29 Marzo, 2024
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Rientro, la lettera del liceo Dante: “Studenti e personale non sono pacchi da spostare”

Non si era detto la scuola al primo posto?”

I docenti del liceo classico di Roma si aggiungono dei contrari alla riapertura prevista per il 7 gennaio.

“Nutriamo forti dubbi rispetto alle modalità con cui è stato gestito il ritorno in presenza, impraticabile senza la soluzione di problemi strutturali esterni agli Istituti, con il rischio di dover presto richiudere”

Noi docenti del Liceo Dante Alighieri, in sintonia con la lettera pubblicata dai colleghi del Liceo Tasso il 28/12/2020 sul quotidiano Il manifesto ripresa da La Repubblica in data 30/12/2020, nutriamo forti dubbi rispetto alle modalità con cui è stato gestito il ritorno in presenza delle scuole superiori il 7 gennaio.

L’intesa raggiunta nel Lazio tra Prefettura e Ufficio scolastico regionale diramata attraverso la nota del 24 dicembre non ha visto il coinvolgimento di chi nella scuola “vive” e lavora, di chi potrebbe formulare proposte concrete e realizzabili.

Far tornare gli studenti delle superiori è una priorità anche per noi docenti, ma diventa impraticabile senza la soluzione di problemi strutturali esterni agli Istituti, con il rischio di dover presto richiudere.

Lo scaglionamento imposto con due fasce orarie di entrata (8-10) e di uscita (il 60% degli studenti uscirebbe alle 15,30) e le lezioni fino al sabato, ma su classi che ruotano su 5 giorni, non può rappresentare la soluzione, si tratta invece di decisioni imposte prive di consapevolezza sull’essenza vera della scuola che possono solo danneggiarla.

Gli studenti e il personale tutto non sono pacchi da spostare sul primo o l’ultimo convoglio di un treno, a secondo della disponibilità dei posti a sedere. Non si era detto “la scuola al primo posto”? La scuola è l'”ultima ruota del carro” e queste rigide norme prescrittive, facendosi beffe dell’autonomia scolastica, lo rendono più che evidente.

La scuola non è un luogo dove i ragazzi fanno presenza o socializzano, ma è un’istituzione della società civile atta a formare i futuri cittadini, ha una sua organizzazione complessa e norme così concepite ne rendono impossibile il funzionamento.

Formulare un orario delle lezioni per il 75% dei ragazzi a rotazione, su 6 giorni, garantendo però a ciascuna classe massimo 5 giorni di frequenza a settimana, con classi che entrano ed escono con un orario sfalsato diventa estremamente complesso e, soprattutto, poco funzionale, con enormi ricadute sulla qualità della didattica e sul diritto allo studio, anche perché costringono alla contrazione oraria delle singole discipline.

Il personale viene costretto inoltre a un orario spalmato su 8 ore, con ore di inattività dovute a inevitabili buchi, senza spazi per stazionare in sicurezza, senza il tempo necessario allo studio, alla programmazione; le attività collegiali verrebbero effettuate in tarda serata e su più giorni.

Chi vive al di fuori del raccordo anulare, in provincia o addirittura viene ogni giorno a lavorare da un’altra regione, come una buona percentuale del personale ATA, seguiterebbe a raggiungere il proprio istituto alle 8, perché l’orario dei treni o dei mezzi Cotral non lascia altra possibilità di scelta, vanificando così gli effetti di un eventuale alleggerimento dei trasporti; il ritorno a casa slitterebbe di diverse ore con ricadute pesanti su chi nella scuola lavora, sull’organizzazione delle famiglie e sul rendimento dei ragazzi, che tornerebbero a casa nel tardo pomeriggio, senza aver consumato un pasto vero, senza il tempo adeguato per lo studio, lo sport e il riposo.

Come garantire il 75% di alunni in presenza se non ci sono gli spazi? Derogando al prescritto metro di distanza? E ancora: Qualcuno ha pensato ai riscaldamenti? Verranno spenti sempre alle 13? Non è un dato trascurabile dal momento che per migliorare l’areazione abbiamo costantemente le finestre aperte. È stato approntato un costante controllo attraverso test e tamponi per l’individuazione di positivi asintomatici, visto il gran numero di persone che contemporaneamente frequentano gli ambienti scolastici? Quando sarà vaccinato il personale scolastico?

Inoltre, quanto è sano mangiare un veloce pasto freddo, seduti alla cattedra o al banco (come suggerito) ogni giorno e poi riprendere le lezioni? Perché non si è intervenuti efficacemente sul sistema dei trasporti? Perché non si è pensato allo scaglionamento anche delle altre attività lavorative? Perché tutto deve ricadere sulla comunità scolastica? Perché non lasciare ai singoli istituti la possibilità di organizzare il tempo scuola in modo efficace didatticamente e sicuro, in base agli spazi e alle esigenze del territorio? I nostri ragazzi non sono serbatoi da riempire meccanicamente di nozioni in fasce orarie da catena di montaggio, l’apprendimento è un complesso processo di interazione che, oltre alla presenza, necessita di tempi e spazi opportuni, di interazione serena.

(La Repubblica)

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