19 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Brexit, il rischio no-deal e il «modello Australia»

Nessuna nuova, cattive nuove. Il premier britannico Boris Johnson aveva provato a forzare la mano sulle trattative per la Brexit, fissando il summit europeo del 15-16 ottobre come termine ultimo per il raggiungimento di un’intesa.

Non è andata secondo i piani, e ora il numero uno di Downing street torna alla carica con gli ultimatum sui negoziati.

Londra, ha detto Johnson in un video-intervento, è disponibile ad ascoltare le contro-parti europee, purché si registri un «cambio di approccio» rispetto alla linea espressa finora da Bruxelles. In caso contrario il Regno Unito può prepararsi in tutta serenità, si fa per dire, allo scenario di un divorzio no-deal: uno strappo senza accordi che disciplinino e favoriscano i rapporti commerciali fra le due sponde della Manica.
È l’incubo che ricorre dall’inizio delle telenovela diplomatica della Brexit, anche se ora Johnson preferisce chiamarla «soluzione Australia»: una maniera meno allarmante per indicare un’economia che si inquadra esclusivamente secondo le norme globali del commercio, senza accordi bilaterali ad hoc con i partner di turno (in questo caso la Ue).
L’ennesima accelerazione di Johnson, in un duello che si fasempre più insidioso sui tempi, è dipesa dalla delusione sui progressi registrati nelle trattative. Londra e Bruxelles non riescono a conciliare le proprie divergenze sul cosiddetto level playing field (la garanzia di un quadro condiviso di regole sulla concorrenza), il diritto alla pesca (spiega tutto qui Beda Romano) e la governance su qualsiasi accordo siglato in vista del divorzio politico. Johnson sostiene che la Ue avrebbe «abbandonato l’idea di un accordo di libero commercio», anche se ovviamente la sua versione non coincide con quella di Bruxelles.

I leader europei hanno chiesto proprio a Londra di cambiare atteggiamento sulle trattative,

mentre il capo-negoziatore Michael Barnier vuole volare a Londra già domani per procedere con il braccio di ferro. Entrambe le parti sono convinte che l’avversario debba fare un passo in avanti per sbloccare l’impasse diplomatico. Visti i tempi rimasti, e il tono dello scontro, forse sarebbe il caso di attendersene uno indietro.

(IlSole24Ore)

Ultimi articoli