29 Marzo, 2024
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Save The Children: 11 milioni di bambini rischiano di morire di fame

Undici milioni di bambini sotto i cinque anni rischiano di morire di fame in cinque diverse regioni dell’Africa, dell’Asia e del medio oriente.

Lo ha detto la Ong Save The Children che ha elencato alcuni di questi paesi: Afghanistan, Yemen, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e quelli del Sahel centrale (Mali, Niger e Burkina Faso).
Una rappresentante dell’associazione, di cui l’agenzia Sir riporta le dichiarazioni ma non la foto, ha sollecitato la comunità internazionale ad affrontare le cause profonde della carenza di cibo e della malnutrizione: “Solo ponendo fine ai conflitti globali, affrontando la povertà cronica così come i rischi portati dai cambiamenti climatici, nonché costruendo comunità più resilienti, con accesso a servizi nutrizionali forti saremo in grado di garantire ad ogni bambino di crescere sano”, ha detto.
All’opinione pubblica le notizie arrivano in maniera frammentaria e superficiale. Non molti in Italia sanno di preciso che cosa sta succedendo nelle regioni citate.

Il Fatto Quotidiano

ha scritto ieri che in Afghanistan, nonostante gli accordi di febbraio tra Stati Uniti e talebani, la pace continua ad essere un miraggio. Anzi, il livello dell’instabilità e della violenza è addirittura aumentato, e rischia di aumentare ancora con l’eventuale ritiro delle truppe americane.
“Il 28 novembre è stata una domenica di sangue in Afghanistan”, scrive il sito (il 28 era sabato). Almeno 34 persone sono rimaste uccise in due distinti attentati suicidi. In uno dei due sono rimasti feriti anche dei bambini.
Non si sa ancora come si regolerà il nuovo presidente americano Biden dopo il suo insediamento. Trump sarebbe intenzionato a ritirare parte delle truppe prima di passare il testimone al successore.
Secondo un rappresentante del governo afghano intervistato dal Fatto non c’è da fidarsi dei talebani, che “non hanno mostrato alcun impegno per il processo di pace”.

Il sito L’Agone

ha scritto (attingendo a Globalist) che lo Yemen è “nel dramma” e ha riportato la denuncia di varie associazioni (tra cui Save The Children ma anche Amnesty, Oxfam ed altre) per il fatto che il G20 è stato organizzato “a casa del carnefice saudita”.

Tra il 2015 e il 2019 sono stati esportati 17 miliardi di euro di armamenti dai paesi del G20 all’Arabia Saudita, il triplo dei fondi stanziati per alleviare le sofferenze del popolo yemenita.
Nell’articolo si parla di un inasprimento dei combattimenti nei pressi del porto di Hodeidah, quello da cui passa il 70% di tutte le importazioni in Yemen.
Nel 2019 l’Italia ha sospeso per 18 mesi l’esportazione di bombe d’aereo dirette verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La sospensione terminerà il mese prossimo, e comunque non riguarda il traffico di munizioni, pistole, fucili ed altro materiale ad uso militare.

Dal Sud Sudan le informazioni sono più vaghe.

Ha scritto il mese scorso la comunità di Sant’Egidio, attingendo ad Avvenire, che è stato firmato un accordo per il cessate il fuoco tra i militari dell’opposizione armata e il governo di unità nazionale, per cui si guarda con ottimismo al prossimo anno.

Due giorni fa nella regione è passato il presidente egiziano Al Sisi, che ha garantito sostegno illimitato agli sforzi di pace.
Dalla Repubblica Democratica del Congo il mese scorso è arrivata la notizia che non ci sono più epidemie di ebola in corso.

Invece in Mali ieri si è parlato di attacchi ai caschi blu:

si parla di missili contro le basi militari di tre diverse città dello Stato, evento mai successo prima e che non lascia ben sperare.

Un missionario ha parlato del Niger proprio ieri,

nel suo blog sul sito del Fatto Quotidiano, per fare un’analisi delle “intemperie della democrazia” che ha potuto osservare nel Paese: facile dire sulla carta che la sovranità appartiene al popolo, come è scritto nella locale costituzione approvata 10 anni fa; se il popolo viene mantenuto nell’ignoranza, nella povertà, nella paura, è facile poi manipolarlo in occasione delle elezioni.
Notizia di ieri dal Burkina Faso: l’attuale presidente è stato riconfermato, almeno secondo i dati provvisori delle elezioni presidenziali.

Africa Rivista titola: “Il re pigro ha fallito ma resta dov’è”.
Scrive il sito che nel Paese c’è circa un attentato al giorno: il conto dei morti ha superato le 1200 unità; gli sfollati sono oltre un milione. In alcune parti del Paese non si è potuto votare perché lo Stato non vi esercita nessun controllo.

Nel frattempo, anche se rimane lontano dagli occhi del grosso dell’opinione pubblica, continua il conflitto in Etiopia:

ha scritto ieri Rainews che le forze del Tigray hanno rivendicato la cattura del pilota di un caccia abbattuto.
Il sito riporta anche le esortazioni del segretario di Stato americano Pompeo (che chiede la fine dei combattimenti). Sembrerebbe che Al Sisi in Sud Sudan abbia discusso anche di questa situazione in un meeting segreto, ma non si conoscono informazioni più precise.

Gli indipendentisti accusano il governo di portare avanti una campagna genocida; il governo risponde denunciando saccheggi indiscriminati.

https://www.savethechildren.it

Save The Children

 

 

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