20 Aprile, 2024
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Coronavirus Fase 2: A Roma in fila per bancomat e supplì

Fonte Repubblica

Nel pizza a taglio ” Alice”, all’angolo di via Grimaldi, a un passo da ponte Marconi, la ” margherita” va via che è un piacere. “Abbiamo aperto da un’ora e già abbiamo avuto 20 clienti”, dice la signora dietro al banco mentre serve Enrico, sceso da casa per comprare qualche supplì: “Sì, li sognavo da due mesi”. E, nel primo giorno della Fase 2, la paura del contagio da Covid sembra svanire dietro la voglia del caffè bevuto per strada.

In piazza Enrico Fermi, davanti al bar di Fabio Cristiani, un gruppetto di gente chiacchiera con bicchierino dell’espresso fumante, la mascherina sul collo a mo’ di foulard. “Non posso certo essere io a dire alla gente che non si fanno assembramenti sul marciapiede ” , dice il barista, contento comunque che finalmente “si ricomincia un po’ a lavorare”.

Altro che assembramenti. Davanti all’Unicredit di via Oderisi da Gubbio ci saranno 40 persone in attesa. Chi aspetta di entrare, chi viene mandato via perché c’è troppa ressa, chi vuole fare il bancomat. A mezzogiorno arrivano due carabinieri per cercare di capire cosa sta accadendo. Dall’altra parte della città, Ponte Milvio, quartiere della movida di Roma Nord, ha quasi tutti i locali aperti in versione “prendi, incarta e porta a casa”. In strada è un via vai: mamme con i bambini lungo ponte Mollo, runner, gente in attesa del cappuccino.

 

La scommessa è dunque il Take way, tanto che ieri al rione Monte c’è stata anche l’inaugurazione di un nuovo locale. “La pizza della Madonna” aperta da Juan Francisco Montanari che ha chiuso il suo albergo in zona e ha chiamato a impastare il pizzaiolo Pierluigi Simeoni.

Ma in questo 4 maggio, con i lungotevere di nuovo pieni di auto, c’è chi non riesce a vedere neanche un barlume di speranza: preoccupato per il presente e ancora di più per il futuro. Sono i negozianti che ancora non possono riaprire, come i parrucchieri e gli estetisti. Che senza aiuti, anche quando verrà il loro turno ( forse il 1° giugno) non rialzeranno comunque la saracinesca. Romina Paludi, che ha un centro vicino a Campo De Fiori, da settimane ha lanciato una petizione su Facebook richiamando in tutta Italia l’attenzione di 20 mila colleghi. C’è bisogno di soldi in questo settore. Subito. “Prima di darci date di riapertura e modalità – dice Paludi – abbiamo necessità di sostegno reale in forma di liquidità a fondo perduto”. E il dissenso di coiffeur e truccatrici ieri è andato avanti esponendo un lenzuolo bianco all’entrata dei loro negozi.

 

Ma il grido d’allarme nel lunedì da lockdown ammorbidito arriva anche da “La voce dei locali di Roma” che riunisce 400 piccole imprese tra bar, ristoranti e aziende che lavorano nel turismo. Carta e penna, i gestori hanno scritto alla sindaca Raggi per chiedere aiuti immediati. “Per noi – scrivono – la situazione si prospetta catastrofica anche nella Fase due con la necessità di usare plexiglass, stoviglie monouso, distanziamenti e, quindi, avendo meno coperti”. Al Campidoglio chiedono l’ampliamento gratuito dell’occupazione di suolo pubblico per i tavolini all’aperto, con lo storno dei pagamenti già effettuati nel 2020 e al 50% nel 2021; la riduzione al 100% della Tari, Cip e Imu; elasticità nella chiusura della Ztl e nei controlli, viste le “confuse norme sull’emergenza sanitaria”.

 

Ma a lanciare l’Sos sono anche gli host dei B& b e delle case vacanze, che, con il turismo scomparso, prevedono zero incassi anche nei prossimi mesi. “Siamo completamente invisibili”, dicono lamentando di essere stati esclusi dagli aiuti da parte del governo. E in tanti hanno mutui da pagare e famiglie da mantenere.

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