19 Aprile, 2024
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I rischi del telelavoro

Scrive un lettore del Carlino, risponde il condirettore  Beppe Boni

 

Bologna, 19 ottobre 2020 – l posto di lavoro più ambito dagli italiani è l’impiego statale. Parliamo di posto e stipendio sicuri a vita, attività lavorativa non stressante. Il lavoro in Smart rende il posto ancora più appetibile. Non vorrei che il “lavoro morbido” degli statali, percepito da sempre  dai cittadini si realizzasse.

Tino Giordani

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Chiariamo in premessa che è sbagliato giudicare sfaticati tutti coloro che lavorano alle dipendenze dello Stato o della pubblica amministrazione in genere. Ci sono gli specialisti che dribblano l’impegno e la correttezza e ci sono lavoratori onesti (tanti) che dimostrano grande impegno alle dipendenze della pubblica amministrazione. Detto questo, siamo ripiombati nella massima emergenza da ‘China virus’ e se il telelavoro può aiutare tanto di cappello. Serve aumentarne la percentuale? Bene, ma non per sempre. Lo Smart working non può essere un alibi, non è applicabile ad ogni ruolo in modo indistinto, non può valere sempre per tutti. Si dice che il lavoratore da casa rende di più. Forse, ma non sempre. Dipende da caso a caso. Se in diversi uffici pubblici oggi ci sono attese infinite e pratiche inevase significa che il rendimento del telelavoro non è lo stesso del lavoro in presenza. E poi attenzione a pensare di istituzionalizzarlo: potrebbe sempre spuntare un ingegnere pakistano che lavorando al computer dall’altra parte del mondo a costo dimezzato consente di licenziare il professionista che ha svolto le stesse mansioni fino ad oggi in presenza. Meditate, meditate.

(Il resto del Carlino)

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