24 Aprile, 2024
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“ROAD TO VENEZIA 76”. PARTE OGGI, LA NOSTRA NUOVA RUBRICA DI CINEMA CON LA FORMA DELL’ACQUA Guillermo Del Toro

“ROAD TO VENEZIA 76”: FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA, RIPERCORRIAMO I FILM MIGLIORI DELLE ULTIME DUE MOSTRE IN ATTESA DELLA 76ima EDIZIONE. PARTE OGGI, LA NOSTRA NUOVA RUBRICA DI CINEMA.

di Marco Feole

Anno nuovo, rubrica nuova. Il viaggio verso il Kammerspiel che abbiamo da poco salutato è stato lungo e stupendo e come detto già, speriamo di avervi appassionato ad un genere magari dai più non troppo conosciuto e nemmeno facile da farsi piacere, per chi magari come me non vive il Cinema come passione viscerale. E anche se abbiamo conquistato coloro a cui proprio non interessava nulla, anche fosse uno solo di loro, siamo felicissimi.

Ora la notizia è una. Bella per quelli che ci stavano aspettando, brutta per quelli che non ne potevano più. Ma per entrambi i casi mica potevamo lasciarvi soli! Ripartiamo con una rubrica che sarà molto più lunga della precedente, totalmente diversa, ma allo stesso tempo appassionante e ricca di perle cinematografiche che nessuno di noi dovrebbe perdere. Sarà diversa per molti motivi, non affronteremo più un genere specifico ma cercheremo di avvicinarci ad uno dei momenti e degli eventi cinematografici più importanti del nostro paese e del mondo. La mostra d’Arte cinematografica più bella in assoluto. Il Festival del Cinema di Venezia.

Inutile scrivere della storia che questo evento si porta con sè, inutile dire la quantità di film e presenze che il Festival di Venezia ha visto protagonisti. Quello che vogliamo fare noi da qui fino a fine agosto, quando finalmente partirà la nuova edizione, la numero 76, è quello di accompagnarvi in questa strada attraverso le pellicole in concorso e fuori concorso migliori presentate e uscite in sala delle ultime due mostre, ovvero della 74ima e 75ima edizione.

Cercheremo di raccontarvi i film che hanno caratterizzato di più queste ultime due edizioni, non solo quelli che magari erano annunciati come successo di pubblico, ma anche quelli che non godevano del favore dei pronostici.

Lo farò, e ora parlo al singolare, come sempre a mio modo, nel mio stile. Lo scorso anno vi siete fidati, non avete nessun motivo per non replicare. Soddisfatti o rimborsati! Non è vero, stavo scherzando. Non rimborseremo, ma per il semplice motivo che non ce ne sarà bisogno.

Io posso solo dirvi, allacciate le cinture, parte la nostra “Road to Venezia 76”! La strada è lunga, fate buon viaggio.

Non perdiamo nemmeno troppo tempo, partiamo a bomba e iniziamo il nostro cammino dall’edizione 74 del 2017. E partiamo già dall’alto, c’è un signorotto messicano innamorato dei mostri. E’ il Leone d’Oro:

LA FORMA DELL’ACQUA

Guillermo Del Toro

di Marco Feole

Sono passati 12 anni da “Il labirinto del fauno” (senza dimenticare il precedente e allo stesso modo stupendo “La spina del diavolo”), film che rappresenta tutta l’anima e l’essenza del Cinema di Del Toro, 12 anni in cui ho atteso pazientemente il suo ritorno, in cui finalmente volevo rivedere il lato di lui che amo di più, e tutta la magia, la poesia che questo regista riesce a mettere nella sua Arte.

Dodici anni sono lunghi (nel frattempo non ha smesso di fare Cinema eh, il primo “Pacific Rim” era fighissimo!), e The Shape of water forse non li ripaga dal primo all’ultimo ma Del Toro torna finalmente “al mostro” da lui tanto amato, e quello che mette in scena non è solo un palese omaggio alla creatura de “Il mostro della laguna nera” del 1954 diretto da Arnold, ma è anche e soprattutto una straordinaria fiaba che racconta dentro di se mille storie.

Elisa (interpretata stupendamente da Sally Hawkins) è una giovane donna muta, che lavora come donna delle pulizie in un laboratorio scientifico di Baltimora dove gli americani combattono la guerra fredda e dove analizzano e torturano una creatura (“mimata” da Doug Jones) anfibia trovata in Amazzonia, e lì forse nascerà una storia d’amore proprio tra i due, tra l’umano e il sovrumano.

Guillermo Del Toro esplode letteralmente (in senso figurato eh) quando può mischiare storia e fiaba, quando può raccontarci che tutto questo può accadere anche durante un contesto storico difficile, e lo fa senza dimenticare mai il suo amore per l’horror, il tutto dentro una potenza visiva tra fotografia e scenografia da restare incantati.

Il film non mostra nulla di nuovo forse, sia nel Cinema di Del Toro che nel modo ormai noto di raccontare alcune storie presenti nel mondo cinematografico (è quasi la storia de “La bella e la bestia” alla fine, anche se qui la bestia non è la “creatura” forse…), ma è diverso nel vedere dove il regista spinge il rapporto tra i due protagonisti, e nell’insieme è davvero tutto molto bello (Bruno Pizzul Cit.)!

Un film sul razzismo, sull’amore, e non solo. Forse un pò scontato e furbo, ma un racconto anche duro, violento, e quell’erotismo che sembrerebbe poter far parte in maniera più presente del film, Del Toro lo lascia invece, gran peccato, al margine.

Una poesia che ha trionfato sorprendendo tutti a Venezia, e con 13 nomination all’Oscar ne ha portate a casa 4, anche se secondo me 3 forse erano di troppo. “Tre manifesti” meritava di più, perché resta gradini e gradini superiore. Ma questa è un’altra storia, quasi personale la mia, ma l’affronteremo.

Non è un capolavoro quindi, ma alla fine non si può voler male a questo omone, cosi dolce e appassionato, che con il suo film sancisce finalmente il suo grande ritorno: Guillermone, il nostro “mostro” gentile!!

“Solo l’amore per il mostro potrà salvare il mondo”

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