19 Aprile, 2024
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Papa: trovare la cura anche ai virus socioeconomici

Il Pontefice ha rimarcato che non bisogna tornare alla cosiddetta “normalità” 

Non solo occorre cercare una cura “che è importante” per il coronavirus, ne occorre una “anche per i grandi virus umani e socioeconomici”.

Serve “con urgenza” “generare buone politiche“, “rigenerare la società e non ritornare alla cosiddetta ‘normalità’, che è una normalità ammalata, anzi ammalata prima della pandemia: la pandemia l’ha evidenziata!”.

Papa Francesco durante l’Udienza Generale ricorda i vari virus che attaccano i tessuti sociali e riflette sul concetto di “normalità” sottolineando che dire “‘adesso torniamo alla normalità'” non va “perché questa normalità era malata di ingiustizie, disuguaglianze e degrado ambientale“.

La pandemia ha accentuato i malesseri del mondo

Il mondo, ricorda, “soffre per un malessere che la pandemia ha evidenziato e accentuato. Il malessere c’era: la pandemia lo ha evidenziato di più, lo ha accentuato”.

C’è bisogno di “cambiare rotta” e la normalità alla quale siamo chiamati “è quella del Regno di Dio, dove – spiega citando un passo del Vangelo – ‘i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo’. E nessuno fa il finto tonto guardando da un’altra parte. Questo è quello che dobbiamo fare, per cambiare”.

Non tornare alla cosiddetta “normalità” di ingiustizie

Nella normalità del Regno di Dio “il pane arriva a tutti e ne avanza, l’organizzazione sociale si basa sul contribuire, condividere e distribuire, non sul possedere, escludere e accumulare” perché “alla fine della vita non porteremo niente nell’altra vita”, continua il Pontefice che osserva come il gesto che “fa andare avanti una società, una famiglia, un quartiere, una città, tutti” sia “quello di darsi, dare, che non è fare un’elemosina, ma è un darsi che viene dal cuore. Un gesto che allontana l’egoismo e l’ansia di possedere“.

Inoltre il modo cristiano di far questo “non è un modo meccanico: è un modo umano”, rimarca. “Noi non potremo mai uscire dalla crisi che si è evidenziata dalla pandemia, meccanicamente, con nuovi strumenti – che sono importantissimi, ci fanno andare avanti e dei quali non bisogna avere paura – ma sapendo che neppure i mezzi più sofisticati potranno fare tante cosa ma una cosa non la potranno fare: la tenerezza“.

Andare avanti con tenerezza

Quindi è la tenerezza “il segnale proprio della presenza di Gesù. Quell’avvicinarsi al prossimo per camminare, per guarire, per aiutare, per sacrificarsi per l’altro”.

Purtroppo “un piccolo virus continua a causare ferite profonde e smaschera le nostre vulnerabilità fisiche, sociali e spirituali. Ha messo a nudo la grande disuguaglianza che regna del mondo: disuguaglianza di opportunità, di beni, di accesso alla sanità, alla tecnologia, all’educazione: milioni di bambini non possono andare a scuola, e così via la lista”.

Trovare cura a virus socioeconomici

Bergoglio precisa che queste ingiustizie “non sono naturali né inevitabili” ma “sono opera dell’uomo, provengono da un modello di crescita sganciato dai valori più profondi. Lo spreco del pasto avanzato: con quello spreco si può dare da mangiare a tutti. E ciò ha fatto perdere la speranza a molti e ha aumentato l’incertezza e l’angoscia”.

Ecco l’urgenza di trovare una cura anche per i grandi virus umani e socioeconomici, “non bisogna nasconderli, facendo una pennellata di vernice perché non si vedano”, continua condannando il modello economico “che è alla base di uno sviluppo iniquo e insostenibile”.

No a falsi profeti che promettono “l’effetto a cascata”

Non ci si può aspettare che esso risolva i nostri problemi, prosegue Francesco. “Non l’ha fatto e non lo farà, perché non può farlo, anche se certi falsi profeti continuano a promettere ‘l’effetto a cascata’ che non arriva mai”.

E Bergoglio parla del teorema del bicchiere: “Avete sentito voi, il teorema del bicchiere: l’importante è che il bicchiere si riempia e così poi cade sui poveri e sugli altri, e ricevono ricchezze. Ma c’è un fenomeno: il bicchiere incomincia a riempirsi e quando è quasi pieno cresce, cresce e cresce e non avviene mai la cascata. Occorre stare attenti“.

Generare con urgenza buone politiche

“Dobbiamo metterci a lavorare con urgenza per generare buone politiche, disegnare sistemi di organizzazione sociale in cui si premi la partecipazione, la cura e la generosità, piuttosto che l’indifferenza, lo sfruttamento e gli interessi particolari”, avverte ripetendo la ‘ricetta’: “Dobbiamo andare avanti con tenerezza. Una società solidale ed equa è una società più sana. Una società partecipativa – dove gli ‘ultimi’ sono tenuti in considerazione come i ‘primi’ – rafforza la comunione“.

E una società dove si rispetta la diversità “è molto più resistente a qualsiasi tipo di virus”.

(Agi)

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