25 Aprile, 2024
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Nomine Rai, il ritorno del fu ultrarenziano Orfeo. M5s accetta l’accordo col Pd in cambio di Carboni e Di Mare. Laganà: “Solita spartizione”

Caduto il veto grillino, l’ex direttore del Tg1 guiderà il Tg3, mentre l’ex inviato dopo anni di infotainment dirigerà la terza rete.

Il braccio di ferro tra Pd e 5 stelle sembra aver trovato un punto di incontro e il giro di incarichi, previsto nelle prossime ore, dovrebbe passare a maggioranza.

Il consigliere del cda eletto dai dipendenti annuncia che diserterà il voto

Il consigliere del Cda eletto dai dipendenti Riccardo Laganà ha già annunciato che diserterà il voto “per protesta contro il solito metodo spartitorio dei partiti“. Le nomine Rai previste oggi dovrebbero passare a maggioranza, anche se il presidente Foa dovesse mettersi di traverso. Ci sono voluti mesi per far arrivare M5s e Pd a un accordo e riuscire così in quel ribilanciamento degli equilibri richiesto (in particolare dai dem) dopo il cambio di governo. Dopo un lungo braccio di ferro, si è riusciti nell’impresa di sbloccare il nome di Mario Orfeo per un passaggio da Rai Way al Tg3, dirigente indigesto da sempre al Movimento 5 stelle che ha dovuto rinunciare a quello che all’inizio sembrava un veto insormontabile. Non solo per difendere il buon lavoro di Giuseppina Pateriniti, in quota grillina e stimata anche a sinistra, ma per vecchi rancori: da una gestione non ritenuta all’altezza come direttore generale e soprattutto per l’ostilità al Movimento, e una linea ultrarenziana, ai tempi della direzione del Tg1. Orfeo fu oggetto di numerose proposte dal fronte M5s: dalle polemiche per lo spazio sproporzionato a Renzi in piena campagna referendaria per la modifica della Carta fino alle accuse di “golpe renziano” quando divenne direttore generale nel 2017.

“Su di lui c’è un veto di Di Maio”, raccontavano i retroscenisti dopo i numerosi stop al suo sbarco sulla terza rete del servizio pubblico. Un no che, salvo colpi di scena, è stato smussato fino a farlo sparire. L’ex dg resterà così nella storia di Viale Mazzini per aver ottenuto nella sua carriera la direzione del Tg1, Tg2 e ora del Tg3. E’ il nome chiesto da mesi sia da Italia Viva che dal Pd, perché il partito di Zingaretti ha più volte spinto per un riequilibro in tema di poltrone, in parte già ottenuto con le nomine delle direzioni di rete a gennaio e con l’arrivo di Stefano Coletta a Rai1. La Paterniti va alla Direzione Editoriale News, direzione che fu di Verdelli, un posto di prestigio sul fronte del coordinamento, ma che, in quando a poteri effettivi, viene considerato di secondo piano.

La Rai3 al femminile con direzione di rete e tg perde le sue “quote rosa” suscitando la reazione delle commissioni Pari opportunità di Fnsi, Usigrai e Odg e l’associazione Giulia Giornaliste, rilevando che “ancora una volta sono le donne a essere sacrificate sull’altare della lottizzazione politica” e “respingiamo con fermezza l’idea che a farne le spese siano le uniche due donne ai vertici di una rete”.

Se il Movimento 5 Stelle perde il Tg3, difendendo la direzione del Tg1 con Giuseppe Carboni, ottiene in cambio, questa sarebbe stata la pedina per cedere su Orfeo, la direzione di Rai3 con Franco Di Mare. Per la prima volta la rete che fu di Guglielmi non finisce nelle mani del centrosinistra, il giornalista solo lo scorso gennaio era stato nominato alla direzione del Daytime. Il piano industriale di Salini, che prevede le nuove direzioni orizzontali, è però sospeso fino a dicembre 2020, con il rischio di finire in un cassetto anche nel 2021.

Di Mare arriva, dunque, alla direzione della tv della formazione, pedagogica, culturale dopo anni di infotainment (Unomattina e La Vita in Diretta) ma con un passato da inviato di guerra. Di Mare (di cui nel 2011 il Fatto Quotidiano raccontò la partecipazione a una convention promozionale insieme ad altri mezzibusti del Tg1), figura ben radicata in Rai da generazioni e capace di destreggiarsi in qualsiasi periodo tra governi di centrodestra e di centrosinistra, è il nome sostenuto con forza dallo stesso ministro pentastellato Vincenzo Spadafora, che sulle trattative per le nomine Rai ha giocato un ruolo fondamentale. Così Silvia Calandrelli lascia Rai3 dopo appena tre mesi, terrà però le direzioni di Rai Cultura che comprende Storia e Scuola. La Lega conserva la guida del Tg2 con Sangiuliano e ottiene la presidenza di RaiCom con Teresa De Santis, il ruolo di amministratore delegato sarà affidato ad Angelo Teodoli dal 1 giugno con il ritorno di Monica Maggioni all’infomazione. La giornalista dovrebbe ottenere in cambio un programma su Rai1, probabilmente un talk show al lunedì sera in seconda serata, posto lasciato libero da Di Mare e Frontiere.

Per la prima volta una donna dirigerà Radio Rai 1 e il GR: l’ex quirinalista e vicedirettore del Tg1 Simona Sala prenderà il posto di Luca Mazzà, quest’ultimo in attesa di una ricollocazione. RaiWay, asset importante per la tv pubblica, avrà Giuseppe Pasciucco come presidente al posto di Orfeo mentre Aldo Mancino sarà l’amministratore delegato. A Rai Cinema la riconferma della presidenza di Nicola Claudio e di Paolo Del Brocco come ad.

Le nuove nomine rafforzano il potere di Salini e il suo futuro a Viale Mazzini? Secondo il quotidiano La Repubblica voci insistenti assicurerebbero l’addio dell’ad a giugno, dopo l’approvazione del bilancio, direzione Netflix. Lasciando l’azienda prima della scadenza del suo mandato, luglio 2021, il dirigente non sarebbe vincolato alla clausola di non concorrenza per un anno. Il colosso americano ha appena aperto una sede a Roma e vorrebbe puntare su di lui, ipotesi che però dal settimo piano Rai smentiscono con forza.

(Il Fatto Quotidiano)

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