25 Aprile, 2024
spot_imgspot_img

Pechino dà il via libera alla legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong: ecco cosa prevede e perché è diventato un caso internazionale

Usa, Canada, Regno Unito e Australia: la Cina viola gli impegni internazionali. E gli Stati Uniti minacciano di ritirare lo status speciale all’ex colonia britannica: non è più autonoma

Dopo giorni di tensione che hanno portato anche a uno scontro diretto tra Stati Uniti e Cina in seno al Consiglio di sicurezza dell’Onu, l’Assemblea nazionale del Popolo cinese ha dato il via libera alla controversa legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong. La legge è passata con 2.878 voti a favore, un contrario e sei astenuti. I contenuti sono ancora piuttosto fumosi, ma dagli annunci dei giorni scorsi la norma dovrebbe mettere al bando secessione, eversione, terrorismo e ingerenze straniere a Hong Kong. Una norma che viene letta dai politici pro democrazia come la fine del principio “due sistemi, un unico Paese” alla base degli atti firmati per il ritorno di Hong Kong alla Cina e che è già stata bollata da Usa, Canada, Regno Unito e Australia come un’aperta violazione degli impegni internazionali assunti da Pechino.

Cina, via libera alla legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong

Cosa prevede la legge di sicurezza nazionale?

In realtà quella approvata oggi dall’Assemblea del Popolo non è ancora una vera e propria legge. Il congresso ha incaricato il comitato permanente filocinese, un organo più piccolo delle autorità, di sviluppare leggi che mettano al bando la secessione, la sovversione, il terrorismo e le ingerenze straniere e Hong Kong. Un obiettivo non nuovo a Pechino. Già nel 2003 l’allora chief officer di Hong Kong, l’armatore Tung, aveva cercato di far introdurre una norma simile con l’articolo 23 della Legge fondamentale del territorio seminautonomo ma era stato costretto a dimettersi dopo le proteste che avevano portato in strada mezzo milione di persone. La nuova versione ha due punti particolarmente delicati: da una parte l’estensione delle regole di sicurezza nazionale di Pechino anche a Hong Kong e dall’altra l’esclusione del potere legislativo di Hong Kong attraverso l’elaborazione e l’approvazione di leggi di Pechino. Due punti che, secondo i leader della Movimento degli ombrelli, che si oppone a Pechino, di fatto azzerano l’autonomia di Hong Kong. L’articolo 4 della proposta recita che «se necessario, gli organi di sicurezza nazionale competenti del governo popolare centrale istituiranno agenzie a Hong Kong per adempiere ai doveri pertinenti per salvaguardare la sicurezza nazionale». Questo potrebbe aprire le porte ad arresti e perquisizioni della polizia di Pechino direttamente sul territorio di Hong Kong, una cosa che i cittadini non accetterebbero. Ma tutto dipende dalla sua applicazione e per ora non ci sono dettagli su questo punto.

Hong Kong, tornano proteste e tensioni: oltre 150 arresti

Gli attriti tra Hong Kong e Pechino sono diventati palesi quando migliaia di persone sono scese in piazza per protestare non solo contro la nuova legge sulla sicurezza nazionale ma anche rispetto a una nuova norma, che si sta discutendo in parlamento, che vuole trasformare in reato – con pene carcerarie fino a 3 anni e multe fino a 6.540 dollari – l’insulto o l’uso improprio dell’inno nazionale cinese. Una norma che i rappresentanti pro democrazia vedono come un altro tentativo di Pechino di fare pressione su Hong Kong. Mercoledì la polizia ha arrestato 600 manifestanti, ma questo non ha fermato la protesta. E in Parlamento due esponenti pro democrazia sono stati espulsi dall’aula per le loro critiche durante la discussione della legge. 

Si accende lo scontro con gli Stati Uniti

Proprio la nuova legge sulla sicurezza nazionale ha portato a un nuovo scontro aperto tra Stati Uniti e Cina dopo gli attriti per la questione coronavirus. Washington ha chiesto di discutere la nuova legge al Consiglio di sicurezza dell’Onu dichiarando che questo nuovo provvedimento rischia di minare la pace e la sicurezza internazionali. Pechino ha risposto, invece, che si tratta di una questione interna e che non rientra tra le prerogative del Consiglio di sicurezza discutere delle leggi interne di un Paese. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha annunciato la possibilità che gli Usa ritirino lo status speciale concesso a Hong Kong in termini di interscambio commerciale e per il rilascio dei visti data la perdita di autonomia del territorio rispetto alla Cina. Sarebbe un contraccolpo economico pesante per il territorio considerando che circa 1.300 aziende americane hanno oggi la loro sede a Hong Kong impiegando qualcosa come 100.000 dipendenti. Dopo il via libera della legge sulla sicurezza nazionale i leader pro democrazia di Hong Kong hanno chiesto al segretario di Stato americano e ai leader europei di dare seguito ai loro annunci in modo da fare pressioni su Cina e Hong Kong.

(La Stampa)

Ultimi articoli