28 Marzo, 2024
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Road to Venezia 76 – 9 HANNAH Andrea Pallaoro

di Marco Feole

Dopo l’esordio nel 2013 con “Medeas”, Andrea Pallaoro torna alla regia e dirige un gigante della recitazione. Film in concorso e presentato in anteprima mondiale a Venezia 74.

Charlotte Rampling è Hannah. Una donna che aveva tutto. Un marito, un figlio, un nipote, un cane a cui badare e un lavoro da governante. Nella sua vita ad un tratto accade qualcosa, e quella normalità fatta di gesti quotidiani viene pesantemente mutata. Il marito finisce in carcere e la lascia sola, suo figlio non vuole più parlarle. Lei però è l’unica a credere nell’innocenza del marito, e cercare di capire chi fosse realmente sembra restare ormai, l’unica quotidianità nella sua vita.

Un film che oserei definire estenuante, ma in maniera voluta da Pallaoro, che racconta il dolore di una donna davanti alle proprie insicurezze e che non riesce a ricostruire una sua identità. Ma c’è anche ambizione nel regista italiano, e arriva quando sceglie di affidare il racconto totalmente in mano alla bravura della Rampling, riducendo all’osso una sceneggiatura davvero quasi priva di dialoghi. Il regista abbandona completamente la scelta più facile del racconto e si affida alla sua attrice, al suo volto, al suo corpo, cogliendo ogni espressività, ogni sfumatura di una Rampling ancora una volta in stato di grazia, che si cala in un personaggio perfettamente in tono con i colori della storia.

Senza dubbio un film non facile, forse non per tutti. Non fa nulla per attrarre l’attenzione di uno spettatore non abituato a trovarsi davanti la scelta di un racconto cosi. Sembra quasi volerlo allontanare invece, attraverso una narrazione respingente. Un film che per me, proprio in questo vince nella sua ambizione.

In quel suo carattere difficile da capire, difficile da penetrare, esattamente come la protagonista della storia. Ecco, anche se lontano dal vostro immaginario di linguaggio del Cinema, provate a percepire questo.

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