28 Marzo, 2024
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Covid Macerata: a 107 anni sconfigge il Coronavirus. “Prendo la vita come viene”

Il compleanno della super centenaria: positiva per oltre un mese, mezza giornata di febbre. “Auguro a tutti amore e rispetto”

Macerata, 2 gennaio 2021 – “Prendere la vita come viene e sapersi adattare”. È il pensiero della lorese Maria Mochi, che ieri ha spento 107 candeline. Nata il primo gennaio del 1914 a Colmurano, ha visto passare la Spagnola, la fame, due guerre mondiali, il terremoto e adesso il Coronavirus. Quest’ultimo l’ha anche vissuto sulla propria pelle, ma per fortuna come positiva asintomatica. A parte un po’ di febbre e l’isolamento, alla fine di dicembre è tornata nella parte non Covid della casa di riposo alla Maestà di Urbisaglia (dove sono delocalizzate, dopo il terremoto, le strutture di Loro Piceno e di Mogliano).

Qui risiede dalla fine di agosto, si trova bene e tira su il morale a tutti. In particolare, è sempre messa vicino a chi si butta giù per dargli forza. La signora Maria non ha avuto figli, ma ha quattro nipoti e sei pronipoti nel territorio, e altrettanti a Pomezia, nel Lazio. È vedova dagli anni novanta. Da quando ha 14 anni vive a Loro Piceno. Prima di sposarsi, aveva lavorato come governante del podestà Filippo Cecchi (l’abitazione, poi, ha ospitato l’asilo nido del paese). Ma tutti la ricordano come la cuoca della materna: ha cucinato per intere generazioni, compreso il sindaco Robertino Paoloni. Questi, l’anno scorso, era andato a trovarla a casa, sempre il primo dell’anno; avevano preso un caffè insieme e fatto una chiacchierata.

Un anno fa, Maria era reduce da un intervento al femore, a cui si era sottoposta alla fine del 2019. In quest’anno particolare, il primo cittadino ha così deciso di portarle un regalo, delle orchidee, passando per la porta di emergenza e affacciandosi sull’uscio del reparto non Covid. E Maria l’ha accolto con il sorriso. “Ogni volta che la incontro – spiega Paoloni – il suo volto è solare. È vispa, lucida e trasmette serenità, dettata dalla sua umiltà e bontà. Non si smetterebbe mai di parlare con lei, è un piacere ascoltarla. È anche molto lucida. Non si prende alcun merito sulla longevità, dice che è una cosa naturale, che non dipende da lei. Dà speranza a tutta la casa di riposo”.

Maria è stata positiva per circa un mese e mezzo, ma senza sintomi al di là di mezza giornata di febbre. Ammette di essere stata fortunata finora per non avere avuto malattie gravi. Di sicuro, è tra le donne più longeve di tutte le Marche. Ma non ha paura di morire. “Quando sarà ora di tornare a casa, quella eterna – dice l’ultracentenaria –, sarò pronta. Ho vissuto fino alla fine, ho fatto quello che potevo. Certo, di alcune cose mi sono pentita, altre avrei potute farle meglio. Ma me ne andrei in pace. La vita va comunque accolta, accettata. Bisogna prenderla per come viene, adeguandosi ai cambiamenti. Altrimenti, quando manca la terra sotto i piedi, si vive male. I valori veri, come il rispetto e l’amore, non hanno tempo e li auguro a tutti per il nuovo anno”. Maria, dall’alto della sua saggezza, è molto concreta: il 2021 non va caricato di troppe aspettative, ma bisogna restare con i piedi per terra, guardando comunque avanti. Nata nel giorno di Maria Santissima Madre di Dio, è anche molto devota.

“Vorremmo fare un ringraziamento speciale a tutto il personale sanitario della casa di riposo di Loro Piceno-Mogliano, che l’ha accudita con cura e dedizione”, dice il pronipote Andrea Salvatelli a nome di tutti. Sembra passata, infatti, la tempesta dei mesi scorsi nella struttura; i medici militari l’hanno lasciata all’inizio di dicembre. A Loro Piceno, Maria ormai è un’istituzione, una sorta di nonnina per tutti. Ieri, in tantissimi le hanno mandato gli auguri, a partire dai familiari, ovviamente in videochiamata a causa del Covid-19. “È un punto di riferimento – conclude il nipote Mauro Contigiani –. Dolce e rigorosa allo stesso tempo. Ad esempio, per il mangiare si è sempre regolata da sola. È il tipo di persona che lascia sempre qualcosa di bello addosso, pure se fosse solo una parola”.

(Il Resto del Carlino)

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