16 Aprile, 2024
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Morassut (Ambiente): “Anche i materiali da demolizione rientrano nell’economia circolare”

(LA STAMPA)

Il super ecobonus al 110% del dl Rilancio, il Collegato ambientale atteso in Consiglio dei ministri entro la prima settimana di giugno che conterrà l’abbattimento degli oneri se si realizza un edificio altamente innovativo ristrutturando l’esistente, con interventi di alto livello non solo da un punto di vista ambientale/energetico ma anche sociale. Demolire e ricostruire, spostando le convenienze sulla città esistente e scoraggiando il consumo di nuovo suolo. Introdurre l’economia circolare nella produzione di materiali edilizi, un tema difficile da gestire nel sistema rifiuti, con quelli da costruzioni e demolizioni che il Rapporto rifiuti speciali Ispra 2020 calcola in oltre 60 milioni di tonnellate, il 42.5% del totale degli ‘speciali’ (dati 2018, gli ultimi disponibili sugli speciali). Il sistema delle costruzioni consuma grosse quantità di materiali, tra cui la sabbia, la risorsa naturale più consumata sul pianeta oltre all’acqua. Ecco che si comprende la necessità di avviare al riciclo corretto la maggior quantità possibile di scarti di cantiere: oltre a inquinare se abbandonati, possono trasformarsi in materia prima seconda in un’ottica di economia circolare, abbassando la pressione sull’ambiente, riducendo ad esempio il ricorso alle cave. Da questo punto di vista una buona notizia, poiché entro il governo conta di emettere “rapidamente” il decreto End of Waste per i materiali di demolizione e di aggiornare i Criteri ambientali minimi per altri materiali da costruzione. Roberto Morassut, sottosegretario all’Ambiente, ne parla in una conversazione con La Stampa Tuttogreen.

Dalla più difficile crisi del dopoguerra, con il dl Rilancio arriva il super ecobonus al 110% per gli interventi di efficientamento sismico ed energetico, auspicato da anni dagli ambientalisti e non solo, anche dagli edili. Per essere ammessi alle agevolazioni, è essenziale che gli interventi siano chiaramente qualificati come green, e che siano sostenibili. Quindi non ‘tutti’ gli interventi avranno il superbonus al 110%. Da questo punto di vista funzionerà l’effetto traino del rifacimento del cappotto termico e della sostituzione della caldaia? In effetti si interviene sulle due voci più ‘sprecone’ in un edificio. 
“L’Ecobonus al 110% è disegnato per innescare interventi di riqualificazione più ‘profonda’ dando anche uno shock economico positivo al comparto. L’idea di fondo è di convertire uno strumento che sinora è stato impiegato prevalentemente per fare interventi ‘parziali’ (ad esempio, solo gli infissi), in uno strumento in grado di innescare interventi più complessi con un importante miglioramento in termini di efficienza (ad esempio, il ‘cappotto’). Quello che lei ha chiamato “effetto traino” forse lo chiamerei “effetto sinergico”: incoraggiamo interventi di efficienza “a tutto tondo” che possono portare risparmi molto elevati”.

Requisiti e condizioni ‘eco’, quindi, e tali da far guadagnare due classi energetiche, giusto?
“Anche qui, l’idea sottostante è quella di puntare ad interventi di qualità, in grado di assicurare un risparmio significativo. La necessità di spingere sulla riqualificazione profonda degli edifici è d’altronde chiaramente esplicitata anche nel nostro Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, ed è essenziale per raggiungere gli obbiettivi di medio-lungo termine in termini di riduzione delle emissioni.  Si sta cercando di fare il più possibile per premiare tutte le casistiche di interventi in grado di assicurare un risparmio consistente e duraturo”.

Tra le sue deleghe ci sono il risanamento ambientale e il consumo di suolo, quindi il grande tema della rigenerazione urbana: mettere mano a un patrimonio edilizio vetusto e inefficiente per migliorare l’ambiente urbano, la qualità della vita in città, senza consumare altro suolo e facendo comunque lavorare gli edili, perché non si deve solo costruire, si può anche risanare. Le misure del super ecobonus come si relazionano con questo tema?

“Il tema della rigenerazione urbana e del contenimento del consumo di suolo è più ampio e va affrontato con una profonda revisione dell’ordinamento e della normativa urbanistica ed edilizia. Nel Collegato ambientale, che contiamo di portare in Consiglio dei ministri entro la prima settimana di giugno, vogliamo affrontare questo punto: incentivare gli interventi di ristrutturazione urbanistica che incidono su comparti ampi di città e di tessuto edilizio, abbattendo radicalmente la contribuzione per oneri prevista nel dpr 380 del 2001, il Testo unico dell’edilizia, in cambio di un prodotto altamente innovativo (che comporta maggiori costi) e che preveda attraverso chiari disciplinari costruttivi, standard prestazionali più elevati per efficientemente energetico, uso dei materiali, limitazione del consumo di suolo, servizi pubblici di maggiore prestazione, mixitè sociale degli insediamenti, demolizione e ricostruzione”.Per la demolizione e la ricostruzione c’è un tema di economia circolare…
“Il trattamento ed il riciclo dei materiali provenienti dalle lavorazioni di demolizione è uno dei nostri impegni. Contiamo di emettere rapidamente il decreto End of Waste per i materiali di demolizione e di aggiornare i CAM (Criteri ambientali minimi) per calcestruzzo, gessi e altro. Quello del riciclo del materiale dal settore edile è un ambito da perfezionare, per fare in modo che si separino bene i vari componenti, quindi serve una normativa, e per questo arriva l’End of Waste specifico, e anche per avere materiali più performanti da un punto di vista ambientale, e ridurre anche l’impatto sull’ambiente come è quello portato dalle attività di cava”.

Non consumare suolo e anche risanarlo. Dall’economia circolare alle bonifiche: a che punto siamo con i famigerati Siti di interesse nazionale, i SIN?
“Stiamo chiudendo numerose integrazioni agli accordi di programma già avviati: in particolare per i SIN di Trieste, Marghera, Valle Basento ed altri. Per le discariche abusive la struttura commissariale che ha presentato recentemente il suo quinto rapporto ha già abbattuto la rata di infrazione da 32 milioni a 9 milioni all’anno, e nel Collegato ambientale inseriremo una delega al Governo per riformulare la parte quarta del TUA (Testo unico ambiente) 152/2006 che tratta la materia delle bonifiche, con l’obiettivo di semplificare le procedure e rendere più agevole l’impiego delle risorse da parte delle Regioni e più spedita e certa l’individuazione dei responsabili degli inquinamenti, sui quali far gravare i costi delle bonifiche.

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