuto”.

Arrivano anche altri esponenti politici, soprattutto del centrodestra, ma il Movimento respinge ogni tentativo di politicizzare la protesta. Alcuni manifestanti tentano di raggiungere palazzo Chigi, ma vengono bloccati dalle forze dell’ordine. Nessun momento di tensione, quella già c’è.

(La Repubblica)

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