19 Aprile, 2024
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Boris Johnson: lo spettro del “no deal” sulla Brexit ritorna

Il premier britannico avvisa l’Ue: senza un accordo entro metà ottobre, andremo avanti da soli. Bruxelles ricorda gli impegni già presi

Un ultimatum targato Boris Johnson, una legge che rischia di “annullare” alcune intese cruciali sulla Brexit sottoscritte un anno fa, la dura reazione dei vertici dell’Ue: alla vigilia dell’ottavo round negoziale al via domani a Londra, le trattative volte a regolare il futuro delle relazioni tra Unione europea e Gran Bretagna a partire dalla fine dell’anno di transizione sembrano già ad un passo dalla rottura.

Un’escalation vera e propria. Il primo a usare il lanciafiamme è stato il premier britannico, che ha attaccato ieri sera dicendo che un accordo di libero scambio post Brexit dovrà essere concluso entro il 15 ottobre, altrimenti Londra andrà avanti sulla strada del ‘No deal’. Secondo BoJo, la Gran Bretagna sta entrando nella “fase finale” dei negoziati. “Non ha senso pensare a scadenze temporali che vanno oltre quella data”, ha rincarato.

“L’Unione europea è stata molto chiara sul calendario. Lo sono anch’io. Deve esserci un accordo con i nostri amici europei entro il Consiglio europeo del 15 ottobre, per entrare in vigore entro la fine dell’anno”. Traduzione: una rottura tra Londra e Bruxelles è ben possibile. Addirittura il No deal sarebbe “un buon risultato” per il Regno Unito, a detta del premier Tory, che chiede alla controparte di “ripensare le sue posizioni attuali”.

Londra vorrebbe aggirare l’accordo sull’Irlanda

A complicare ulteriormente la partita, la rivelazione del Financial Times, secondo il quale Londra starebbe mettendo in piedi una legge volta ad “aggirare” alcuni dei punti-chiave dell’intesa sulla Brexit già sottoscritta l’anno scorso. Bruxelles reagisce con durezza, nel timore che la nuova normativa finisca per smontare l’impalcatura su cui dovrebbero fondarsi le future relazioni con Londra.

“Tutto quello che è stato sottoscritto dev’essere anche rispettato”, mette le mani in avanti Michel Barnier. “E’ una questione di fiducia riguardante il futuro”, incalza il capo negoziatore dell’Unione europea per la Brexit, parlando all’emittente France Inter. Un altro diplomatico a Bruxelles commenta sconsolato: “Chi vuole concludere un trattato commerciale con un Paese che non mette in atto accordi internazionali?”. In termini analoghi si esprime la stessa presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, che ricorda che il rispetto dell’accordo che regola la separazione fra Regno Unito e Ue è “un obbligo previsto dal diritto internazionale e il prerequisito per qualsiasi relazione futura”.

Il punto è che la nuova normativa che Londra starebbe mettendo in piedi – stando a quel che riferisce il quotidiano della City – inciderebbe su uno dei nodi più sofferti dell’intesa raggiunta nell’ottobre 2019, quello sulle clausole riguardo al confine tra l’Irlanda del nord, che è britannica, e la Repubblica d’Irlanda, che fa parte dell’Ue, depotenziando nel complesso l’accordo sulla Brexit che lo stesso BoJo aveva a suo tempo sottoscritto dopo trattative lunghe e faticose.

In parte, il tema è quello delle sovvenzioni di Stato per le imprese nordirlandesi, che secondo l’accordo della Brexit anche in futuro dovranno rispettare le regole Ue. A detta del Financial Times, Johnson intende “ammorbidire” l’obbligo del governo di Londra riguardo al dovere d’informazione a Bruxelles per questi aiuti, mentre nell’accordo per l’uscita della Gran Bretagna, Londra aveva accettato di segnalare all’Ue le sovvenzioni per imprese quando queste riguardino affari in Irlanda del Nord. D’altra parte, le aziende nord-irlandesi devono rilasciare una dichiarazione per l’export quando vogliono portare i propri beni sul suolo britannico.

L’accordo già raggiunto preserva il mercato interno

Se da una parte il ministro dell’Ambiente britannico,  George Eustice, tenta di gettare l’acqua sul fuoco, sostenendo che vi sarà solo bisogno di “chiarire alcune molteplicità interpretative”, dall’altra Barnier blinda le intese già varate: “Quel protocollo rappresenta una condizione per preservare la pace e l’integrità del mercato interno. Ma è anche la precondizione per la fiducia tra noi”. Le voci di Bruxelles variano dall’irritato all’allarmato: “Da parte britannica finora non c’è stato nessun movimento”, sottolinea un diplomatico europeo: “E se questa cosa non cambierà rapidamente, andiamo in direzione del No deal. Con tutte le sue conseguenze negative”.

(Agi)

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