29 Marzo, 2024
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Burocrazia e ritardi. i «nemici» della ripartenza

Da: “La pagina delle lettere al Corriere della Sera. Risponde il direttore Luciano Fontana”

Caro direttore,

il coronavirus, come le guerre, imporrà una forte accelerazione al cambiamento economico e sociale. La vera preoccupazione non sono però i cambiamenti in sé, ma una classe dirigente in grado di governarli. Non soltanto i politici, ma tutta l’alta burocrazia dello Stato. L’epidemia ha evidenziato gravi lacune organizzative a tutti i livelli, a cui hanno posto un certo rimedio solo l’intraprendenza e il coraggio dei singoli. Sarebbe facile individuare le situazioni imbarazzanti e i responsabili del recente passato, ma gli italiani devono preoccuparsi del prossimo futuro.
Luigi Fabri

 

Caro signor Fabri,

Come l’emergenza sanitaria anche quella economica e sociale avrà una fase uno e una fase due. Nella prima abbiamo seguito con scrupolo, quasi tutti, le indicazioni del governo, abbiamo sofferto e stretto i denti di fronte alle chiusure delle attività economiche e alle perdite di posti di lavoro nella speranza che tutto questo durasse poco. Il governo (con fatica, confusione e una dose enorme di burocrazia) ha elargito sussidi e sostegni che dovevano servire a fronteggiare l’emergenza. Già in questa fase uno abbiamo capito quanto fosse insufficiente la quantità di risorse a disposizione e quanto fosse inadeguata la classe politica e amministrativa. Due esempi per tutti: i 50 milioni per aiutare le aziende a comprare mascherine, guanti e gel finiti in un secondo e assegnati con un «click day» trasformato in una lotteria; gli ostacoli e la lentezza nel distribuire soldi alle imprese e nel pagare la cassa integrazione a chi restava senza lavoro.
Nella fase due economica e sociale il compito sarà ancora più arduo. Perché se non fossimo un Paese con una crescita così bassa e un debito così alto avremmo affrontato decisamente meglio (vedi la Germania) questa gravissima crisi. Tutti i nodi dell’arretratezza italiana arriveranno al pettine: serviranno riforme radicali per la ricerca e l’istruzione, spinta all’ammodernamento tecnologico e alla competitività globale delle aziende, misure per rendere più ampio il mercato del lavoro (soprattutto quello femminile), provvedimenti drastici per una tassazione più bassa e più efficace. E infine, ma non ultima per importanza, sarà necessaria una guerra senza quartiere alla burocrazia e a tutti quelli che lavorano per rendere più complicato ogni aspetto della nostra vita. Avranno i politici e i burocrati, alti e meno alti, la forza di fare tutto questo? Non ci credo molto ma dobbiamo fare tutto, come cittadini e sistema dell’informazione, perché qualcosa di positivo finalmente accada.

(Corriere della Sera)

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