6 Maggio, 2024
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“Io medico, esclusa dalla riunione di condominio perchè temono il contagio”

Vorrebbe prendere parte alla riunione di condominio, glielo vietano perché è un medico e forse temono un qualche contagio.

Beatrice (nome di fantasia) è originaria di Bari, ha 40 anni e vive a Roma da otto. È oncologa, lavora all’ospedale Sant’Andrea e vive in zona Eur. Quando ha letto il modulo dell’amministratore di condominio, ci ha messo un po’ a capire quanto le veniva richiesto: lei, come tutti gli altri condomini, avrebbe dovuto produrre un’autocertificazione in cui dichiarava “di non appartenere al servizio sanitario nazionale” e “di non essere incaricato dello svolgimento dei servizi pubblici essenziali o di pubblica utilità”.

Poche righe che hanno il sapore di una discriminazione, che suonano comnaviruse una beffa perché tagliano fuori non solo i medici, ma anche tutte le categorie che hanno permesso agli italiani di continuare a vivere e sostentarsi durante il lockdown, lavoratori che non si sono fermati e che nei mesi più duri della pandemia venivano ringraziati con flash mob e applausi dai balconi. “Mi è sembrata una cosa anomala e senza ragione – dice la dottoressa – stiamo cercando di contattare l’amministratore di condominio, quella che ci ha chiesto non è una semplice autocertificazione. È una situazione paradossale, che però mi fa paura. Questo mi sembra il Paese della retorica, in cui tutti ci scordiamo tutto. Non ho mai aspettato un ringraziamento in questi mesi, ma da qui a essere emarginata proprio non lo potevo immaginare”.

Durante il periodo in cui tutta Italia si era chiusa in casa per affrontare il Covid-19, Beatrice ha continuato a lavorare in ospedale – “Al Sant’Andrea Oncologia è stata l’unica branca che ha garantito la continuità assistenziale” – e nell’ottica della riunione di condominio lei risulterebbe a oggi più controllata di altri: “Penso di aver fatto più tamponi e test sierologici della media delle altre persone – aggiunge – Siamo in sorveglianza attiva da marzo, la situazione si era un po’ allentata nei mesi estivi, ma adesso la campagna di screening è ripresa”. Di tamponi finora ne ha fatti quattro, di test sierologici tre, ma a quanto pare per l’amministratore di condominio non contano. “È una questione di rispetto – dice l’oncologa – Io non conosco gli altri condòmini, ma mio marito, che è nella chat del palazzo, ha sollevato la questione e ha ricevuto solidarietà”.

Intanto, però, si insinua un dubbio. Quel modulo potrebbe essere stato una svista dell’amministratore, un eccesso di zelo che si è rivelato offensivo, dato che nell’autocertificazione si dovrebbe dichiarare anche di non avere febbre oltre i 37° né di essere in quarantena. Ma il contenuto stigmatizzante gli potrebbe essere stato suggerito dagli stessi inquilini. E questo, Beatrice, non lo sopporta: “Sono attonita e scoraggiata”. Ma non si perde d’animo. Le sarà difficile prendere parte all’assemblea a causa dei turni di lavoro, ma se non ci sarà un passo indietro da parte dell’amministratore sa come comportarsi: “Farò di tutto per cambiare turno e presentarmi, scrivendo sull’autocertificazione: orgogliosamente medico”.

(La Repubblica)

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