2 Dicembre, 2024
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Fca chiede un prestito? Le “molte incognite” alla base

Per Giuseppe Berta, docente di Storia Economica alla Bocconi, occorre interrogarsi innanzitutto sul “ruolo” che la Francia potrà giocare alla luce del progetto di fusione con il colosso francese Psa, nonché sulle condizioni che il governo italiano potrà porre e l’eventuale uso che si potrà fare di questi fondi nel caso in cui il prestito sarà concesso. 

La richiesta di Fca di accedere a una linea di credito con garanzia pubblica di Sace da circa 6,3 miliardi di euro presenta “alcune incognite” a partire dal “ruolo” che la Francia potrà giocare alla luce del progetto di fusione tra il gruppo proprietario di Fiat e Chrysler e il colosso francese Psa, delle condizioni che il governo italiano potrà porre e dell’eventuale uso che si potrà fare di questi fondi nel caso in cui il prestito sarà concesso. È l’analisi del professore Giuseppe Berta, docente di Storia economica all’Università Bocconi di Milano.

Con la fusione con Psa, cosa farà il Governo italiano?

“La Francia è già nel capitale di Renault e Psa e non uscirà, anzi il governo francese ha intenzione di far pesare la sua voce sul destino della produzione automobilistica nazionale”, spiega all’AGI il professore sottolineando che “i due gruppi non sono nella stessa posizione rispetto ai due governi interessati dall’operazione e forse a questo tavolo manca un convitato”. La richiesta di Fca “non mi sorprende”, sottolinea Berta ricordando che l’Economist ha dedicato un approfondimento alla crisi dell’auto da cui emergeva che si tratta “di uno dei settori piu’ violentemente colpiti” dall’impatto dell’epidemia Covid, e che “c’è il rischio che si bruci liquidità per circa 50 miliardi di dollari relativamente ai primi otto gruppi automobilistici mondiali.

“La richiesta di un credito non stupisce, tutto il settore vive un difficilissimo momento”

Nella classifica degli otto gruppi, il settimanale poneva al primo posto Bmw e all’ultimo posto Fca”. Ecco perché, ribadisce l’economista, la richiesta di una linea di credito “non stupisce” perché “questo prestito e’ finalizzato a far fronte alla difficilissima situazione di liquidità che si e’ venuta a creare”. Tuttavia, osserva, non si puo’ non tener conto di alcuni aspetti, a partire dalla fusione. “I due gruppi, Fca e Psa hanno confermato l’intenzione di procedere con la fusione al massimo entro l’inizio del 2021 – ricorda ancora il professore – poiché siamo ormai a metà maggio, è chiaro che abbiamo davanti un orizzonte di pochi mesi in cui Fca resterà un gruppo autonomo. Non si puo’ non tener conto del fatto che non ci sarà più un piano industriale Fca dal momento che il prossimo piano industriale sarà presentato dal nuovo gruppo che nascerà dalla fusione”.

Cosa accadrà dopo la fusione con i francesi?

“Quindi – osserva – il destino industriale del settore automobilistico italiano non sarà più nelle mani di Fca ma del nuovo soggetto che nascerà dall’operazione. La presidenza andrà a John Elkann, attuale presidente di Fca, ma la guida strategica sarà nelle mani del gruppo francese. Sono quindi tante le domande da porsi”. Se l’operazione Fca-Psa andrà in porto nel giro di pochi mesi, prosegue Berta, “è chiaro che con la fusione è destinato radicalmente a cambiare il nuovo perimetro del gruppo perché sarà un perimetro più ampio e in cui la componente francese sicuramente sarà forte e avrà la gestione operativa del gruppo”. Quanto alle condizioni che il governo italiano potrà porre nella concessione della linea di credito, il professore evidenzia che “non si tratta di un prestito bancario e nemmeno di un bond remunerato sul mercato, ma di una linea di credito di notevole consistenza, con condizioni agevolate, a un tasso molto basso”.

L’incognita del piano industriale

Pertanto, spiega, “se ottengo condizioni agevolate devo dare delle garanzie. Ma la domande è: che impegni si possono chiedere in vista del fatto che il prossimo piano industriale sarà presentato da un nuovo gruppo?”. Sicuramente le condizioni, prosegue, “riguardano in primis gli impianti, le fabbriche e l’occupazione ma questo impegno credo che non possa essere preso senza tener conto della situazione di cambiamento generale del settore dell’auto”. Altro elemento che rende “molto complesso” il quadro in cui si inserisce questa richiesta di prestito, secondo Berta, è “che la sede fiscale di Fca è a Londra, ovvero in un Paese che ha fatto un referendum per sancire la sua uscita dall’Unione europea e che sta negoziando la Brexit”.

(Agi)

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