6 Maggio, 2024
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Meloni: «Pronti a collaborare, ma patti chiari. Finita l’emergenza si torna al voto»

La leader di Fdi: dialogo con regole d’ingaggio trasparenti e via le misure sbagliate

 

Se il governo «adesso che la situazione è ormai fuori controllo» vuole davvero coinvolgere l’opposizione — come alcuni propongono nella maggioranza e come Silvio Berlusconi chiede insistentemente — allora secondo Giorgia Meloni «servono patti chiari. Molto chiari».  

Quali?

«Nel caso si immaginasse di volerci trascinare nel loro fallimento, che di questo si parla, pongo tre condizioni.

  • Primo, servono regole di ingaggio trasparenti, chi fa cosa e come.
  • Secondo, il governo deve ammettere che l’efficacia della propria azione è stata nulla e abolire i provvedimenti sbagliati.
  • Terzo, va stabilito fin d’ora, con garanzia del capo dello Stato, che appena usciti dall’immediata emergenza si torna a votare».

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       Insomma: collaborazione in cambio di elezioni? E cosa vuol dire collaborazione? (NdR)

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Una collaborazione sarà a dir poco difficile…

«Qui di difficile, anzi di insopportabile, c’è il modo in cui questo governo ha gestito l’emergenza. Da otto mesi navigano a vista, con il premier Conte che fa Dpcm ogni 4 giorni ben attento ad apparire in tivù nel weekend per parlare agli italiani nel prime time, ora scaricano su intere filiere produttive le loro responsabilità, senza portare alcuna evidenza scientifica sulle responsabilità del contagio da parte di quei settori».

Però sono i provvedimenti che più o meno in tutta Europa si stanno adottando: sbagliano tutti?

«Ma il problema non è la singola misura, è che non si ha idea delle priorità e si manda sul lastrico la gente senza dare alcun ristoro».  

Conte ha assicurato che le categorie colpite avranno aiuti importanti.

«Finché non sappiamo le cifre parliamo del nulla. Il ristoro deve essere totale. E deve prevedere anche il risarcimento per chiunque abbia speso soldi, tanti, per adeguarsi ai protocolli richiesti che ora vengono considerati inadeguati. Siamo pronti a organizzare un presidio permanente davanti a Palazzo Chigi per ascoltare le ragioni di chi sta perdendo tutto, tre parlamentari di FdI che sono anche ristoratori sono pronti allo sciopero della fame finché non sarà chiaro quanti soldi vanno a chi». 

Che altro si poteva fare con questa crescita dei contagi?

«Tutto ciò che non è stato fatto e che noi da mesi chiediamo. Cosa si sta facendo per il trasporto locale, per il tracciamento, per mettere in sicurezza i più fragili?» 

Cosa avreste fatto voi?

«Sicuramente non avremmo detto, come ha fatto Conte, che possono essere chiuse “attività sacrificabili”. Parole terribili, chi vive con quelle attività non può “sacrificare” proprio nulla». 

Esistono alternative?

«Lo abbiamo detto e scritto, da mesi: test rapidi a tappeto per il tracciamento, anche operati da farmacisti; trasporti pubblici potenziati con pullman privati, con taxi collettivi anche degli Ncc; per le scuole termoscanner e non banchi a rotelle, tensostrutture, spazi da chiedere ai privati; sanificazione a spese dello Stato. E soprattutto stabilire un ordine di priorità».

Quale?

«Se le categorie più a rischio, come tutti i dati confermano, sono gli anziani e chi ha malattie pregresse, serve assistenza domiciliare, serve mettere in sicurezza chi non lo è, garantendo ospitalità negli hotel, che tra l’altro non stanno lavorando, per chi non può isolarsi e per chi naturalmente lo voglia. Conviene molto di più spendere per questo tipo di sostegno che per le terapie intensive. Ma invece no, si è agito su singoli settori, massacrandoli, senza una logica».

Non è logico limitare le attività dove maggiormente si concentrano le persone?

«Ma non si può fare un discorso di settore. Se ho un ristorante con grandi spazi, rispetto le regole, perché non posso accogliere i clienti? Si diano prescrizioni stringenti, non divieti uguali per tutti in situazioni diverse. Come diverse sono le situazioni sul territorio. Dove c’è un cluster si chiude, altrove no». 

Servivano piu poteri per le Regioni?

«Su di loro sono state scaricate responsabilità senza dare poteri necessari per rispondere all’enorme sforzo richiesto. Continuiamo a dire che la competenza in materia sanitaria è delle Regioni, ma l’articolo 117 della Costituzione, comma 2, lettera Q, attribuisce allo Stato la “profilassi internazionale”, ovvero tutte le norme necessarie da adottare per evitare che si espanda un’epidemia. E alle Regioni non sono stati attribuiti, o sono stati attribuiti troppo tardi, poteri da commissari straordinari che permettono di operare velocemente in deroga al codice degli appalti».

Oggi però il rischio è la rabbia sociale. I fatti di Napoli non chiamano alla responsabilità anche voi?

«La violenza va condannata senza se e senza ma, da qualunque parti arrivi. Ci sono realtà che stanno approfittando della disperazione della gente e che fanno pagliacciate funzionali al regime, perfino a una strategia della tensione. Ma il disagio c’è. E si affronta solo dando risposte. Protestare contro il governo deve restare legittimo, senza violenza, ma pretendendo soluzioni all’altezza della situazione».

(Corriere della sera)

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