19 Aprile, 2024
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Lagarde fa inversione a U: “Pronti ad alzare il Qe”

La Bce è pronta ad aumentare il quantitative easing e a valutare ogni opzione: di fronte a questo shock economico estremo, l’Eurotower sosterrà ogni cittadino dell’area euro. Christine Lagarde lancia la sua versione del ‘whatever it takes’ di Mario Draghi e assicura che Francoforte è pronta a rispondere a una “sfida senza precedenti”, quella del coronavirus. “Siamo assolutamente pronti a incrementare – aggiunge – l’entità dei nostri programmi di acquisto di attività e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finché le circostanze lo richiederanno. Esploreremo tutte le opzioni e tutti gli scenari per sostenere l’economia per l’intera durata di questo shock”. Parole quelle del presidente della Bce che spiegano i contorni del ‘Qe pandemico’, ovvero la maxi operazione da 750 miliardi di euro lanciata dall’Eurotower che è riuscita ad allentare le pressioni sul mercato dei bond facendo crollare lo spread sui Btp sotto i 200 punti.

Il maxi intervento spinge anche le borse: dopo un avvio in altalena le piazze finanziarie europee virano decise al rialzo e chiudono tutte positive. Parigi sale del 2,64%. Francoforte del 2,00%. Tonica anche Milano che avanza del 2,29%. A Piazza Affari registrano balzi a due cifre Unipol (+17,7%) e Terna (+11,8%). Avanza l’Eni, che sale del 4% spinta dal rimbalzo del petrolio con il Wti che chiude a New York in aumento del 24%, in quello che è il rialzo maggiore della storia in una singola seduta. Pesante invece Fca con la sospensione della produzione in nord America: i titoli archiviano la seduta in calo del 5,13% dopo una sospensione al ribasso. Sull’altra sponda dell’Atlantico Wall Street sale. Il Dow Jones sale dello 0,95%. Il Nasdaq avanza del 2,30%. Lo S&P 500 dello 0,48%. A spingere i listini è la corsa agli acquisti di titoli ormai a ‘prezzi stracciati’, soprattutto i tecnologici.

A rassicurare gli investitori sono però ancora una volta anche le banche centrali: oltre al bazooka della Bce aiutano i listini il taglio dei tassi allo 0,1% da parte della Bank of England e le linee swap in dollari aperte dalla Fed con altre nove banche centrali per favorire la liquidità e il funzionamento dei mercati. A caccia di beni rifugio fra gli investitori è scattata una vera e propria corsa al biglietto verde che sta esacerbando le tensioni sui mercati spingendo al rialzo il dollaro mentre affondano le altre valute e mettendo sotto pressione le aziende che hanno bisogno proprio di dollari per pagare i loro debiti. “Quella in atto è una corsa agli asset sicuri. E il dollaro è il bene rifugio per eccellenza”, osservano alcuni analisti spiegando come molte imprese acquistano il biglietto verde come assicurazione in caso il coronavirus spinga i loro conti al limite. L’emergenza Covid-19 porta alla ribalta anche il mercato da 1.200 miliardi di dollari di prestiti alle imprese ad alto rischio che, sopravvissuto alla crisi del 2008, ha prosperato nell’era dei tassi. Un’era durante la quale le imprese hanno emesso un montagna di debito stimata in 10.000 miliardi.

Il rimbalzo è una boccata d’ossigeno per le piazze finanziarie europee e americane. Il problema di fondo però resta: la crisi in atto rischia di travolgere l’economia. Per Fitch la battuta d’arresto sarà importante: “siamo in territorio di recessione globale”, spiega l’agenzia di rating prevedendo un calo del pil italiano del 2020 del 2% e di quasi l’1% per quello della spagna. Un pesante rallentamento è atteso anche per la Cina, con il pil atteso calare del 3,7% dal 6,1% del 2019. Frenate che complessivamente si traducono in una crescita mondiale quest’anno pari a un modesto +1,3% rispetto al +2,7% del 2019, ovvero una crescita più lenta rispetto ai rallentamenti globali degli inizi degli anni 1990 e del 2001.

“La crisi costerà 12.000 miliardi di dollari alla aziende mondiali. A quelle americane 4.000 miliardi”, dice Ray Dalio, il fondatore dell’hedge fund Bridgewater, cercando di quantificare parte dei danni. Di fronte a cifre così stratosferiche serve di più, è il suo messaggio. Solo negli Stati Uniti il piano di stimoli non può essere inferiore ai 1.500-2.000 miliardi di dollari. “Il governo deve spendere di più, molto di più”, aggiunge Dalio. Al momento la Casa Bianca è al lavoro su un piano da 1.300 miliardi dollari che include 500 miliardi di pagamenti diretti agli americani. Un’iniziativa importante che però non convince gli investitori, scettici su una portata che non appare sufficiente ad affrontare la crisi. E i dati sulle richieste di sussidi alla disoccupazione, schizzate la settimana scorsa ai massimi dal 2017, sembrano essere solo un assaggio di quello che attende l’economia.

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