6 Maggio, 2024
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Violenza al tempo del Covid-19. La violenza durante il lockdown è aumentata ma sono diminuiti i femminicidi.

La violenza durante il lockdown è aumentata ma sono diminuiti i femminicidi.

Violenza al tempo del Covid-19

Sono molte le donne che si sono trovate in difficoltà nel chiedere aiuto nelle settimane di lockdown, non potendo uscire di casa. Secondo l’Istat, che ha preso in esame le chiamate al numero antiviolenza 1522, durante l’isolamento c’è stato un incremento della richiesta d’aiuto del 73% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Questo fenomeno non è nuovo nella storia dell’uomo: ci sono sempre stati casi di violenza su donne, basti pensare ai tanti episodi di streghe che furono messe al rogo tra il 15esimo e 18esimo sec, tra le quali ricordiamo Giovanna d’Arco. Perché la violenza di genere è ad oggi maggiormente incentrata sulle donne? I cambiamenti avvenuti nel corso degli anni hanno fatto si che si creasse una condizione di evoluzione nel rapporto interpersonale uomo-donna. Questo processo iniziò soprattutto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le donne si trovarono a dover svolgere ruoli affidati prettamente all’uomo, che si trovava in guerra. Ma cosa significa lavoro? Lavoro significa indipendenza e potersi muovere liberamente all’interno della società, per una donna significa aver in mano la propria vita, cosa che in passato non era fattibile poiché dipendeva molto di più dall’uomo. La vita della donna aveva delle tappe ben precise: sposarsi, avere figli e accudirli. Col tempo invece l’esigenza di avere una propria autonomia inizia ad essere sempre di più un obiettivo per la donna, fino a raggiungere l’indipendenza.

“Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna.” citó colei che rivoluzionò il mondo della moda, Coco Chanel. Come lei, anche altre donne note come Greta Garbo -la Divina del cinema-, Rita Levi Montalcini -Premio Nobel per la medicina-, Fabiola Gianotti -prima donna direttrice del CERN di Ginevra- hanno preferito loro stesse agli uomini. Ma come mai l’uomo arriva alla violenza? Spesso i partner, uomo e donna, hanno un’idealizzazione sull’altro che si va poi a scontrare con la realtà e quando ciò accade ci si ritrova di fronte una persona completamente diversa da quella immaginata a cui si chiede di rappresentare dei ruoli importanti per ognuno di noi, che possono essere quelli del amico con cui divertirsi, della sorella che aiuta nel momento del bisogno e della madre con la quale ci si confida. Si arriva quindi a voler ritrovare nel partner il tutto. Spesso si condividono le stesse passioni e ideali e ciò fa sì che i due partner si completino. Quando, nel momento del distacco, una parte di sé va via con l’altra persona, lascia un vuoto che solo parzialmente potrà essere colmato. La mancanza di comunicazione è da sempre un problema nella coppia, in quanto la donna ha una capacità di esprimersi superiore all’uomo: ha una relazione continua col mondo che la circonda. L”uomo quindi non riesce a starle al passo e quando non riesce a verbalizzare con la stessa capacità della donna ricorre alla violenza. In passato l’uomo aveva dei ruoli ben precisi, era lui infatti a gestire la famiglia; col passare del tempo invece questi ruoli sono andati a perdersi arrivando ai giorni nostri dove l’uomo non ha sempre dei ruoli fondamentali nella famiglia, in quanto la donna può tranquillamente prendere il suo posto.

Il Covid-19 è una malattia che come le altre ha dei vari step che una persona, che ci si ritrova, deve superare. Uno di questi step è la rabbia, che si è ritrovati a gestirla da soli in casa con il proprio partner e, dato che il coronavirus ha imposto dei limiti in una società che ne ha sempre avuti pochi, l’uomo si è trovato a scaricare rabbia e tensione sulla donna. Nonostante siano aumentate le violenze sulle donne, le denunce per femminicidi sono diminuite del 33,5% tra il 1 e il 23 marzo. In conclusione, il coronavirus ha solo riflesso la confusione della nostra società.

Michela Lattanzi e Chiara Nasso

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