di Marco Feole
Film di e con Valeria Bruni Tedeschi, presentato fuori concorso alla 75ima edizione del Festival del Cinema di Venezia.
C’è una villa, siamo sulla riviera francese, eppure sembra un luogo distante dal resto del mondo, quasi un posto privo del senso del tempo. Anna abita quella villa insieme alla figlia per qualche giorno di vacanza, e tra famigliari e amici la donna è chiamata a gestire il suo recente matrimonio purtroppo giunto al termine, oltre che continuare la preparazione al suo prossimo e imminente film.
Un film diviso in atti ed epilogo finale. Un prologo incentrato interamente sulla fine di un matrimonio con estrema e non comune chiarezza. Il punto di vista di una regista che sposta poi tutto il resto del racconto all’interno della villa, dove la protagonista gestirà il tutto non da sola, celando dietro alle risate: discussioni, paure, e desideri.
Valeria Bruni Tedeschi è presente non solo fisicamente davanti e dietro la cinepresa in questo caso, ma è dentro al film ancora una volta come racconto autobiografico. Una vita borghese, privilegiata, da cui la regista viene e dimostra di esserne ancora inevitabilmente legata. Un film sincero nella genuinità della passione spesa per farlo, ma che scappa di mano proprio per la sua ambizione troppo autoreferenziale, causa una sceneggiatura che per me non riesce ad unire i molteplici registri.
Un film che personalmente non ho apprezzato nella sua totalità. Ma ciò che salva I villeggianti, è proprio questa netta sensazione e convinzione di non prendersi del tutto sul serio, senza ambire appunto a chissà quali risultati di ambizione intellettuale. Nonostante la numerosa presenza di citazioni, colte e non poco.
Non si fa fatica a credere quanto il film sia passato in sordina o quanto abbia riscosso pochissimo successo, nonostante un cast dai nomi non indifferenti ai più. Un genere però, che stento a credere posso ancora avere un proprio pubblico.