28 Marzo, 2024
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La situazione degli anziani tra Case di Riposo e Covid-19

Vuoti legislativi e ritardi gestionali hanno creato una piccola giungla difficilmente controllabile

 

 

L’attuale sistema economico è sicuramente responsabile dell’incremento di diseguaglianze sociali manifestantesi sotto molteplici aspetti, uno sopra tutto: popolazione in età lavorativa e non. Dati Istat indicano, come a fronte di una popolazione di circa 60 milioni, abbiamo una percentuale compresa tra i 65 e i 79 anni del 15,7% e tra 80 e 100 del 6,2%. In genere fino all’immediato dopoguerra le famiglie sostanzialmente erano matriarcali, stanziali e gli anziani vivevano nella stessa casa dei figli; l’evoluzione industriale, l’emancipazione femminile hanno richiesto una differente organizzazione della società e della famiglia senza per altro curare nel contempo una serie di servizi collaterali: asili nido, facilitazioni lavorative per le mamme o i papà, cura degli anziani. Sono sorte moltissime Case di Riposo divise in residenze sanitarie assistenziali (RSA) per anziani autosufficienti e non e in residenze assistenziali per anziani autosufficienti o poco autosufficienti (RS). Vuoti legislativi e ritardi vari hanno creato una piccola giungla di difficile controllo, negli albi regionali in cui non sono registrate molte di queste case che oltretutto operano non in regime di accreditamento e gestite privatamente. La pandemia ha falcidiato nel periodo 1 febbraio-6 aprile oltre 6000 anziani nelle RSA. Che relazione e quali deduzioni che si possono trarre da questi tre elementi: anzianità, case di riposo, Covid-19? La Regione Toscana ha disposto che le ASL entrino nella conduzione di 39 RSA private per riorganizzare la gestione clinica e organizzativa, inviando un infettivologo (un geriatra), un infermiere e un referente dell’azienda; la situazione del milanese è analoga e sono aperte varie inchieste, i Carabinieri dei NAS stanno operando in tutta Italia un campagna ispettiva. La triste conclusione è che le procedure per l’accreditamento o è insufficiente o ha troppe falle nel controllo, che – come è anche evidente per la sicurezza del lavoro – lo Stato non riesce a garantire perché non ha uomini sufficienti a coprire il territorio: nel 2019 i morti sono stati più di 1000 (dati Inail).

Sicuramente le malattie colpiscono le persone più deboli e quindi gli anziani: le case di riposo private non dovrebbero essere gestite in stretta connessione con un’assistenza sanitaria, concepita aperta a interconnessioni tra sanità classica, inserimento degli anziani in attività di trasferimento delle loro esperienze alle nuove generazioni, ciò avveniva in tempi addietro, adeguamento delle loro conoscenze ai nuovi metodi di comunicazione. Nei paesi del nord Europa gli anziani vengono edotti all’uso dei computer per chiamare taxi, prenotare spettacoli o mezzi di trasporto.

Quindi se consideriamo gli anziani non un peso per la società, ma persone meritanti il rispetto per quanto hanno dato nel corso degli anni, occorre ripensare come modificare il nostro stato sociale. Lo Stato nel varare una serie di misure economiche provvidenziali giustamente al sostegno di industrie, partite IVA, famiglie ha tralasciato di pensare ai pensionati che molto spesso sostengono i propri figli o nipoti.

Auguriamoci che l’attuale Governo e i prossimi abbiano la forza e il coraggio di volere intraprendere una serie di provvedimenti atti a modificare il tessuto socio/economico in funzione di una visione di una maggiore eguaglianza di diritti e di uno sviluppo sostenibile per il futuro delle prossime generazioni.

Claudio Cappabianca

 

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