28 Marzo, 2024
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Coronavirus e sport: “Senza ci si ammala”

L’appello di Piero Benelli, medico della Vuelle e già colpito (e guarito) dal covid: “Se le scuole di calcio si allenano, senza contatto, anche altri possono farlo”
Le considerazioni di Piero Benelli, docente di Scienze Motorie a Urbino

Pesaro, 24 novembre 2020 – “La chiusura di molte attività sportive è preoccupante: sono d’accordo nel cercare di diminuire le possibilità di contagio, però i danni da inattività fisica sono altrettanto gravi”. Sa quello che dice il dottor Piero Benelli, un’autorità in campo medico sportivo. E non solo: perché lui il Covid l’ha avuto la scorsa primavera provando sulla sua pelle che con questo virus non si scherza. Ma, ugualmente, il responsabile sanitario della Vuelle e della Nazionale di volley maschile (con cui ha vissuto 4 Olimpiadi), docente di scienze motorie all’università di Urbino, solleva il problema.

Perché nella sua struttura passano ogni giorno decine di pazienti che, con fatica, cercano di rimettere in sesto il proprio corpo dopo cadute, incidenti o malattie invalidanti: “Le patologie che dipendono dalla sedentarietà – spiega Benelli – colpiscono soprattutto gli anziani, che con meno muscoli e ossa deboli rischiano di più; i diversamente abili che disimparano i movimenti acquisiti; ma anche i bambini a rischio obesità. Senza contare che il movimento praticato in maniera regolare rafforza l’apparato e il sistema immunitario, evitando quindi di intasare gli ospedali per altre problematiche”.

Con le palestre e le piscine chiuse, Benelli lancia altre proposte: “Dobbiamo cercare soluzioni alternative, sfruttando di più gli spazi all’aperto e magari utilizzando i tanti istruttori che in questo momento sono fermi e senza lavoro. Se le scuole di calcio si allenano all’aperto, senza contatto, non vedo perché non possano farlo anche altre discipline. Inoltre – aggiunge Piero -, visto che non siamo zona rossa, e quindi non c’è la limitazione dei 200 metri, consiglio a tutti di fare delle passeggiate a piedi o di andare in bicicletta, o entrambe le cose, alternate. Ci sono situazioni in cui lo sport è permesso, senza ricorrere ad escamotage banali come qualche circolo tennis che ha dichiarato atleti nazionali semplici frequentatori della struttura”.

Lo sport amatoriale, insomma, secondo Benelli, non deve rinunciare ai suoi spazi: “Chi fa attività sportiva livello professionistico può continuare ed è super controllato, per gli altri – dice – bisogna trovare delle soluzioni perché non rinuncino a fare attività fisica. Poi li vedo io nel mio centro i danni che derivano dall’immobilità”.

E la sicurezza è comunque al primo posto nei centri di riabilitazione, come la sua Fisioclinics: “Certo. Abbiamo rafforzato le misure di prevenzione: i fisioterapisti indossano mascherine Ffp2 e i guanti per certe prestazioni; il lavaggio delle mani è continuo, così come la sanificazione di lettini ed attrezzi. Nelle sale di attesa viene rispettato il distanziamento e c’è un numero massimo di persone che vi può sostare. Ma restiamo aperti: le persone hanno bisogno di continuità, perché qui non si fa del fitness ma terapie. Per evitarle, continuate a muovervi”.

(Il Resto del Carlino)

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