18 Aprile, 2024
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Esplosione Beirut, Farnesina: morta una cittadina italiana

Una cittadina italiana di 92 anni è morta nell’esplosione di Beirut e almeno dieci connazionali sono rimasti lievemente feriti.

Lo confermano fonti della Farnesina, che stanno monitorando in tempo reale la situazione insieme all’ambasciata d’Italia a Beirut. Si tratta di Maria Pia Livadiotti, nata a Beirut nel 1928 e vedova di Lutfallah Abi Sleiman, già medico di fiducia dell’ambasciata d’Italia in Libano, deceduto 15 anni fa.

A quanto si apprende dall’ambasciata, la 92enne è morta in casa, probabilmente a causa di un trauma cranico dovuto alla forza d’urto dell’esplosione, che ha seminato vittime a diversi chilometri di distanza dal luogo della deflagrazione. Sul suo corpo non vi erano segni di ferite da schegge o lamiere.
Maria Pia Livadiotti era una delle più longeve italiane di Beirut e aveva quasi sempre vissuto nella capitale libanese. Il figlio della donna ha detto di esser stato anche lui lievemente ferito in strada, di aver trovato, al suo ritorno a casa, la madre riversa a terra e di aver capito che purtroppo era già morta.

Un russo interrogato a Cipro sul carico di nitrato di ammonio.

La polizia cipriota ha interrogato un russo dopo la pubblicazione di alcune notizie che lo collegavano alla nave che aveva trasportato le 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio la cui esplosione ha devastato Beirut. “Le autorità libanesi ci hanno chiesto di localizzare questo individuo e di
fargli delle domande, cosa che abbiamo fatto”, ha affermato un portavoce della polizia cipriota. “Le sue risposte sono state trasmesse in Libano”, ha aggiunto. L’uomo, identificato in Igor Grechushkin, non è stato arrestato ma solo interrogato.  Secondo una fonte della sicurezza libanese, nel 2013 la nave MV Rhosus, battente bandiera moldava e proveniente dalla Georgia, fece scalo a Beirut, in rotta verso il Mozambico. Con a bordo 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, che possono essere utilizzate nella composizione di alcuni esplosivi per uso civile, ma anche come fertilizzante. Secondo diversi media, incluso il New York Times, Grechushkin aveva noleggiato l’imbarcazione, costretta ad attraccare a Beirut a causa di un buco nello scafo. Secondo il sito Web Marine Traffic, arrivò il 20 novembre 2013 e non è mai ripartita. Aveva riscontrato problemi tecnici.
Fonti di sicurezza libanesi sèiegano che mentre la Rhosus era in transito a Beirut, una società libanese aveva presentato una denuncia contro la società proprietario della nave, spingendo la giustizia locale a sequestrarla. Il carico fu posto in un hangar e la nave, danneggiata, alla fine affondò.   Il ministero dell’interno cipriota ha negato le notizie secondo cui il russo avesse un passaporto cipriota, offrendo comunque assistenza al Libano. Per il quotidiano cipriota Politis, Grechushkin vive a Limassol, un importante porto di transito nel Mediterraneo, con sua moglie, cittadina russa, in possesso di un passaporto cipriota.

(La Repubblica)

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