28 Marzo, 2024
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Sergio Flamigni, protagonista del 25 Aprile a Canale M., spiega cos’è la Liberazione e il senso dello Stato

Classe 1925, nato a Forlì, Sergio Flamigni è stato un partigiano della prima ora della
Resistenza. Fu commissario politico della 29 a Brigata del Gruppo Armato Patriottico
“Gastone Sozzi” e, dopo la Liberazione e per incarico di Enrico Berlinguer, fu una delle
anime del Fronte della Gioventù nelle città dell’Emilia, contribuendo alla vittoria della
Repubblica nel Referendum del 1946.
Durante la vita repubblicana ha svolto ruoli politici di primo piano nelle file del PCI, fino alle
esperienze di deputato, dal 1968 al 1979, e di senatore dal 1979 al 1987. In particolare,
l’attività di Flamigni nel Senato della Repubblica è contrassegnata dalla sua partecipazione
alle principali Commissioni di inchiesta sugli aspetti più oscuri della nostra democrazia: la
strage di via Fani e il caso Moro, la loggia massonica segreta P2, la mafia.
Per questo suo percorso politico, che gli ha permesso di studiare attentamente i materiali delle
suddette Commissioni parlamentari, è autore di libri di fama nazionale, fra i quali merita di
ricordare: La tela del ragno. Il delitto Moro (1 a ed. 1988) e Patto di omertà. Il sequestro e
l’uccisione di Aldo Moro: i silenzi e le mancanze della versione brigatista (2015).
Dopo la sua lunga carriera parlamentare Sergio Flamigni si è stabilito ad Oriolo Romano,
dove ha fondato il Centro di Documentazione Archivio Flamigni, una raccolta archivistica di
interesse primario per lo studio di vicende quali la strage di Portella della Ginestra del 1 o
maggio 1947, il delitto Moro, la P2 e la mafia.
A Canale Monterano Flamigni, in un incontro di celebrazione del 25 Aprile organizzato con
il patrocinio dell’Amministrazione Comunale e del Centro di Documentazione da lui fondato,
ha parlato di Resistenza, riuscendo ad emozionare il pubblico presente con parole vibranti e
appassionate sul movimento popolare e l’unione di partiti antifascisti che condussero alla
Liberazione e alla Costituzione democratica.
La seconda parte dell’incontro non poteva non riguardare il caso Moro, a distanza di 40 anni
esatti dalle tragiche vicende del 1978. Il racconto di Flamigni si è rivelato di altissimo profilo
politico-istituzionale, tracciando efficacemente il filo che, dalla strage di Portella della
Ginestra a quella di via Fani, unisce fatti cronologicamente distanti fra loro e solo
apparentemente privi di connessioni.
Il messaggio di fondo, che Flamigni ha lasciato ad un pubblico incantato dalle sue parole, sta
nel significato della Liberazione come affermazione di valori democratici sostenuti dalla
volontà popolare e da forze politiche sì diverse, ma unite sotto la comune vocazione della
lotta contro ogni forma di nazi-fascismo.
L’instancabile lavoro di ricerca della verità, emergente dal racconto di tanti anni di impegno
politico parlamentare, ha generato nel pubblico presente la percezione del senso dello Stato
che guida costantemente questo testimone diretto della lotta partigiana.

 

Daniele Natili

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