26 Aprile, 2024
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“Buona la prima!”, parte oggi la nostra nuova rubrica di Cinema. Cominciamo con LA TERRA DELL’ABBASTANZA di Fabio e Damiano D’Innocenzo

di Marco Feole

Vi abbiamo fatto aspettare troppo? Speravate in un ritorno più lontano o ad un non ritorno direttamente? Ma no su, non fate cosi, lo so che l’aspettavate, so che non potevate starne senza. Ci siamo signori, torna la nostra rubrica di Cinema!

Ci siamo lasciati ormai alle spalle un mesetto abbondante fa, tutto il lunghissimo discorso sul Festival di Venezia e il suo acclamato vincitore, a proposito, per quei 3 o 4 che non lo sapessero ancora, “Joker” è in sala, andatelo a vedere! Dicevamo, archiviato quel discorso, eccoci pronti per tuffarci tra le prime foglie che cadono, le prime castagne calde sul caminetto, i primi sintomi influenzali e inevitabilmente in una rubrica che sappiamo già vi piacerà. Come letto dal nostro titolo spoiler, “Buona la prima!” sarà la nostra nuova rubrica domenicale di cultura sul Cinema, e anche il nostro modo per celebrare il Cinema di casa nostra, attraverso le migliori opere prime degli ultimi anni, ovviamente secondo me. Vi assicuro che di pellicole di livello da parte di produzioni o registi alla prima esperienza con un lungometraggio, che magari e purtroppo

non hanno riscosso il successo che meritavano, in questo ultimo triennio ce ne sono state!

Vi dico subito che in questa selezione che ci accompagnerà da oggi fino a poco prima di Natale quando avremmo già posato gli addobbi sul nostro albero, mancheranno alcuni titoli che abbiamo già affrontato nella nostra precedente rubrica, i più attenti di voi ricorderanno ad esempio “Sulla mia pelle, o “Il bene mio”, per non parlare di “Un giorno all’improvviso”. Insomma questi non ci saranno, ma questo nostro nuovo cammino ci da proprio l’opportunità di mettere in evidenza quei film di casa nostra che non hanno niente da invidiare ai colossi mangia incasso.

Se non mi fermate voi, rischio di scrivere come sempre un introduzione più lunga del pezzo sul film stesso, forse ci sono anche riuscito, ma visto che voi non potete fermarmi perché sto scrivendo tutto questo su un pc mentre sono solo in casa, mi blocco da solo e vi presento, il nostro film di apertura.

Ci sono due fratelli romani, che hanno realizzato il loro primo film, sono diventati i miei due nuovi eroi. Mangiano, parlano e respirano di Cinema da sempre. Partiamo con “un pezzo da novanta” del 2018:

 

LA TERRA DELL’ABBASTANZA

Fabio e Damiano D’Innocenzo

Fabio e Damiano D’Innocenzo, firmano e filmano un film duro, ma incredibilmente vero, e lo fanno con un taglio registico nella creazione dell’immagine, nel movimento di macchina, e nell’uso dei primi piani, originalissimo e con spunti davvero interessanti. Tutto questo alla prima esperienza da registi, ma sentendoli anche solo parlare capisci quanto Cinema hanno “mangiato” e “respirato”.

Mangiare di Cinema, respirarlo, viverlo, non c’è mai stata scuola migliore e i fratelli D’Innocenzo ne sono un esempio giovane e lampante dei nostri giorni, che con il loro “La terra dell’abbastanza” esordiscono sul grande schermo, in maniera sorprendente.

Mirko e Manolo sono due ragazzi romani e “coatti”, vivono una realtà difficile in una periferia romana, cercando ogni giorno di trovare un senso alla loro vita e una speranza per il loro futuro. Una notte in seguito ad un accaduto, la loro vita prenderà una svolta inaspettata, ritrovandosi sicari di una cosca malavitosa,

che gli offre facili e importanti compensi in denaro in cambio di spietate uccisioni. Ma come è evidente la loro storia non ci metterà molto a precipitare.

Un film palesemente figlio di Gomorra, con spunti che ricordano quasi le atmosfere del recente Dogman (per il quale i fratelli D’Innocenzo hanno collaborato), non a caso entrambi di Matteo Garrone, una storia forse drammaticamente non originalissima è vero, ma mi sento di affermare con forza che non è affatto la solita storia difficile di una periferia romana. Un film che grida forte un disagio morale, e lo fa con una sceneggiatura intelligente, che riesce nonostante tutto ad avere un contorno di grande poetica.

Autentiche e tutte in maniera diversa, ma allo stesso modo stupende, le prove degli attori, dove spicca forse un Max Tortora insolitamente drammatico, una Milena Mancini nel ruolo meraviglioso di una madre, e la prova dei due giovani protagonisti, Andrea Carpenzano e Matteo Olivetti, è semplicemente INCREDIBILE.

Due registi, due nuovi autori, che mostrano il loro Cinema in maniera forte, senza filtri, esattamente come quando li senti parlare in maniera quasi carnale, dimostrando quanto amore c’è dietro quello che fanno. Elogi meritati, e siamo solo all’inizio!

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